venerdì 9 dicembre 2011

Ragionando per conto mio

Torno a casa dal lavoro e sento la notizia del pacco bomba recapitato a Equitalia e che ha ferito il direttore generale dell'agenzia di Roma. Parlano di attentato di matrice probabilmente anarchica. Vabbè è la solita storia che si racconta sempre in questi casi (sempre smentita dopo), e credo che anche questa volta la mano anarchica non c'entri niente, per un semplicissimo motivo: un anarchico non recapita esplosivi sapendo che un pacco-bomba può esplodere nelle mani di chiunque. Se questo pacco ha colpito proprio il direttore locale di Equitalia la cosa è ancora più dubbiosa, secondo me. Ci voleva una precisa conoscenza del funzionamento di reception postale per sapere che quel pacco avrebbe colpito proprio il direttore. Che vi sia un dipendente incazzato a Equitalia? Scherzi a parte, questi ordigni (preparati da chissà chi) sono sempre serviti per addossare le colpe agli anarchici, tutti insieme, complessivamente, gli anarchici di tutti i tempi (!!), anche se l'azione di difesa anarchica ha carattere individuale e non usa mai l'azzardo come nei casi dei pacchi. Come se l'attività anarchica di base fosse lanciare bombe. Siamo al delirio ormai storico, senza contare che la FA(I)nformale non è mai stata riconosciuta dagli anarchici della FAI. Insomma, secondo me siamo di fronte a un escamotage ormai testato che lascia il tempo che trova e, ahimé, un ferito. Certo mi dispiace per il ferimento della persona, ma ci tengo a sottolineare il fatto che mi dispiace ancora di più per la moltitudine di gente colpita duramente (e spesso ingiustamente) da Equitalia, il cui operato non è certo così immacolato ed equo (VEDI).

PS. L'inaudita violenza di Equitalia si accanisce anche su un ammalato di alzheimer, per 63 euro. E l'anziano ammalato perde la casa (vedi).

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4 commenti:

Juanne Pili ha detto...

Rispetto la tua posizione, (non è per niente facile) tuttavia - a prescindere da chi sia stato - lo trovo un gesto più che giusto. Oltremodo anarchico. Per almeno tre motivi:

Primo, perché il pacco aveva un destinatario e la fatalità poteva capitare anche a Gaetano Bresci. Ovvero, la sicurezza di Bresci nella sua mira sta alla sicurezza del "bombarolo" nel costruire un ordigno.

Secondo, perché vorrei capire come fa la FAI a prendere una decisione unanime in questi temi, in così poco tempo. Non ci credo che sono tutti in linea con questa posizione. Da quando poi bisogna essere accreditati per essere anarchici? dove si va a dare l'esame?

Terzo, perché il direttore di equitalia non sarà mai processato per i suoi crimini, anzi per lo stato egli è un onesto amministratore.

Ribadisco comunque, il mio rispetto per chi in ogni caso rifiuta questo genere di lotta. Mi rendo conto di esprimere un pensiero non condivisibile per molti.

coscienza critica ha detto...

Bresci guardava negli occhi il re, fu un'azione diretta, mentre questo bombarolo si è affidato al caso e all'imponderabile. Quando Malatesta seppe del regicidio si premurò di riconoscere che fu un atto per cui dispiacersi, ma sottolineò che era più grave quel che il re aveva fatto nei confronti dei cittadini. Proprio come è scritto nel post di questo blog.

L'azione anarchica è sempre individuale. Il riferimento alla FAI non vuole essere corporativo, ma di coerenza unitaria all'idea (che non è quella di sparare nel mucchio affidandosi al caso). Proprio perché l'azione anarchica è individuale, è saggio stare attenti a coloro che commettono azioni in nome e per conto dell'anarchia, quando possono essere dei fasci assoldati o una fantomatica FaInformale che utilizza -guardacaso- l'identico acronimo della Federazione. Per istinto e per una certa logica mi fa venire in mente la falce e martello lasciata sui muri dai fascisti.

Proprio perché quel direttore si è trasformato in vittima onesta mi fa nutrire dubbi sulla matrice anarchica. Sembra la storia delle tante installazioni di cimici nell'ufficio di tal tale autorità, o come il duomo scagliato in faccia a Berlusconi (un ladro, ma quanta pena)

Se invece il bombarolo sapeva perfettamente chi doveva aprire il pacco (e qui ci vuole chiaroveggenza perché a certi livelli io un dubbio me lo farei venire, penserei quantomeno a una segretaria, forse, chissà, nel dubbio mi astengo), avrebbe dovuto esagerare nell'esplosivo, altrimenti sarebbe stato meglio imbrattare di merda la sede o lasciare un bel segno sulla carrozzeria dell'auto (lascio a te l'interpretazione del 'segno' e la sua consistenza).

L'azione anarchica, come sai, è una reazione umana di difesa. Quando è vendetta personale il nemico si guarda negli occhi. Quando è vendetta in nome del popolo, non sono questi pacchetti che lo rinfrancano. Nei primi anni del Novecento, neppure un carretto carico di esplosivo che fece saltare in aria wall street riuscì a cambiare le cose, purtroppo. Molti hanno anche scordato quell'evento.

Juanne Pili ha detto...

ma sottolineò che era più grave quel che il re aveva fatto nei confronti dei cittadini. Proprio come è scritto nel post di questo blog

Ragione per cui rispetto la tua posizione. Io resto della mia, perché nel piano dove è esploso l'ordigno erano ammessi solo i funzionari, quelli che ridono sotto il letto durante i disastri, assieme ai loro garzoni ignavi.

EsIstEgal ha detto...

Ho scritto alcuni giorni fa una breve riflessione su questo argomento, decisamente in sintonia con quello che leggo ora qui!

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