lunedì 12 luglio 2010

Appello ai registi italiani

Quello dell'intercultura, almeno nel cinema italiano, non è mai stato un tema di spicco, ben altri temi fanno la parte del leone, soprattutto in televisione. In questa società che si appresta a divenire multiculturale, dove già esistono segni di sincretismi evidenti, ma anche contrasti, non si possono ignorare certi argomenti relativi ai problemi di quelle persone che tentano di giungere in Italia dai Paesi più poveri. Per la maggior parte dei casi, si tratta di vicende dolorose che rimangono nascoste, storie di viaggi della speranza, di fughe dall'orrore, di torture, di persecuzioni, di ingiustizie... E non si possono ignorare neppure certi atteggiamenti dei governi o certe leggi che agiscono su più fronti contro i diritti dei migranti e che innestano nelle coscienze degli italiani germi di ignobile razzismo.
L'Italia è sempre stata considerata una terra accogliente, ma da molti anni stiamo subendo una propaganda che non mira certo alla formazione di coscienze rispettose e civili. I mezzi di comunicazione di massa, compreso il cinema, sembrano restii a far emergere certe realtà che, alla fine, sono storie di uomini e di donne in cerca di una migliore condizione di vita, storie appassionanti perché appassionate, cariche di amore, ma anche di sopportazioni estreme, dove l'unico filo che tiene queste persone legate strette allo scoglio della vita è la speranza.
Fra le tante, troppe storie tormentate di migranti in cerca di libertà e serenità, ne ho letta una che mi ha particolarmente colpito, è la storia di Yonis Abdi Hassan, 26 anni, giornalista del quotidiano 'Al Fari Jadiid', sposato e con una piccola figlia. Leggendo la storia del suo tragico viaggio verso l'Italia (una storia raccontata in prima persona), non ho potuto far altro che rimarcare la colpevole assenza di questi temi nel nostro cinema. Se la gente conoscesse la storia di Yonis, come quella di molti altri rimasti anonimi, maturerebbe un altro tipo di coscienza, certamente più incline alla comprensione. La storia di Yonis è di per sé un soggetto cinematografico realista, il suo racconto è stato ripreso dal quotidiano 'la Repubblica', stampato in un articolo di Carlo Ciavoni dal titolo 'L'Odissea dei profughi somali, le botte in Libia, la miseria in Italia' . E' una storia che merita di essere presa come esempio per un cinema che auspico più attento a questi temi.
Esorto gli sceneggiatori e i miei colleghi registi, ma anche i soggettisti e i produttori, a farsi promotori di un cinema capace di contrastare la deriva xenofoba imposta da questo governo, innestata per lo più a colpi di propaganda televisiva. Se -come diceva qualcuno- 'il cinema è l'arma più forte', facciamo che lo sia, al di là della potenza moderna della TV, per uno scopo più nobile e umano.

Leggi la storia di Yonis
'Come un uomo sulla terra' (uno dei pochissimi film sul tema)

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