martedì 14 luglio 2009

Il soldato e l'operaio: anche la morte non è uguale per tutti!

Al di là della notizia di cronaca in sè e per la quale basterebbero pochi secondi per diffonderla, la televisione continua invece a parlare della morte del povero parà in Afghanistan, organizzando anche dibattiti, interviste ai genitori e approfondimenti. Normalmente, in questi casi, lo Stato italiano interviene persino con i funerali di Stato.
Ci chiediamo se la notizia della morte di un operaio in cantiere non valga altrettanta attenzione.
Si dirà che un soldato rappresenta la Nazione. Risponderemo che gli operai dei cantieri la fanno, la Nazione. Materialmente!
Un soldato è un lavoratore volontario. Questo vuol dire che il soldato ha scelto di fare quel mestiere, si spera in libertà, accettando tutti i rischi che quel lavoro comporta. Un soldato e la sua famiglia, ad esempio, sanno bene (speriamo) che i proiettili usati sono fabbricati aggiungendo uranio impoverito e si conoscono gli effetti disastrosi, cancerosi, di questo elemento radioattivo. Tuttavia, il soldato si arruola coscientemente. Ed essendo una scelta volontaria, è anche contento.
Un operaio, va già molto bene se può scegliere il suo mestiere. Spesso è costretto a farlo, non trovando di meglio. Anche l'operaio avrà un genitore o un parente che, però, non verrà mai intervistato. Anche l'operaio conosce tutti i rischi dovuti alla mancata applicazione in cantiere delle leggi in materia di sicurezza, da parte dell'impresa. Non è certo contento. Spesso è anche ricattato, poiché costretto a lavorare in nero.
Vogliamo soppesare le due realtà? Chi è che dovrebbe meritare più attenzione da parte dei media?
Ma questo è il Paese che, il 25 aprile, anziché omaggiare i veri liberatori della Patria, osanna le parate militari. Questo è il Paese che, anziché aiutare economicamente i terremotati abruzzesi (quelli in Irpinia stanno ancora aspettando), spende 16 miliardi di euro in cacciabombardieri. Questo è il Paese che concede il porto d'armi ai minorenni. Questo è un paese dove si esalta il militarismo, la violenza, l'arroganza. Questo è il Paese che lascia impuniti poliziotti assassini. Questo è il Paese dei 4 operai al giorno che muoiono sul lavoro e nessuno ne parla. Pur non celando il dolore per l'uomo morto col fucile, noi stiamo con quegli operai.



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22 commenti:

holamotohd ha detto...

E' bello sentire una voce fuori dal coro. Aiuta a riflettere.
Ciao :-)

coscienza critica ha detto...

holamotohd, noi faremo anche riflettere (e ti ringraziamo per averlo sottolineato), ma avremmo preferito non scrivere mai un post così. Siamo sicuri che anche tu sei d'accordo in questo.

Unknown ha detto...

Aspettiamo con ansia i primi morti della prossima influenza suina che, pare, ne mieterà.

➔ Sill Scaroni ha detto...

Grazie per questo post esatto. ;o)

Danx ha detto...

E che dire dei 30-40 morti in incidenti automobilisti in ogni week-end? E dei 900 feriti?
Niente. Si parla solo delle tragedie clamorose come il treno.
Abbiamo ogni giorno auto che sfrecciano come proiettili ma nessuno ne parla!

Anonimo ha detto...

Purtroppo in Italia c'e` molta gente che la pensa come l'anonimo di prima: sicuramente non sono operai!
Che schifo che mi fa quella gente.
Grazie per il post che ci mette di fronte ad una realta` a cui, a volte, non si pensa.
Roberta da Sydney

holamotohd ha detto...

Naturalmente sono d'accordo, ma trovo giusto che se ne scriva, visto che questa è purtroppo la realtà.
Detesto le guerre in generale, e la morte di questi giovani mi sgomenta, ma mi spaventa e mi indigna ancora di più vedere quanti innocenti muoiano ogni giorno sul lavoro.
Sia gli uni che gli altri sono vittime della bramosia di chi ha potere, e la loro morte potrebbe essere evitata.

