domenica 13 giugno 2010

La sinistra: analisi storica di una logica assenza

Spesso ci si lamenta di una sinistra assente, imputando quest'assenza a vari motivi: connivenza, incapacità, convenienza, opportunismo storico. A volte ce la prendiamo direttamente con i politici che rappresentano la sinistra. Questa è la cosa più facile da fare, la più scontata, ma è la più corretta? Il problema s'inquadra in una cornice più grande e complessa. Per capire questo stato di torpore della sinistra occorre analizzare bene il contesto storico e sociale, tralasciando quello politico.
Se il ruolo della sinistra è sempre stato quello di tutelare le fasce proletarie e lavoratrici della società, occorre cominciare a capire davvero che quel tipo di proletariato -cui il comunismo si riferiva- non esiste più. Anche qui bisogna intendersi, non è che non esistano più operai e contadini, il problema è che sono cambiate le loro istanze. La 'morfologia' del proletariato moderno è radicalmente mutata rispetto a quello degli anni gloriosi delle lotte sociali che hanno visto l'ultimo loro àpice nel decennio 1968-1978. Ma cosa è cambiato di preciso?
La concezione di se stessi-nel-mondo varia a seconda della percezione che si ha del mondo stesso. Se fino al 1978 circa le società osservavano il mondo come un contenitore di idee comuni basate sulla tutela dei diritti e in cui ognuno si sentiva parte integrante e attiva, oggi noi percepiamo un mondo che non contiene altro che individui sempre più isolati, allontanati dal sentire comune, refrattari a un vero senso di appartenenza culturale. In poche parole, non esiste più una coscienza di classe. Si parla tanto di globalizzazione, ma questa non è intesa come comunione di pensieri e di idee tese al riscatto e alla tutela delle masse, bensì come standardizzazione di un pensiero ormai alienato, plasmato su ciò che viene imposto dall'esterno. Non esiste più la creatività individuale che incontra la creatività degli altri, ma soltanto mode precostruite e diffuse dai media, mode sulle quali le comunità si sono plasmate, appiattite, omologate.
Va da sè, a questo punto, che il principale fattore di distruzione della coscienza di classe è l'economia. Il sistema economico, infatti, da un lato ha ottenuto la propria globalizzazione, dall'altro ha generato individui isolati e incapaci di gestire la propria creatività. Ogni cosa viene offerta all'individuo già pronta, impacchettata e soprattutto prezzata, si offrono in maniera precotta modelli e regole sociali, regole economiche e di comportamento; non è importante il contenuto, bensì il contenitore; il valore economico delle cose diventa più importante del loro valore funzionale ed essenziale. Siamo giunti in una fase storica in cui l'acquisto di oggetti diventa un atto necessario, anche se spesso inutile all'individuo (ma vitale per il sistema industriale ed economico).
In questo 'individualismo globalizzato' e standardizzato non può esistere una coscienza di classe, ma soltanto una coscienza del sè in rapporto all'economia globale. L'individuo è un automa che guarda ai valori economici come suo proprio obiettivo primario e ultimo. Ed è qui che il proletariato smette di essere tale, nell'accezione originaria e politica del termine, poiché anche l'operaio e il contadino non mirano che a quest'obiettivo, non vedono altro sul loro orizzonte percettivo che il raggiungimento del primato economico, ostentato in forma di status symbol. I media aiutano a creare questa illusione. Avere l'ambizione dell'ultimo modello di cellulare, ad esempio, diventa la priorità, il nuovo diritto da difendere.
La sinistra non può che essere assente. E non è un caso che il declino della sinistra sia iniziato proprio là dove il flusso della globalizzazione economica ha cominciato ad essere più insistente e massificante, cioè negli anni '80. Proprio gli anni '80 del Novecento sono stati quelli che hanno preparato le nuove generazioni al nuovo modello di pensiero, un pensiero esclusivamente economico. Via le lotte di classe, via i cantautori, via le sperimentazioni, via la politica dal territorio e dalla scuola, via la creatività in favore dell'edonismo, del materialismo, del superficialismo. Le coscienze vengono resettate attraverso la musica, attraverso le mode, attraverso le tv commerciali. Contestualmente, i cervelli vengono riempiti di altri valori, di altri modelli, di nuove illusioni, l'apparire conta più dell'essere, lo zainetto Invicta e il piumino Monclair non possono e non devono mancare. La pubblicità s'inventa la 'fidelizzazione' e il 'nag factor'. Ci si sente uniti nel vacuum imposto, nei valori che non sono più sociali, ma economici. La coscienza di classe diventa coscienza economica. Si abbandonano i temi sociali e si sostituiscono con quelli pubblicitari, più facili da recepire, già pronti, non c'è bisogno di pensare. Il proletario diventa consumatore sognante, De Andrè è sostituito con i jingles degli spot pubblicitari e slogan come 'io sono mia' lasciano il posto al velinismo (slogan mediatico permanente).
A cosa serve la sinistra, oggi, senza una coscienza di classe? In questo desolato paesaggio, scevro di introspezioni e di creatività, sganciato dalla capacità riflessiva e di critica, distante dalle relazioni umane, fanno breccia con disinvoltura i populismi e le demagogie, cioè gli involucri lucenti senza contenuti o, peggio, con contenuti nefasti. La politica diventa una vetrina di parole svuotate del loro significato e vendute bene se la confezione è smagliante. Razzismi e fascismi hanno la meglio. Gli individui-automi-consumatori, abituati a ricevere modelli dall'esterno, non possono far altro che accettare di buon cuore e ingenuamente ciò che i media propinano loro ed è sufficiente possedere qualche emittente nazionale per convincerli in massa.
Il compito della sinistra, oggi e anzitutto, dovrebbe essere quello di ricostruire una coscienza di classe, cercando di contrastare il modello economico imposto e incoraggiando il pensiero autonomo e critico. Occorrono tempo e mezzi (mass media), occorre iniziare da un'opera di ri-costruzione della cultura, occorre far comprendere ad ogni individuo che la creatività personale è un valore più alto rispetto ai modelli preconfezionati. I cittadini devono reimparare ad analizzare la società, a collegare tra loro i concetti culturali, a sentirsi individui attivi di e per una società che esiste proprio perché ogni individuo agisce come essere pensante, come essere creativo, come essere unico e originale in mezzo agli altri esseri umani.
Se la sinistra non provvederà per tempo, questo evo nefasto fatto di politica arrogante e di sudditi accondiscendenti sarà molto lungo e terribile. Noi di ITALIANI IMBECILLI, ancorché anarchici, lanciamo un appello alla politica disgregata e assente della sinistra, l'ennesimo e accorato appello, e diciamo che il cambiamento deve cominciare a partire dall'istruzione pubblica, la stessa che -non a caso- questo governo sta neutralizzando. Il disegno del governo è chiarissimo: eliminare gli ultimi strumenti di autodifesa culturale del cittadino, al fine di ottenere sudditanza a basso prezzo, incapace di reazione alcuna. Ma finché la sinistra, oltre che assente per i motivi storici di cui sopra, è anche connivente, allora dobbiamo prepararci tutti alla dissoluzione totale della nostra civiltà. Detto ciò, rimaniamo fermamente convinti che il grado più alto di progresso sociale, inteso davvero come progresso umano, si raggiunga soltanto attraverso una coscienza anarchica e una società libera da ogni potere. L'utopia vive solo nella testa di chi la crede tale.

