mercoledì 18 marzo 2009

La borghesia e la libertà

vignetta di Molly Bezz
A poco servono i richiami storici sul termine borghesia. Nel corso della nostra storia, infatti, questa parola ha assunto vari significati. Dall'abitante del borgo medievale alle teorie marxiste, dalle analisi sociali degli anni '70 fino ai giorni nostri, la borghesia ha trovato la sua collocazione ora qui, ora là, un po' più a destra, un po' più a sinistra, al centro. Questi sono i paradossi delle etichette che devono sottostare ai fisiologici mutamenti della società. Persino la parola socialismo non ha più, oggi, lo stesso significato rispetto alle sue origini.
Ora, senza voler confondere le acque, ci chiediamo qual sia la classe borghese di oggi e a quale proletariato essa si contrappone. Nonostante i mutamenti sociali e di significato, la borghesia tiene comunque fede a una propria linea di condotta, basata sullo sviluppo economico individuale che viene agevolato per mezzo di leggi che favoriscono la libera concorrenza e che inneggiano al libero mercato. Quindi l'idea di libertà, per i borghesi, è del tutto relativa e soggettiva. Non prevede il coinvolgimento di tutta la comunità. Si può serenamente diffidare, oggi, di chiunque sbandieri la parola libertà, come qualcosa che serve al progresso economico. Esiste libertà e Libertà.
In quest'ottica, e alla luce di una crisi economica mondiale che ha tolto il benessere ai cittadini, oggi la borghesia è sostanzialmente composta dalla classe dirigente, dagli industriali, dai ricchi che, non a caso, si riconoscono nella ideologia di destra. Tutto il resto è proletariato, con buona pace di quanti, seppur poveri, hanno votato -e ancora votano- a destra. Queste persone povere e illuse, saranno presto disilluse.
La borghesia di oggi, perciò, non è che una schiera di ricchi padroni che, andati al potere, promulgano leggi per la propria esclusiva libertà di fare ciò che più conviene a loro. Le famigerate leggi ad personam, sono la quint'essenza del pensiero borghese che si concretizza nella società, con tutte le conseguenze del caso: positive per la borghesia, negative per la maggior parte dei cittadini, fra i quali spiccano adesso i nuovi proletari, cioè quella classe che era media, ma che, votando la destra, si è trovata più o meno repentinamente in grave difficoltà economica.
Porre rimedio a questa sperequazione, vuol dire sostanzialmente rompere energicamente il giocattolo; non basta far finta di svitare qualche vite (il riferimento è al PD). Ma per rompere il giocattolo occorre una presa di coscienza collettiva, bisogna riconoscersi in una classe, quindi ripristinare una lotta di classe. Come quella degli anni '70.
Allora riascoltiamo le parole di una canzone di quegli anni e scopriamo come sia attuale.
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14 commenti:

..:: Symbian ::.. ha detto...

Ma che ci restassero per sempre!

ciao

Enrico Berlinguer e la questione morale: 28 luglio 1981...erano altri tempi!

Anonimo ha detto...

NOOOOOOOOOOOO, Claudio Lolli no! Già a sentirlo alla fina degli anni '70, ti veniva di spararti in bocca!Certo questo brano è stato la colonna sonora del movimento studentesco di allora... ma le altre sue canzoni erano di una tristessaaaaaa da suicidio. Non buttiamoci così giù va.
Permettimi di dissentire da questo post un pò retrò e voi che siete così bravi di solito in queste analisi, analizzate seriamente perchè la classe operaia vota a destra.

coscienza critica ha detto...

@ Symbian
Sull'isola? Io li manderei a zappare la terra.

@ Aleph
ahahah :-) Aleph, sei forte ahahah...
Guarda, non è un caso il fatto di scegliere terminologie e canzoni retrò. Pensiamo infatti che occorre ripartire dagli anni '70 per ricostruire le nostre coscienze (che sono state ammansite già a partire dagli anni '80). Inoltre, è già previsto un post per spiegare i motivi per cui la classe operaia vota a destra. eheheh... non ti preoccupare è tutto sotto controllo ;-)
Ciao

Vincenzo Cucinotta ha detto...

E lo so che per un marxista doc è difficile riconoscere che la TV ha annullato le classi. Del resto, già Lenin stesso, con la teoria dell'egemonia dell'avanguardia, aveva dato una botta alle teorie del caro Karl...
Lo so, sono impertinente, ma non ne posso fare a meno! Pensiamo in termini di terzo millennio e lasciamo gli stanchi dibattiti degli anni '70 (che del resto sono stati auto-eutaniasici)

coscienza critica ha detto...

@ Vincenzo Cucinotta
Non erano dibattiti poi così stanchi. Ricordo invece la verve e la voglia di agire. Ne ho nostalgia, se non altro perché vi era una coscienza comune che ci legava. adesso siamo divisi. Ripartiamo da là. E' necessario, anche se può sembrare pleonastico. Non bisogna temere di guardare indietro, per poter andare avanti. Anzi, guardare indietro ci consente di riprendere meglio la mira e evitare gli errori, se ve ne sono stati.

➔ Sill Scaroni ha detto...

Ho amato la tua risposta, perché è impossibile andare avanti se non si ricordano il passato. Inoltre, mi piace la canzone retrò.
Ciao.


PS:Ho scritto meglio ora?

coscienza critica ha detto...

@ Sill
Ora il tuo italiano è quasi perfetto: gli accenti sono giusti, tutto giusto, ma il verbo dev'essere al singolare ('se non si ricorda...'), perché 'il passato' è singolare.
Esempio:
Si ricorda il passato.
Si ricordano i passati.
Voto: 9
:-)

Belva ha detto...