Anonimo ha detto...

senza parlare poi del fatto che un operaio Lavora per campare, il soldato va in missione per comprarsi l'auto nuova...

Crocco1830 ha detto...

Hai praticamente espresso il mio pensiero, su questo argomento.

Anonimo ha detto...

Ciao, sono d'accordo ma vorrei chiederti.... quali sono le tue fonti per le info inerenti la difesa che hai citato? sono certe? hai un riscontro diretto? Grazie.

yellow ha detto...

certo che si perbacco!

Mr.Nessuno ha detto...

Purtroppo è così CC!!!

Ci sono i morti di tipo A e quelli di tipo Z pessando per tutti le altre lettere dell'alfabeto!!! ...e purtroppo ogni cosa o azione deve sottostare a questa classificazione alfabetica!!!

Ciao

coscienza critica ha detto...

@ Mr Nessuno
Classificazione alfabetica... interessante e comunque realistico.

Tinto91 ha detto...

hai perfettamente ragione e condivido in pieno la tua opinione

➔ Sill Scaroni ha detto...

Anonimato = codardia

Danx ha detto...

Il soldato può, tristemente, preventivare di morire durante il lavoro siccome di mestiere combatte nelle guerre.
Chi invece rimane nel proprio Paese e fa un lavoro normale, NON DEVE MORIRE e quindi se muore gli si deve dedicare tanta attenzione e ricordarlo degnamente, non solo quando muoiono operai in gruppo!
E questo discorso si collega al mio commento precedente sugli incidenti stradali: se muoiono tante persone, in gruppo, è una tragedia, se invece muore un giovane di qua, un anziano di la e cosi via, pur raggiungendo un numero di morti superiori in una stessa giornata, non se ne parla!

coscienza critica ha detto...

@ Danx
In effetti è come dici tu. Il clamore avviene solo per casi come la Thyssen. Ma se andiamo a contare tutt i singoli che muoiono come mosche, il numero è altissimo, ma... tutti zitti.

Anonimo ha detto...

allora io penso che di fronte alla morte l'unica risposta debba essere il cordoglio. e penso che sollevare il problema sul diverso peso di una morte dall'altra sia un discorso mediamente da terza elementare. l'operaio come il militare è un professionista e in entrambe le perdite si tratta di morti sull'adempimento del proprio lavoro. purtroppo il diverso rateo di decessi (tristemente a favore dell'operaio) non consente di sottolineare un continuo flusso di informazioni sulle morti bianche. la particolarità della morte di un ragazzo che muore in una missione all'estero, ne amplifica la risonanza. poi lo stesso discorso potebbe essere fatto per gli incidenti stradali, la malasanità, e i bambini che ogni 60 secondi muoiono. io questo penso.

"Bla-Bla" ha detto...

Un commento brevissimo non posso scriverlo, abbiate pazienza.

Parole del pacifista Gandhi "meglio essere violenti che vigliacchi".

La guerra è un fenomeno normale ed esisterà sempre perchè è nella Natura, la quale non fa differenza fra Bene e Male come li intendiamo noi: così come esiste chi dice "fate l' amore e non la guerra" esiste anche chi dice "fate la guerra e non l' amore" (questi ultimi vincono le elezioni. Tralaltro è il motivo per cui ho molti dubbi che le energie rinnovabili possano prendere piede così in fretta: non ci sarebbero più guerre da fare!)

Percui esisterà sempre chi vorrà una vita di serenità totale e chi invece va cercando con il lumicino la sua "vita spericolata":

e poi, con le parole o con le armi, si tratta sempre di imporre ad altri una visione della vita diversa dalla propria (Ermanno Olmi), e voler uniformare comunque il pensiero della gente è Totalitarismo: tutti gli ideali, anche quelli che sembrano i migliori, sconfinano nella violenza.

Ma secondo i "pacifisti" allora ognuno sarebbe libero di fustigare la propria moglie in casa sua ? Ognuno sarebbe libero di rapinare o picchiare chiunque ?
Come intendono queste persone ridurre a ragione chi ha solo intenzione di prevaricare con la violenza ?