(immagine: Felice Casorati - L'attesa 1919)

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8 commenti:

yellow ha detto...

C.c. for President......
quanto sono vere e reali le tue considerazioni e rispecchiano in pieno le mie:grazie e buona domenica.

coscienza critica ha detto...

La presidenza non mi interessa, però mi fa piacere che condividi quest'analisi. Grazie e buona domenica anche a te :-)

Anonimo ha detto...

Secondo me non si tratta di creare delle nuove coscienze critiche ma basta risvegliarle. Il processo è molto più breve di quello che si pensi.

coscienza critica ha detto...

Ho molti dubbi, ma spero tu abbia ragione

Anonimo ha detto...

Secondo te perchè il sistema ha cosi tanta paura degli uomini che hanno tentato di promuovere valori di libertà, uguaglianza?
Quanti uomini sono stati assassinati?
Penso che qui conosciamo tutti il discorso di kennedy ..no?
Oppure quello di chaplin. Quello è più pericoloso di mille bombe, ed è quello che temono. Finche si parla in un forum non si da molto fastidio..l'informazione è molto limitata bisognerebbe liberare quella! ;) allora ci sarebbe un grande risveglio delle coscienze. L'azione di forza potrebbe essere mirata alla liberazione dell'informazione, tipo un occupazione della rai, ma quanto potrebbe durare? :-))

coscienza critica ha detto...

Sono d'accordo con te. Occupare la rai, anche se solo per il tempo di leggere un comunicato al tg. In fondo, la paghiamo noi.

Anonimo ha detto...

La rai è di tutti, quello che stanno facendo è illegale e va contro la nostra costituzione, perchè non riusciamo a farla rispettare? Legalmente non abbiamo i mezzi per agire? Si può denunciare fede e scodinzolin? si può fare un autogestione della rai? Ci vogliono dei segnali precisi, si deve muovere qualcosa, ci dobbiamo ribellare cribbio!

coscienza critica ha detto...

Si possono fare tante cose, ma il potere costituito non lo permette perché ha un braccio armato. Anche le istituzioni vogliono evitare rogne. Basterebbe una semplice denuncia al nano, per numerosi reati, ma non si trova nemmeno un avvocato... vedi tu.

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