mercoledì 13 luglio 2011

Etienne de la Boétie, un attualissimo politico anarchico del XVI secolo

A sedici anni scrive il 'Discorso sulla servitù volontaria', un testo che l'editoria contemporanea ha riscoperto e sta ristampando. Noi anarchici lo conosciamo da sempre perché le sue parole risuonano vivide nella coscienza di tutte le persone, di tutte le epoche.
Non ci dilunghiamo nella biografia, diciamo solo che è stato un diplomatico francese, laureato in Giurisprudenza, consigliere al parlamento di Bordeaux dove rimane per soli quattro anni perché non sopportava la politica di quei despoti corrotti e corruttori e dalla violenza delle leggi fratricide: segno di un'evidente sua coscienza libertaria. Muore giovanissimo per malattia. Il testo di cui ci apprestiamo a parlare fu fonte di ispirazione anche per i propositori della Rivoluzione Francese.
Ma cosa dice di tanto importante Etienne de la Boétie? Egli prende in analisi l'autorità dei governi (si noti il plurale) e anche il rapporto che si viene a creare tra lo Stato e i cittadini, un rapporto in cui il popolo è sempre posto in condizione di schiavitù e tale schiavitù è per giunta volontaria. Il cittadino, per vari motivi che vedremo, non si accorge neppure di essere egli stesso il fautore della propria servile condizione. Boétie ribalta la concezione stessa della politica comunemente accettata secondo cui è il tiranno che impone dapprima il suo bastone. Non è così. E' il popolo che accetta di essere sfruttato. Ma vediamo perché e come.
«è davvero sorprendente, e tuttavia così comune che c’è più da dispiacersi che da stupirsi nel vedere milioni e milioni di uomini servire miserevolmente, col collo sotto il giogo, non costretti da una forza più grande, ma perché sembra siano ammaliati e affascinati dal nome solo di uno, di cui non dovrebbero temere la potenza, visto che è solo, né amare le qualità, visto che nei loro confronti è inumano e selvaggio. […] Quale vizio, o piuttosto, quale disgraziato vizio? Vedere un numero infinito di persone non obbedire, ma servire?»

In buona sostanza, Boétie ci vuole dire che è sufficiente desiderare di essere liberi per liberarsi veramente dal giogo dei governi. Ma questo desiderio non c'è perchè i popoli vengono ingannati, ammansiti, imboniti, illusi, divisi in fazioni, gerarchizzati. Lo Stato con i suoi governi viene fatto percepire come una sorta di religione a cui si deve credere a priori e ciecamente. E questo credo, costruito attraverso una propaganda autoreferenziale fin dalla tenerissima età, deve essere l'unico, nonché la sola entità veramente autorevole-autoritaria per il popolo, come un dio michelangiolesco, vigoroso, potente. In questo clima di propaganda costante, ogni idea di libertà viene fatta letteralmente dimenticare, il popolo non sa più cosa sia la libertà.

Il tiranno secondo Etienne de la Boétie:
«Vi sono tre tipi di tiranni: gli uni ottengono il regno attraverso l’elezione del popolo, gli altri con la forza delle armi, e gli altri ancora per successione ereditaria. Chi lo ha acquisito per diritto di guerra si comporta in modo tale da far capire che si trova, diciamo così, in terra di conquista. Coloro che nascono sovrani non sono di solito molto migliori, anzi essendo nati e nutriti in seno alla tirannia, succhiano con il latte la natura del tiranno, e considerano i popoli che sono loro sottomessi, come servi ereditari; e, secondo la loro indole di avari o prodighi, come sono, considerano il regno come loro proprietà. Chi ha ricevuto il potere dello Stato dal popolo […] è strano di quanto superino gli altri tiranni in ogni genere di vizio e perfino di crudeltà, non trovando altri mezzi per garantire la nuova tirannia che estendere la servitù ed allontanare talmente i loro sudditi dalla libertà, che, per quanto vivo, gliene si possa far perdere il ricordo. A dire il vero, quindi, esiste tra loro qualche differenza, ma non ne vedo affatto una possibilità di scelta; e per quanto i metodi per arrivare al potere siano diversi, il modo di regnare è quasi sempre simile»

Interessante l'analisi che Boétie fa sui modi in cui i tiranni convincono i cittadini a sottomettersi:

1) Abituarli all'abitudine e all'oblìo
« È incredibile come il popolo, appena è assoggettato, cade rapidamente in un oblio così profondo della libertà, che non gli è possibile risvegliarsi per riottenerla, ma serve così sinceramente e così volentieri che, a vederlo, si direbbe che non abbia perduto la libertà, ma guadagnato la sua servitù [...] È vero che, all’inizio, si serve costretti e vinti dalla forza, ma quelli che vengono dopo servono senza rimpianti e fanno volentieri quello che i loro predecessori avevano fatto per forza. È così che gli uomini che nascono sotto il giogo, e poi allevati ed educati nella servitù, senza guardare più avanti, si accontentano di vivere come sono nati, e non pensano affatto ad avere altro bene né altro diritto, se non quello che hanno ricevuto, e prendono per naturale lo stato della loro nascita. [...] Benché dunque l’indole umana sia libera, l’abitudine ha sugli individui effetti maggiori che non la loro indole, e così essi accettano la servitù se sono sempre stati educati come schiavi».


2) Abbrutirli
Qui Boétie elenca una serie di divertimenti, 'distrazioni poco serie' di cui i tiranni si servono per impoverire culturalmente il popolo, una sorta di televisione ante-litteram, com'è stata la musica elettronica e vuota degli anni '80 dopo l'impegno sociale dei cantautori nei '70, praticamente la strategia romana del 'panem et circenses'. Infatti dice:
«Così i popoli, istupiditi, trovando belli quei passatempi, divertiti da un piacere vano che passava loro davanti agli occhi, si abituavano a servire più scioccamente dei bambini che, vedendo le luccicanti immagini dei libri illustrati, imparano a leggere».


3) Dividerli
Se è vero che 'il popolo unito non sarà mai vinto', allora la strategia di Stato deve intervenire per fare in modo che il popolo venga diviso e litighi. Ma, al contempo, è necessario che il tiranno, il capo del governo, venga percepito come l'entità unificatrice, il tutore, il padre raccoglitore di tutte le istanze, l'eliminatore delle discordie interne al popolo (che il tiranno stesso aveva messo). Lo Stato deve essere percepito come un dogma, il cui rappresentante, il capo, dev'essere un Hammurabi o un faraone, colui che unisce il popolo sotto uno scettro (carta costituzionale).
«gli imperatori romani non dimenticarono neanche di assumere di solito il titolo di tribuno del popolo, sia perché quella era ritenuta sacra, sia perché era stata istituita per la difesa e la protezione del popolo, e sotto la tutela dello Stato. Così si garantivano che il popolo si fidasse di più di loro, come se dovesse sentirne il nome e non invece gli effetti. Oggi non fanno molto meglio quelli che compiono ogni genere di malefatta, anche importante, facendola precedere da qualche grazioso discorso sul bene pubblico e sull’utilità comune».


4) Gerarchizzarli
Quante volte ne abbiamo parlato in questo blog. Leggiamo le parole illuminanti di Boétie:
«non lo si crederà immediatamente, ma certamente è vero: sono sempre quattro o cinque che sostengono il tiranno, quattro o cinque che mantengono l’intero paese in schiavitù. È sempre successo che cinque o sei hanno avuto la fiducia del tiranno, che si siano avvicinati da sé, oppure chiamati da lui […]. Questi sei ne hanno seicento che profittano sotto di loro, e fanno con questi seicento quello che fanno col tiranno. Questi seicento ne tengono seimila sotto di loro, che hanno elevato nella gerarchia, ai quali fanno dare o il governo delle province, o la gestione del denaro pubblico […].Da ciò derivano grandi conseguenze, e chi vorrà divertirsi a sbrogliare la matassa, vedrà che, non seimila, ma centomila, milioni, si tengono legati al tiranno con quella corda […]. Insomma che ci si arrivi attraverso favori o sotto favori, guadagni e ritorni che si hanno sotto i tiranni, si trovano alla fine quasi tante persone per cui la tirannia sembra redditizia, quante quelle cui la libertà sarebbe gradita»


Per leggere il libro in pdf, CLICCA QUI

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6 commenti:

Sandra C. ha detto...

Quanti cervelli pensanti ci erano arrivati e quanti ne sono stati prontamente eliminati anche fisicamente.Quante assurdità invece vengono scritte e divulgate e quante persone se le bevono...Un libro come "La scimmia nuda" di Desmond Morris,che pensavo mi aiutasse nella mia ricerca, mi sembra ora banale e pieno di errori,l'Enciclopedia universale dell'Arte incompleta,specie la parte riguardante la "preistoria"...Ci tengono volutamente nascosta la nostra storia e hanno ridotto la gente a non voler sentire...piatta,morta dentro solo per il privilegio di pochi della stessa razza che in qualche modo si ritengono superiori agli altri...provate a spiegarlo a chi hai volontariamente fatto nascere per partecipare a questo schifo!

coscienza critica ha detto...

