martedì 4 ottobre 2011

Amanda, Raffaele e l'opinione della gente

Siamo contenti che la cosiddetta 'opinione pubblica' abbia espresso la propria opinione in merito alla sentenza di Amanda e Raffaele. C'è chi grida 'vergogna' contro i giudici, c'è chi valuta corretta la sentenza di assoluzione. In tutti i casi abbiamo visto come la gente abbia partecipato attivamente a un fatto giuridico, prendendo una posizione netta e sicura. Non è l'unico caso. Ma a noi, qui, non importa entrare nel merito della sentenza. A noi importa farvi prendere coscienza. Di che cosa? Di tre cose:

1) Normalmente si ha il pensiero comune (sbagliato) secondo cui il popolo non sarebbe in grado di valutare e gestire le cose della vita, per cui affida ogni mansione di 'responsabilità', o presunta tale, a mille autorità, in questo caso giudiziarie. Si pensa infatti, erroneamente, che il popolo abbia necessità di figure autoritarie in grado di prendere decisioni per tutti. Ma noi abbiamo visto che i giudici sono stati a loro volta giudicati da voi, quindi nella vostra coscienza non hanno ricoperto quel ruolo autoritario a cui obbedire ciecamente (come morale autoritaria e borghese impone), inchinarsi rispettosamente, e su cui riporre la fiducia iniziale.

2) Se vi siete arrogati il giusto diritto di criticare, se avete pensato correttamente di inserirvi nel merito della sentenza, di prendere una vostra posizione, come potete ancora credere al sistema della delega elettiva e al fatto che 'la decisione dell'autorità è insindacabile'? Una persona che delega, se fosse davvero convinta della bontà di questo metodo e soprattutto onesta e coerente con se stessa, dovrebbe sempre accettare di buon grado le decisioni decretate dai suoi delegati, dalle sue autorità. Richiamarsi al presunto 'diritto di opinione' è quantomeno ridicolo in questo sistema in cui l'opinione della 'ggente' non vale niente, se non nell'urna elettorale per eleggere qualcuno che poi, a sua volta, le toglierà il 'diritto di opinione' nelle decisioni della vita. Quante volte in mille documenti abbiamo letto la formula 'la decisione della giuria è insindacabile' e cose del genere? E tutti a rispettare la norma, altrimenti... E chi di voi potrebbe oggi esprimere davvero la propria opinione in tv? Quanto vale, ad esempio, la tua opinione in merito alle decisioni del tuo capufficio? E magari quante volte ti è successo di avere idee migliori e più giuste di quelle sue? Oggi però voi, con la vostra critica ai giudici di Perugia, avete depennato la parola 'insindacabile', l'avete oltrepassata con la massima noncuranza, ma nello stesso tempo avete commesso un reato, avete disatteso una norma borghese, una regola di falsa morale. Siete stati tutti degli ottimi anarchici, perché siete stati tutti semplicemente e magnificamente PERSONE.
Il vostro diritto di opinione e di critica è sacrosanto, ma dovrebbe essere applicato sempre, valorizzato, e soprattutto dovrebbe essere messo in atto. Non credete? Invece no, voi delegate, affidate ad altri l'opinione, la decisione, la vostra stessa vita (e anche la nostra). Chiediamoci fino a che punto l'opinione delle persone valga, se esistano limiti alle vostre opinioni, e perché questi limiti esistano, dove vengono imposti, e soprattutto da chi. Chiediamoci quando e quanto l'opinione di un singolo, in questo sistema gerarchizzato, venga presa in considerazione. Il sistema democratico? La maggioranza? Ma questo tipo di democrazia è solo una dittatura della maggioranza, per quale motivo una minoranza dovrebbe subire le opinioni (contrarie) di una maggioranza? E siamo sicuri che l'opinione di una maggioranza, in quanto tale, sia quella più giusta? La Storia -e oggi la cronaca- ci insegnano che l'opinione della maggioranza non è sempre giusta. E allora? La subiamo? Sì, in questa cosiddetta 'democrazia' tutti subiamo i diktat delle varie maggioranze, per giunta delegate! Una bella presa per i fondelli, anche perché sia con una, sia con l'altra maggioranza, il popolo non ha mai conosciuto giustizia negli ultimi 3000 anni (età della nascita dello Stato). Insomma, quello della delega non è mai stato un buon sistema di gestione della società. E come si fa allora?
Quando Gaber cantava 'Libertà è partecipazione', non intendeva -come molti credono- la democrazia rappresentativa, dove la delega è un obbligo categorico, assolutamente no; la canzone va letta in chiave eminentemente anarchica, dove la partecipazione è quella reale, attiva, di tutti, diretta. La libertà è autogoverno del popolo. Ben l'hanno capito gli indignados del mondo. E Gaber intendeva proprio la democrazia diretta, che è anarchia, assenza di autorità, assenza di delega, è decisione partecipata del popolo per il popolo. Nel testo di Gaber si citano anche l'Uomo e la Natura ('vorrei essere libero come un uomo, come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la Natura'), e non è un caso: in anarchia le sole leggi che sovrintendono ogni cosa sono quelle che appartengono alla morale naturale. In anarchia gli uomini e le donne partecipano alle decisioni sulla base delle leggi di questa morale, quella della vita stessa, non quella dettata da altri uomini per il loro tornaconto personale ('diritto romano' e 'diritto divino' sono regole falsamente morali costruite ad hoc per i privilegi delle rispettive caste: Stato e Chiesa).