Siamo tutti pacifisti finchè non ci sfondano la porta di casa ???

Posto che il sottoscritto Bla-Bla considera il carcere una condanna umanisticamente improduttiva e antiquata, e posto che la guerra ai Talebani deve passare senza dubbio per una ridistribuzione delle ricchezze mondiali (considerando anche che le carenze alimentari sono causa di insanità mentale e quindi di ulteriore violenza), faccio notare che: sebbene libero di scegliere la sua strada per una certa conformazione caratteriale naturale (che, per quanto detto sopra non può essere messa in discussione - soprattutto da motivazioni assai ipocrite come un certa assuefazione ai cannabinoidi scambiata per "pacifismo") il soldato italiano "volontario" (ma retribuito) accetta sostanzialmente di:

- partecipare a missioni ad altissimo rischio dove parte del compito è anche quello di dotare la popolazione di infrastrutture sociali come ponti e scuole e tale compito eseguito in ambiente ostile va incorraggiato;

- il soldato muore spesso assai lontano dalla famiglia;

- il soldato deve sottoporsi, pena anche la detenzione, a una disciplina che gli impone di accettare senza contestazioni eventualmente anche l' ordine di sacrificare la propria vita per uno scopo pure se fosse tatticamente insignificante (raro ma possibile);

- il materiale maneggiato dai militari è di estrema pericolosità e comporta grande perizia poichè può causare danno, oltre che agli stessi, ai presenti, ovvero poi causare ritorsioni militari o economiche sulla popolazione civile e sulla comunità internazionale (cioè causare un allargamento incontrollabile del conflitto): questo si chiama "avere una grande responsabilità";

- il militare sa benissimo che può andare incontro alle beffe della burocrazia amministrativa, che spesso disconosce le proprie responsabilità nell' insorgenza di malattie genetiche come quelle causate dall' uranio impoverito, ovvero anche in casi come quello della convivente di un caduto di Nassiriya che fu malmenata da guardie italiane sulle scale dell' Altare della Patria durante i funerali poichè la loro convivenza non era legalmente riconosciuta.

(Continua)

"Bla-Bla" 2° ha detto...

(Continua)

Detto questo doveroso omaggio al Soldato, riferisco però che per un periodo di 10 anni ho fatto l' "Operaio generico" in così tanti posti che credo di aver visto "cose che voi umani non potete neanche immaginare" [Roy Batty], e anche da chi fa un misero lavoro d' ufficio spesso si viene considerati come "nati operai", senza dignità, gente alla quale bisogna parlare con toni burberi da padrone perchè "gli operai bisogna trattarli così, se no non obbediscono", o comunque che se hanno deciso di fare quel tipo di lavoro è perchè non hanno mai voluto studiare, e quindi sono dei semi-deficienti che non capiscono la differenza tra sfruttamento e dignità; posto che mi è stato detto "Berlusconi ha fatto delle buone cose per noi operai" (come l' altro), purtroppo per la classe operaia, in fondo, dal film Metropolis non è cambiato niente (100 anni fa) e guardandolo oggi non si coglie progresso, anzi, solo il genio di Fritz Lang.

Ma con la mia esperienza voglio anche dire che le dotazioni di sicurezza sono considerate una strumentazione da coglione, (magari solo i guanti fanno comodo) ma, pur non esistendo lavori in azienda assolutamente senza rischi, si viene presi in giro dalla truppa se si vuole lavorare con la mascherina o con gli occhialini, perchè i veri duri non hanno bisogno di protezioni, e così in un rincorrersi di dimostrazioni di capacità virili (nessuno sia frocio in azienda, pena il mobbing) si usano i magazzini come autodromi per muletti.

