sabato 24 aprile 2010

25 aprile, noi r-esistiamo

Il nostro 25 aprile vuole avere la forza di una Resistenza, certo, ma una resistenza che ci porti a qualcosa. Una resistenza continua, per sua stessa definizione, non elimina la potenza, ma la contempla nel persempre. Noi no! Noi quella potenza vogliamo eliminarla, e si chiama potere, di qualunque tipo si tratti.
Il nostro 25 aprile ha la sete di coloro che viaggiano nei deserti dell'oppressione e che anelano ad un'oasi di pace, di ristoro e di giustizia.
Il nostro 25 aprile vive nel presente e ci tiene svegli, come il perenne oscillare del pendolo, a ricordo costante della lotta contro l'abominio di ogni fascismo, democratico e non, socialista e non. E noi non dimentichiamo. Non cancelliamo il tempo e la Storia.
Noi siamo gli anarchici, i liberatori della Libertà, i guardiani della giustizia sociale, quelli dimenticati solo da chi ha voluto escluderci dalla memoria. Le nostre gesta non sono mai state scritte sulle pagine dei libri di scuola, ma noi c'eravamo, ci siamo e ci saremo.
Il nostro ruolo nella Resistenza '43-'45 è stato tutt'altro che marginale, però molti non conoscono (o hanno dimenticato) questo capitolo di lotta anarchica antifascista, compiuta per lo più in autonomia, ma in mirabile sinergia con le forze partigiane di liberazione e di Resistenza. Anche a causa di questa autonomia, la lotta di Resistenza anarchica fu repentinamente archiviata e ingiustamente dimenticata.
L'Italia fascista era una sorta di orgia accondiscendente al regime, un tripudio di alalà e di saluti romani, una ciurma di vigliacchi che si schernivano di fronte alle atrocità fasciste, che ammutolivano pavidi al primo 'lei non sa chi sono io', ma che ingrossavano il petto di fronte ai più deboli. Ci chiediamo cosa sia cambiato da allora. Dopo l'8 settembre, però, gli italiani si scoprirono di colpo antifascisti e abbandonarono il carrozzone del vincitore, ma non senza esitazione, poiché essi non intravvedevano ancora all'orizzonte altri padroni ai quali affidare stoltamente il proprio destino. Alcuni andarono a Salò a compiere altri crimini, altri si spacciarono per partigiani anarchici (combattenti solitari), finché non arrivò la Repubblica e tutti saltarono su quest'altro carrozzone.
L'azione di Resistenza compiuta dagli anarchici iniziò ben prima del canonico 8 settembre 1943. L'ascesa del fascismo nel 1922 e la sua propaganda non scalfirono mai le coscienze anarchiche. A testimoniare l'azione libertaria contro il nascente partito fascista furono vari episodi, non ultimo l'intervento diretto di Errico Malatesta durante i seguitissimi comizi, ma anche l'azione eroica di quei partigiani anarchici che non volevano essere inghiottiti da alcuna struttura di partito, perché la priorità non era quella di identificarsi in un gruppo a base gerarchica, bensì di combattere il nazifascismo. Sulle montagne, poi, non v'era necessità di appartenenza partitica, quanto un'urgenza da condividere con chi aveva deciso di liberare l'Italia. Cosa avevano di diverso una staffetta anarchica e una socialista? Non avevano niente di diverso. Il rischio era uguale per tutti. Ma fu equamente ripartito il merito della vittoria?
Con il governo Badoglio ci furono tante scarcerazioni: socialisti, demo-cristiani e liberali detenuti dal fascismo furono tutti liberati. Gli anarchici no, essi dovettero rimanere rinchiusi nelle galere e, loro malgrado, confinati a Ventotene. Ma anche questo accanimento non fece altro che accentuare la forza della rivolta anarchica liberatrice.
Il 25 aprile 1945 gli anarchici dell'eroica Brigata 'Bruzzi-Malatesta', di cui fece parte Giuseppe Pinelli, occuparono l'EIAR di Milano ( infliggendo contestualmente una pesante sconfitta alle truppe naziste fuggitive) e da lì garantirono un servizio di diffusione delle notizie di lotta. Non è che uno dei tanti esempi di azione anarchica.
Oggi, per convenienza di sistema e per opportunismo autoritario, veniamo ancora accusati e mostrati come nemici del popolo, quando invece la Storia dimostra chiaramente da qual parte stia il terrore e l'oppressione. Noi andiamo avanti, come sempre, denunciando anche le antiche connivenze di palazzo, divenute ormai tanto palesi da far comprendere anche ai più sprovveduti che 'non esistono governi buoni'. Noi r-esistiamo.
E.D.G.

6 commenti:

yellow ha detto...

Buon 25 Aprile !
Se penso alla Confesercenti che vuol tenere i negozi aperti il 1° Maggio mi vien da ridere....
Firenze bottegaia di m....
Che memoria hanno gli italiani, quelli Imbecilli, intendo.
Nemmeno il rispetto di tutti quelli che hanno dato la vita per un ideale e per lasciarci un futuro migliore.
Comunque, fuori c'è il sole......

coscienza critica ha detto...

Nei salotti borghesi tira aria di revisionismo e così vogliono far dimenticare le lotte partigiane e operaie. Secondo il nuovo fascismo, con la scusa della crisi ci sta tutto, anche l'apertura dei negozi il 1° maggio. Tutto è buono per far dimenticare. Noi non dimenticheremo mai.
Buona Resistenza anche a te.

Anonimo ha detto...

Un paese senza storia e memoria sarà popolato di figurine, merce di scambio...e buon pro gli faccia aii troppi ignavi, ma il risveglio potrebbe essere assai duro!
Mietta

Gregor ha detto...

Ciao ragazzi, buongiorno a tutti!
Una cosa mi salta subito all'occhio, l'esiguo numero di commenti a questo articolo che di per sé è tutt'altro che brutto e contiene molte verità.
Stranissimo, vista la frequentazione di questo bel blog, mi sarei aspettato un po' più di entusiasmo da parte dei suoi abituali frequentatori.
Ariciao.
Gregor.

coscienza critica ha detto...

@ Mietta
Purché il risveglio non porti a nuovi tipi di dittature. I cambi epocali e radicali sono un mito, finché esisterà un sistema di delega del potere.

@ Gregor
E' normalissimo in questo blog trovare pochi commenti. A noi servono lettori, più che scrittori (i quali sono benvenuti, ben inteso).

Anonimo ha detto...

CC...è quello che volevo dire...il risveglio potrebbe essere assai duro sotto una dittatura...ma per quanti? Per noi senz'altro sì, per altri che cercano solo un "padrone" cui leccare la mano e chi gli tolga l'ingrombro di pensare, fose no!
Mietta

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