Poi Lolli diventò borghese....
Voglio dire, la canzone è la fiera del luogo comune, della scontatezza, preferisco i preti. La voce manierata da supergiovane è già diventata prodotto borghese....non si puo più ripartire da quel periodo....

68 e 77 furono d'altronde movimenti di borghesi che, grazie al benessere , riuscirono ad odiare papà come nessuno mai prima. Anche perchè papà lasciò fare.... il papà che aveva studiato aggiungo ...(qualche piccolo caso di figli di proletari era presente ma non costituì la spina dorsale).
Purtroppo poi si politicizzò il tutto. Preferivo una rivoluzione ironica e colorata che finisse però li, nell'intelligenza, quando vedo la carica evasiva finire nel "comunismo" non posso che essere disgustato.

Comunque la tv accoppò questo ed altro... anche io sono per lasciare quegli anni dove stanno..... e ripartire coi nostri veri problemi. Le vere rivoluzioni, oggi e ieri, sono e saranno quelle che partono dalla pancia vuota. E ora abbiamo la panza piena.

coscienza critica ha detto...

@ Belva
Posso darti ragione su molte cose del tuo discorso. Mi chiedo solo se, a volte, per andare avanti non occorra riprendere il filo del/dal passato. Hai visto mai... anche in considerazione del fatto che la gente vuole un tipo di opposizione che c'era un tempo e tenuto anche conto che, da molti anni (da Occhetto), si dice che il passato si deve scordare, ma siamo dove siamo: al regime.

Belva ha detto...

Ti ringrazio. Ammetto di essere molto rigido... non mi ritengo molto intelligente ma solo scettico, estremamente scettico.

Il regime di cui parli è presente, ma opera in un altro regime, quello imposto dagli anni 60 in poi, ovvero il regime del tenore di vita, dell'egoismo senza pietà, prima ci si chiamava fratelli o compagni ora ci si chiama stronzi.

Forse è meglio così, d'altronde la perfezione non esiste, ora si mangia 3 volte al giorno ma si soffre su altri piani. Comunque il berlusca e chi lo seguirà non cade o cadrà perchè per ora ha toccato poco gli interessi PERSONALI dei sudditi : tutti lo disprezzano, una gran cagnara, ma alla fine....

Penso però che se per caso la pancia tornasse vuota, i fuochi scoppieranno con una violenza mai vista, tutto il malessere represso di una società fatta solo di "io" è tanto.... troppo... Guarda solo quella bomba innescata di tensioni sociali che è l'america, quello sarà il nostro futuro.. o no?

Ti saluto!

coscienza critica ha detto...

@ Belva
Sono d'accordo. Il guaio è che questi politicanti sanno tenere sul filo i sudditi: nè troppo sazi, nè troppo affamati. Perciò ti confido che spero in una crisi profondissima, capace di impoverire anche i professori universitari. Ciao

Francesca ha detto...

Stavo cercando opinioni e considerazioni sull'essere borghese oggi e mi sono ritrovata a leggere il tuo blog! In realtà, non delinei le caratteristiche di tale status, ma fornisci dei giudizi di valore (da me condivisi). Essere borghese significa parlare di una cultura dominante a cui tutti apparteniamo (anche se potremmo lottare per costruire una nostra contro-cultura)?? O fanno parte della borghesia solo coloro che deliberatamente decidono per le sorti altrui, avendo il potere politico ed economico?? Personalmente, penso di avere una personalità che oscilla verso due direzioni: percepirsi borghese per sentirsi 'normale', inside, un'assistente sociale; sognarsi hippy, credendo fermamente nella democrazia e nei valori di sinistra.

coscienza critica ha detto...

@ Francesca
Cercare di delineare il profilo del 'borghese' ci porta inevitabilmente a considerare i cambiamenti che questo termine ha subìto nel corso della Storia. Oggi i settori della società non sono più verticali, con divisioni nette per classi, ma viviamo in una società orizzontale, dove l'operaio si atteggia a benestante e... quanto più mente, tanto più viene accettato dagli altri. Se la cultura dominante è basata su questa ipocrisia, allora siamo tutti borghesi. Ma allora come definire coloro che impongono questa cultura e -come tu dici- decidono per le sorti altrui? Non credo che la nostra società possa essere totalmente definibile, così come credo sia impossibile dare un nome a tutte le componenti di questa società. Almeno, non attraverso i termini che conosciamo. Forse bisogna inventare nuove etichette, ma non credo neanche a questo. Il dualismo che tu denunci, d'altra parte, è sintomatico. Apparire borghesi, ma desiderare di essere un'altra cosa, è la vera identità dell'Uomo odierno. Ci sarebbe da approfondire a riguardo. Non è un caso che l'Arte non segua più uno stile preciso, non ha uno stile! E non si contrappone a nulla, oppure va contro tutto. Nel 1917 già si parlava di società caotica.
In conclusione: se dobbiamo necessariamente utilizzare le vecchie etichette, la borghesia dovrebbe rappresentare il potere esercitato, mentre il proletariato il potere mascheratamente subìto.

Francesca ha detto...

Grazie per la risposta esauriente!
Vorrei aggiungere: La borghesia priva di fantasia, che vuole conoscere solo sè stessa. Matrimoni tra pari, cene che parlano di Luis Vitton, sondaggi per il miglior isolano, ma solo se famoso. Si offre la propria croce, solo se da ciò possono derivarne dei benefici (voto di scambio), come pagare meno tasse, e vedere il proprio orticello al sicuro da sguardi ostili. La casta che si fa più casta.
La borghesia che mantiene il proprio dominio attraverso il consenso delle classi sottomesse con l'esercizio delle attività degli apparati ideologici di Stato, quali la scuola, la Chiesa, i partiti (oramai diventati solo più gruppi di interessi), i sindacati (i quali non hanno più potere contrattuale), la stampa, etc.

Ciao

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