Sì Sandra, ci tengono all'oscuro di molte cose, lo Stato ha paura. E hai ragione, anche nell'arte! Sapessi... il 90% degli artisti dell'Ottocento e del Novecento erano anarchici, ma nessun libro lo dice. Nessun libro di arte fa un discorso organico, non parlano del vero pensiero di questi artisti in rapporto all'anarchia che era massicciamente presente nella società, per ovvii motivi. Anche io, come te, oggi, dopo avere studiato una vita sui libri di Stato, li trovo banalissimi, falsi, incompleti, e questo perché studiando gli intellettuali anarchici ho ampliato le conoscenze e sto ancora scoprendo quante cose ci tengono nascoste. Non so se in questo blog hai letto l'articolo sulle società gilaniche... renditi conto!

Sandra C. ha detto...

Sono partita proprio dal post sulle società gilaniche nella mia ricerca,passando per le migrazioni dei gruppi sanguigni,la paleoantropologia,che è un mio interesse da anni,la storia dello sciamanismo femminile,fin anche all'astrologia (quella seria,che non pensavo esistesse).Vi ho già scritto che mi avete aperto una porta preziosa ed ora nessuno mi potrà più fermare fino a quando non saprò cosa è successo nel neolitico superiore,la causa del declino della razza umana,il perchè dell'avvento del patriarcato gerarchico e violento.Grazie anche del post su Erich Fromm e per quello su Boétie,sono tutte strade aperte e nel mio piccolo le percorrerò tutte.

coscienza critica ha detto...

Diciamo che quella che Fromm chiama 'rivoluzione del neolitico', con i suoi anteposti e gli effetti successivi, è proprio la parte in cui stava per essere imposto lo Stato per mano armata dei Kurgan e dove le grandi civiltà anarchiche vengono distrutte. La cosa che mi fa incazzare, oltre al fatto che esiste una censura continua su questi temi, è che la propaganda di Stato ha fatto credere a centinaia di generazioni che l'inizio della 'civiltà' sia iniziata proprio con lo Stato. Invece con l'imposizione delle gerarchie e dei monarchi c'è stato un regresso notevolissimo e un peggioramento in tutto che continua fino ad oggi. Ecco, sarebbe interessante approfondire la parte dei Kurgan, leggendo Marja Gimbutas (non certo wikipedia).

PS. Sarai una buona anarchica :-)

Sandra C. ha detto...

Ho letto Maria Gimbutas ed anche qualcosa della Riane Eisler,tutti i link a seguito dell'articolo.Il bello è che è cambiato tutto in un piccolo arco di tempo,2-3-millenni,in tutto il mondo,non solo in Europa,e i Kurgan erano già diventati patriarcali quando annientarono le società gilaniche in Europa.In Messico e Sudamerica,in Cina in nordeuropa in relativamente poco tempo da società pacifiche divennero gerarchiche,patriarcali e violente,sottomisero le donne per controllarne la riproduzione e dunque la paternità,inventarono dei e riti per screditare l'antica religione della Grande Madre che è poi il nostro pianeta ( Giusto oggi ho visto un documentario sui Maya nel 700 e.v., che facevano sacrifici che prevedevano il sangue genitale....maschile,è chiaramente un derivato dei riti di fertilità che facevano le donne con il sangue mestruale)e dal reale e ciclico si spostarono al fantastico e lineare rovinando tutto in tutto il mondo.Cosa sarà successo? Le teorie sono tante ed affascinanti...la scoperta dei maschi di un loro ruolo nella riproduzione...gli alieni...
P.S. Lo sono sempre stata,anarchica e gilanica solo che non lo sapevo,avevo il bisnonno anarchico ma non è vissuto abbastanza per potermi spiegare l'Anarchia.Lo state facendo voi con i vostri articoli e suggerimenti ed io me ne nutro con gioia.

coscienza critica ha detto...

Stai facendo un ottimo lavoro, Sandra. Le tue ricerche sono preziose, ma è difficile trovare informazioni e fonti valide. Da qualche parte, però, la verità deve esserci. Cerchiamo. Intanto queste società dimostrano che in anarchia si vive meglio, e questa è una dimostrazione incontestabile e concreta. Altro che utopie ;-)

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