3) Tutti voi, anche se non ve ne accorgete, applicate ogni giorno i principii dell'ideale di libertà, dell'anarchia. Lo avete dimostrato anche nel caso Amanda-Raffaele, lo dimostrate ogni volta che prendete la posizione di un'autorità e la criticate. Si dice che in Italia tutti sono 'Tecnici della nazionale di calcio' o 'allenatori', tutti hanno opinioni e si vantano di saperne più dell'autorità in oggetto, sia esso allenatore, amministratore di condominio, capufficio, ministro, giudice, presidente... E perché non prendere in considerazione le vostre opinioni? Noi crediamo in voi, e certamente voi non siete meno delle autorità (sempre presunte). Allora -vi state chiedendo- noi tutti possiamo essere eletti? Certo, potenzialmente sì, solo che la vostra elezione comporta di nuovo una delega da parte degli altri, quindi si torna da capo e non si conclude mai nulla. Il problema non è essere letti, non è salire su un trono, ma essere considerati in quanto persone con una propria opinione (giusta o sbagliata che sia), con una propria intelligenza. Occorre capire che esiste un altro sistema per gestire la società, basta deleghe, la Storia ci sta imponendo di capire che abbiamo sbagliato, che ci siamo fatti ingannare.
Nel libro 'Anarchia come organizzazione', Colin Ward dimostra in che modo l'anarchia si realizza ogni giorno, per merito del popolo, ma inconsapevolmente, spontaneamente; in secondo luogo ci insegna a prendere coscienza del fatto che l'opinione del singolo vale quanto quella del gruppo (e viceversa), se indirizzata responsabilmente verso il bene collettivo, che è lo scopo vero della società e della specie umana, quindi dell'anarchia. Perché è questa l'anarchia, è governo del popolo, è autogoverno, è democrazia diretta, chiamatela come volete, ma è vita vissuta, non subìta.

PS. una certa esperienza acquisita ci suggerisce di scrivere questo postum scriptum. Sicuramente voi vi starete chiedendo 'ma come si fa a decidere tutti insieme, senza rappresentanti'? Vi risponderemo volentieri, ma in un prossimo post (questo è già lunghetto). Intanto pensate che nelle numerose realtà anarchiche ogni decisione viene presa davvero collegialmente e senza delega alcuna. Si può fare. Si fa.

Buon pro' vi faccia

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4 commenti:

Bastian Contrario ha detto...

Scusate, ma non capisco bene una cosa. Non discuto il diritto di ognuno di avere un'opinione e di esprimerla, ma non penso che l'esempio di Perugia sia il più adatto per parlare di anarchia.
A parte che non si capisce quanto l'opinione della folla di ieri fosse suffragata dalla effettiva conoscenza del "fatto", ieri in molti urlavano "dateli a noi", manifestando un'evidente volontà di linciare i non più assassini.
In che modo un linciaggio può essere tollerato?

coscienza critica ha detto...

Il caso proposto, lo abbiamo già specificato nel post, non vuole entrare nel merito, ma essere spunto di riflessione. A noi interessa dire che ognuno ha un'opinione e che questa molto spesso (se non sempre) si sovrappone a quella imposta dall'autorità, si sostituisce ad essa. E' questo il senso del discorso. Sostituire l'autorità è pratica comune, e questa è anarchia pura. Poi, sul particolare, sulle modalità di opinione, è un altro tipo di discorso che rientra nella materia formativo-caratteriale di ognuno, in ciò che ognuno ha assimilato dalla propaganda, dall'ambiente culturale. Totalmente un altro discorso.

Bastian Contrario ha detto...

Ringrazio per la rapidità della risposta.
Penso però che associare una spiegazione condivisibile ad un fatto come quello scelto equivalga a buttarla via.

Bastian Contrario ha detto...

Ho mandato quattro giorni or sono un commento che però non vedo ancora pubblicato: potrei sapere il motivo?

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