domenica 4 settembre 2011

Conoscere quella parte di sapere tenuto nascosto

La lettrice Federica ci pone la seguente domanda:
'Buongiorno, posto che non accendo mai la televisione, vorrei comunque conoscere i nomi, se noti, di intellettuali anarchici italiani che potrebbero partecipare a dibattiti tv, allo scopo di informarmi sul loro pensiero. Grazie Coscienza Critica e buona domenica'. Federica Zerbini, Roma
Diciamolo subito, di intellettuali anarchici -italiani e non- ce n'è una quantità abnorme. La domanda di Federica, però, ci spinge a fare un ragionamento un po' più ampio, perché lo merita. Se i pensatori anarchici esistono, dove sono? Chi li conosce? Con chi parlano? Cosa fanno? Dove lavorano? 
Certo queste sono le domande più ovvie e naturali da porsi, ma ce n'è una su tutte che merita più attenzione: perché questi intellettuali non si conoscono? Allora chiariamo subito il fatto che i pensatori anarchici, viventi e non, non sono conosciuti perché sono stati esclusi dal circuito culturale imperante destinato alla massa, dove tutto ciò che viene divulgato è accuratamente vagliato dallo Stato e aderente al cosiddetto pensiero unico, alla propaganda continua. Lo Stato non consentirebbe mai la divulgazione di pensieri che vanno contro se stesso, soprattutto quando tali pensieri tendono per loro stessa natura ad allargare l'orizzonte ottico e critico dei cittadini e a renderli consapevoli di certi meccanismi autoritari. Qualcuno potrebbe ingannarsi e dire che nel panorama mediatico intellettuale ci sono comunque voci dissidenti, ma ancorché scomodi a tal punto da essere uccisi (Pasolini), questi pensatori non mirano mai al cuore della questione, come invece fanno da sempre gli anarchici. Queste voci dissidenti non sanno o non vogliono interrompere il circolo chiuso e vizioso del pensiero unico. Il teorema è semplice: finché un intellettuale viene dato in pasto al grande pubblico, è certo che è stato ritenuto innocuo dallo Stato o quantomeno non a tal punto da essere zittito anzitempo relegandolo nei meandri oscuri della 'cultura parallela'. Spesso il sistema tende persino a costruire personaggi ritenuti scomodi, non per autolesionismo, ma perché fungono da sfogatoio per la massa, la quale si riconosce in questi personaggi e ad essi delega la propria rabbia, naturalmente invano, dato che il centro del problema non viene mai raggiunto: la violenza dello Stato e l'inganno perpetuo. 
Allora qui si evidenzia già un doppio binario, quello della cultura distribuita alla massa, e quello della controcultura destinata alle élites, agli arditi degli scaffali più impolverati e nascosti delle librerie. Anche in merito alle case editrici, poi, si profila un distinguo; ci sono le case editrici note al grande pubblico (ritenute a torto le uniche prestigiose e autorevoli) e quelle misconosciute, anche se altrettanto prestigiose e di grande spessore. Piano piano ci stiamo avvicinando al nocciolo della questione. 
Una miriade di intellettuali, sociologi, filosofi, politologi, pedagogisti, artisti, docenti universitari, economisti, giornalisti, puri letterati, antropologi, ma anche persone senza titoli di studio specifici ma che, da buoni anarchici, si documentano da sempre e sarebbero in grado di contrapporre il progetto politico anarchico a quello imperante, rappresentano un vero universo culturale parallelo. 'The dark side of the moon', potremmo dire, citando i Pink Floyd. E infatti, utilizzando la stessa metafora, noi tutti pensiamo che quella che vediamo in cielo sia LA luna, in realtà è solo la sua metà, sempre quella. Così noi pensiamo che tutto quello che studiamo a scuola -che si somma a quello che ci viene detto attraverso i media- sia LA cultura, in realtà è solo una parte dell'intero sapere, quella che più conviene al sistema, quella che serve all'indottrinamento affinché si attui l'obbedienza perpetua e inconsapevole nei confronti dello Stato, il quale detiene il pieno controllo del sistema educativo nazionale, ne ordina le direttrici in termini di qualità e di quantità. Personalmente, dopo aver conosciuto sia la parte di cultura di massa (scuola, Università, tv, teatro, cinema, giornali...) sia una parte di cultura celata, posso parlare con cognizione di causa e rattristarmi profondamente nel constatare quanta cultura venga tenuta delittuosamente nascosta dallo Stato. Nelle Facoltà di Filosofia si studiano Socrate, Sant'Agostino, Cartesio, Kant, Hegel... e tutti quanti a credere che quei filosofi siano i più rappresentativi del pensiero umano. Invece no, invece ne esistono altri forse ancora più profondi di questi, come lo è Max Stirner nei confronti di Kant e di decine di altri filosofi propagandati come 'i più' (suggeriamo la lettura de 'L'unico e la sua proprietà')
Da notare, poi, un altro aspetto molto importante: anche tra i personaggi divulgati nelle scuole ufficiali vi sono molto spesso degli anarchici, ma questo 'particolare' non viene mai menzionato. In arte questo è molto evidente, la maggior parte degli artisti (famosi e non) che hanno attraversato i due secoli precedenti erano anarchici, ma nessun testo ufficiale lo dice. Matisse, Picasso, Ensor, Courbet, Millet, Daumier, Morris, Derain, Kirchner, Duchamp... solo per citarne qualcuno tra i più famosi, erano anarchici, e non poteva essere diversamente. Di più, tutti i testi che si studiano a scuola, controllati dallo Stato, non fanno alcun riferimento al fatto che tra Ottocento e Novecento l'anarchismo è stato un vento fraterno per l'intero pianeta, un manto che ha avviluppato tutti i settori della cultura e che ha influenzato la maggior parte degli intellettuali, compreso Baudelaire e gli altri definiti 'maledetti' o, in Italia, 'scapigliati'. Tutti contro la borghesia e lo Stato. Le Avanguardie sono nate per merito dei principii anarchici, ma gli studenti questo lo ignorano e anche la maggior parte dei professori. Le Avanguardie vanno assolutamente lette in chiave anarchica (conoscendo prima la filosofia anarchica, è ovvio). 
Chi informa questi studenti? Chi informa la massa di questo patrimonio culturale nascosto, di questo universo intellettuale parallelo? Non certo i media tradizionali, come abbiamo visto. Può sembrare assai curioso: Giulio Carlo Argan, a proposito dell'Arte inglese di fine Ottocento (Liberty) definisce John Ruskin 'il maggior critico europeo del secolo' ('L'arte moderna', Sansoni editore, pag 218). E recentemente il New York Times ha detto di Noam Chomsky: 'ci sono buone ragioni per pensare che Chomsky sia il più importante intellettuale vivente'. Ecco, Ruskin e Chomsky, rappresentanti intellettuali di due secoli (Chomsky è ancora vivente), ambedue anarchici. Dovrebbe far riflettere. (sito in italiano su Chomsky). Fabrizio De André, anarchico, diceva di aver avuto dei punti di riferimento culturali precisi. Non si riferiva al Manzoni o a Petrarca, ma ai pensatori anarchici, ai padri dell'anarchismo come Bakunin, Malatesta, Stirner, Godwin, Kropotkin, Proudhon, Thoreau... che a loro volta -dice Faber- 'avranno avuto altri punti di riferimento' che non saranno stati Dante e Dryden, quanto piuttosto Etienne de la Boétie o Giordano Bruno
In conclusione, sarebbe cosa saggia approcciarsi serenamente all'anarchia, senza pregiudizi, per scoprire l'altra faccia della luna che, anche se tenuta oscurata, esiste e contribuisce alla formazione delle maree. Prova ne è anche questo post che risponde a Francesca e, siamo sicuri, non solo a lei. Diciamo anche che fare una lista di nomi di intellettuali anarchici diventa un'impresa colossale, almeno per noi, qui, ora. Quindi è meglio rifarsi agli elenchi dei cataloghi delle case editrici anarchiche: Alcune case editrici anarchiche:
  • PS. Ammesso che si dia d'un tratto la parola in tv agli intellettuali anarchici, perché scegliere soltanto quelli italiani? Nulla in contrario, anzi, ma sfugge forse il fatto che esiste anche la possibilità di tradurre simultaneamente gli ospiti? Sarebbe bello invitare Chomsky o fargli un'intervista registrata, ha molto da dire sulla situazione mondiale e anche italiana. Buon pro' vi faccia.



