domenica 28 marzo 2010

I cavalli di Troia del bavaglio alla rete

Dopo l'enorme successo della trasmissione online raiperunanotte e dopo tutti gli scandali di pedofilia, è legittimo pensare a una ritorsione sul popolo di internet da parte del governo Così alla mente ritorna Gabriella Carlucci che tempo fa si era data da fare per pubblicare sul suo blog la proposta di legge per il bavaglio alla rete, contro la libertà di informazione online.
Naturalmente, come per tutte le leggi proposte da questo scellerato governo, si fa credere di mirare a una cosa apparentemente giusta da colpire, ma l'intento finale è sempre fortemente vessatorio per le nostre libertà e i nostri diritti (ricordate il grembiulino della Gelmini? Si è trasformato in migliaia di licenziamenti). Così la Carlucci sostiene di voler combattere la pedofilia online, nonché il diritto d'autore, ma questi sono solo pretesti, cavalli di Troia per poter controllare la rete.
Bisognerà ricordare alla Carlucci che la pedofilia online viene già tenuta sotto stretto controllo dalla Polizia Postale e con incoraggianti risultati. Semmai, sarebbe opportuno presentare un ddl per tenere sotto controllo e punire la pedofilia clericale! Come mai il governo tace su questo scandalo vaticano? Perché non si affretta quantomeno a trattare questo tema? Forse perché il Vaticano è uno Stato estero, ma allora perché il nostro 8 per mille va al Vaticano? E perché il Vaticano interviene nel nostro dibattito politico. La Carlucci farebbe meglio a presentare una proposta di legge contro gli abusi sessuali sui minori commessi da preti e consimili, questa è la vera urgenza in questo settore totalmente scoperto da controlli istituzionali.
Riguardo al diritto d'autore, questo non si combatte obbligando gli autori a identificarsi ogni volta che postano qualcosa. Chi si sente defraudato di un proprio prodotto intellettuale, può benissimo avvalersi degli articoli di legge già esistenti e farlo in maniera assolutamente autonoma, senza dover spifferare a tutti il proprio nome, soprattutto al ministero. Google stesso ha introdotto un servizio apposito per la tutela dei diritti delle opere intellettuali. E c'è anche la licenza Creative Commons che ci protegge dal plagio. Esiste anche un diritto inviolabile della privacy, ma prima di tutto esiste la libertà individuale di scegliersi un nick o di rimanere anonimi.
Se Berlusconi è contrario alle intercettazioni (perché ne ha paura) e inneggia al diritto di privacy, non vediamo il motivo per cui questo diritto non possa essere rivendicato anche dagli internauti. La questione è semplice e si riassume così: questo governo ha enormemente paura e chi ha paura è fondamentalmente debole.
Abbiamo constatato che anche la rete possiede la qualità di essere il controllore delle azioni del governo. Questo dà fastidio, ma proprio per questo il popolo di internet deve essere tutelato, anche nelle sue forme anonime, purché gli internauti rispettino le civili regole già esistenti (netiquette). Libertà a tutti (quella vera)!

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