domenica 19 aprile 2009

Ingenui pensieri di una domenica, sul far della sera

E' curioso, curiosissimamente curioso, scriverebbe Ionesco.
In Italia ci sono state e ci sono modalità investigative, secondo cui un indagato può essere tradotto in carcere ancor prima dello svolgimento di un processo, onde evitare inquinamenti delle prove. Detenzione cautelativa, si dirà.
Ci sono poi processi, in cui le prove sono flebili, incerte, ma se l'imputato serve da capro espiatorio, anche le ipotesi possono diventare prove certe di colpevolezza.
In altri processi, mancano del tutto le prove, ma a ciò si provvede costruendole, andando a scandagliare l'intera vita dell'imputato o costringendolo a confessare il falso, soprattutto se l'imputato è rumeno o di qualche altra 'brutta razza'.
In tutti questi casi, il disgraziato di turno vedrà il cielo a quadretti.
Ci sono invece processi che si avvalgono di molte prove e testimonianze attendibili, di migliaia di pagine di verbali che attestano l'imputabilità del soggetto, ma dove però l'imputato si ritrova poi a guardare il cielo nella sua splendida interezza, magari dalla finestra di qualche lussuosa villa in Sardegna. Sì, è lui, Silvio Berlusconi, plurindagato, piduista.
Tra tutti i capi d'imputazione a lui ascritti e ahimè archiviati, ve n'è uno di cui proprio non riesco a farmene una ragione: concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in strage. Mi riferisco alle inchieste delle Procure di Firenze e Caltanissetta sui presunti mandanti a volto coperto delle stragi del 1992 (Falcone e Borsellino) e del 1993 (Milano, Firenze e Roma).
Perché le indagini sono state archiviate? Per scadenza dei termini massimi concessi per indagare. Questo, però, non elimina il capo d'imputazione, non cancella il reato.
Le indagini parlano chiaro: Berlusconi è stato coinvolto nelle stragi di Via D'Amelio e di Capaci, esistono dichiarazioni precise dei gip (1) (2) e la sentenza della Corte di Assise di Appello di Caltanissetta che ha intitolato un capitolo del processo in maniera esplicita: 'I contatti tra Salvatore Riina e gli on. Dell'Utri e Berlusconi' (3)
A fronte di cotante e siffatte prove e documentazioni, qualsiasi cittadino rumeno -ma anche italiano- sarebbe rimasto in galera tutta la vita, ancorché in via cautelativa.

(1) 'Gli atti del fascicolo hanno ampiamente dimostrato la sussistenza di varie possibilità di contatto tra uomini appartenenti a Cosa Nostra ed esponenti e gruppi societari controllati in vario modo dagli odierni indagati [Berlusconi e Dell'Utri]' (Giovanni Battista Tona, Caltanissetta).

(2) 'intrattenuto rapporti non meramente episodici con i soggetti criminali cui è riferibile il programma stragista realizzato" ... "obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione [Forza Italia]' (Giuseppe Soresina, 14 novembre 1998).

(3) 'il progetto politico di Cosa Nostra sul versante istituzionale mirava a realizzare nuovi equilibri e nuove alleanze con nuovi referenti della politica e dell'economia ... indurre
nella trattativa lo Stato ovvero a consentire un ricambio politico che, attraverso nuovi rapporti, assicurasse come nel passato le complicità di cui Cosa Nostra aveva beneficiato'.

2 commenti:

Unknown ha detto...

Un rumeno sì; forse un rumeno come Berlusconi no. Il problema è che non si capisce perché non si è fatto di tutto per trattarlo come un rumeno?

Anonimo ha detto...

Ebbene sì, abbiamo il boss al potere. Ecco perché mi arrabbio quando si fanno i paragoni col fascismo... Questo e molto peggio... è subdolo come uno stupratore, capace di operare le peggiori nefandezze e mantenere una rispettabilità pubblica ineccepibile...
:(

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