E presi dalla fretta di inseguire la ruota della fortuna - che gira solo per il titolare - l' autista deve litigare con il magazziniere se vuole coscienziosamente legarsi il carico, o se deve perdere tempo a sistemare con qualche stratagemma (ha una laurea in Ingegneria) i bancali con la merce tutta fuori dai bordi, dopodichè ha solo altri 10 minuti per pattinare con un 30 tonnellate sulla strada bagnata per raggiungere l' altra azienda prima che chiuda, ma c'è stato un incidente e l' autostrada è bloccata... (esperienza personale)

Gli incidenti però succedono in ogni luogo, in ogni ambito e in ogni tempo, e nessuno può farci niente.

Però tutti, inoltre, vogliamo stare bene e avere tutto a disposizione: libertà, cibo, divertimento (ah!, noi Italiani benestanti abbiamo così tanto bisogno di divertirci, poveretti!): e per avere di più semplicemente spingiamo sull' acceleratore, e la macchina suda sangue. Questo però non è naturale.

(vedere film: Koyaanisqatsi)


(Continua)

"Bla-Bla" 3° ha detto...

(Continua)

CONCLUSIONE

E' quindi giusto tributare più onorificenze al Soldato che all' Operaio ?

La fama non ha futuro: nella Storia non c' è posto per i soldati, ma solo per i loro comandanti (tranne nel caso di Filippide, che "inventò" la Maratona), e dietro il nome di un condottiero ci sono sempre migliaia e migliaia di anonimi soldati, morti senza una tomba (cosa che a me non darebbe così fastidio, anzi!).

E così non c'è posto nella Storia per i muratori ma solo per gli architetti: "ubi major minor cessat" e, secondo questa logica, in ambito commerciale un "Capitano d' Azienda" (moderno condottiero!) vale di più di quattro operai.


Alcuni operai muoiono in condizioni che ne fanno dei martiri, altri soldati muoiono dimenticati dallo Stato che hanno servito (anzi proprio per questo): ma la fama a volte è anche questione di fortuna, della situazione, dello "Zeitgeist". E c' è sicuramente anche molta ipocrisia.

Non credo assolutamente che le missioni umanitarie armate siano genuinamente umanitarie, se così fosse il mondo sarebbe molto diverso, ma se ci sono persone che fanno questo lavoro con questo proposito nessuno ha il diritto di fargli credere altrimenti: non conta ciò che si fa, conta lo spirito con cui si fa.
Gli incidenti sul lavoro sono il frutto di una mentalità comune, sono colpa di tutti noi perchè crediamo di non poterci privare di niente e mettiamo i nostri interessi nelle mani dei prepotenti. E quindi occhio non vede cuore non duole: sia salva la coscienza.

Ho rischiato, sì, caro collega che dàì del codardo a chi si fa Anonimo, ho rischiato di morire "anonimo in nero" sul lavoro tante volte, issato sulle forche di un elevatore o sulle strutture, in operazioni di emergenza - ho rischiato veramente solo quando mi sono ribaltato con la macchina per evitare un gatto - ma sono sempre stato sveglio e non ho mai giocato con gli strumenti di lavoro. Infine ho denunciato il mio sfruttamento alla G.d.F. e compilato un esposto alla ASL per condizioni di lavoro improprie e pericolose, a mio nome e da solo.

Ma quando Dio chiama in cielo non conta l' esperienza: tutto da Dio viene e tutto a Dio ritorna, Lui dà, Lui toglie. La morte è anche questo.

Ogni cosa che succede è parte della Natura, il bene e il male sono emanazioni dello stesso principio [Marco Aurelio]: forse tutto questo schifo un giorno passerà, o forse il peggio deve ancora venire. Accettiamo il nostro destino così come viene e crediamo nel bene comune: io ho fatto un grande voto di rinuncia e so che nelle mie azioni non c' è mai indifferenza ai mali del mondo. Però sono parte di uno schema più grande del mio che esalta ipocritamente la virtù guerriera "perchè difende i nostri interessi" e tace... sugli interessi del nostro stomaco. Noi non siamo certo dei Sioux!

Ci sono tante cose di cui non abbiamo bisogno, eppure per molti la vita è questo; e così il fine giustifica sempre i mezzi.

Ho finito.
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Anonimo ha detto...

good start

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