6 commenti:

Sandra C. ha detto...

Bellissimo articolo,con molti spunti di ricerca,grazie.
Sono molto contenta di avere studiato sull'Argan e di averlo in casa!

coscienza critica ha detto...

Grazie a te Sandra. Argan? Un grande, anche se anche lui si guarda dal pronunciare la parola 'anarchia', probabilmente perché sapeva che altrimenti non sarebbe stato pubblicato con la Sansoni. Devo dire che tra i critici e storici dell'arte c'è però il De Micheli che riesce ad aggirare la censura di Stato, scrivendo molto spesso non tanto la parola 'anarchico', ma 'anarcoide'. Astuto. Ciao.

Cirano ha detto...

io inviterei Franco Schirone da Milano....

Anonimo ha detto...

Ringrazio moltissimo per la risposta (sono contenta che sia stata stimolo per un articolo sul sito). Ora vado a studiare...
grazie CC,
federica, Roma

coscienza critica ha detto...

Grazie a te, Federica. E buono studio. Questo tuo approccio all'anarchia è il più corretto.

egill-larosabianca. ha detto...

Io penso che anarchico sia un modo
di concepire l'esistenza,credo sia
una qualità che poi bisogna coltivare
i maestri che prima di noi hanno
scritto e dato esempio del vivere
in dignità,hai citato Bruno,Pasolini
due a cui hanno chiuso la bocca-
Egill

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