sabato 23 giugno 2012

Le strade dell'odio sociale

E' sorprendente notare come le persone che fino a ieri stavano in mezzo al popolo, una volta giunte al soglio governativo (elette o no) imparino immediatamente ad essere contro lo stesso popolo. Da ciò si evince che non è mai l'uomo a cambiare lo Stato, ma esattamente il contrario. E' il tragico gioco gerarchico, quello che ci insegnano fin da quando siamo in fasce, dove a valere non è mai la persona, ma il ruolo che essa ricopre. Non è un caso che il sistema educativo nazionale e la mentalità borghese insegnino ai bambini a competere per ogni cosa e ad ossequiare i ruoli e le posizioni sociali. Il pensiero unico imposto attraverso la scuola e i mass-media non fa altro che allenare ogni individuo all'obbedienza nei riguardi di qualsiasi autorità, facendo annegare nel mare dell'oblìo tutti i valori umani che possiede una persona in quanto tale. Così l'essere umano soccombe in favore del ruolo, del mestiere, della posizione nella scala gerarchica. E tutti ambiscono ai ruoli, anziché ad essere persone.
La società che riceve questo imprinting non potrà far altro che alimentare la cultura del dominio, quindi dell'aggressività, sia in chi esercita l'autorità, sia in chi la subisce. Va da sè che, in questo modo, i crimini diventano persino fisiologici e sistemici, facendo apparire questo perverso meccanismo normale, naturale. E' sufficiente che un alunno venga eletto capoclasse perché quell'alunno, imbevuto di cultura del dominio (i bambini copiano il comportamento delle loro maestre), diventi immediatamente autoritario nei confronti dei compagni, così come un semplice condòmino eletto amministratore di un palazzo, o un impiegato nominato vice-qualcosa o capo-qualcosa, fino a vedere una semplice professoressa universitaria diventare ministro e distruggere in un attimo i diritti dei lavoratori conquistati in cento anni di lotte. Figuratevi dei massoni mafiosi, già ricchi di loro, borghesi dalla nascita, quindi distanti dal popolo, che si fanno eleggere a capo di un partito per mirare al vertice della piramide del comando. E nell'ottica dell'azione elettiva di un popolo per un governo, onestamente non crediamo che sia più responsabile e integerrimo un popolo che si autopunisca, piuttosto che un popolo punito da parte di un governo non eletto. Sarà un caso che la Chiesa insegni che l'autopunizione è cosa buona e altamente morale? Senza giustificare né l'uno né l'altro tipo di governo, è assai più miserevole e indegno un popolo che elegge di suo pugno chi lo dovrà bastonare. Tutto ciò è aberrante e innaturale, lo diceva anche Erich Fromm che sul tema della presunta aggressività umana si è espresso molto chiaramente (QUI).
Quando l'essere umano avrà capito di essere stato imprigionato in un meccanismo malato e perverso, comincerà una nuova èra di pace, di giustizia, di libertà, riprendendo il felice discorso interrotto 3000 anni fa. Ma l'essere umano non c'è più, al suo posto ci sono soltanto ruoli e medaglie da conquistare. Ogni podio contiene l'idea di ingiustizia e di fascismo.

'Nessun uomo ha ricevuto dalla Natura il diritto di comandare gli altri' (Denis Diderot).

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3 commenti:

coscienza critica ha detto...

Caro Daniele, anzitutto posso confermarti il fatto che anche in Italia esistono varie comunità anarchiche, da Urupia alla libera repubblica della Val Susa, passando per gli Elfi delle montagne pistoiesi, a Bussana Vecchia (il villaggio autogestito dagli artisti), e tante altre realtà ed ecovillaggi. Ma già il fatto che di queste comunità non se ne conosca l'esistenza risponde perfettamente alle tue domande. Come può un nuovo sistema di gestione sociale sostituire lo Stato, se dell'anarchia si censura ogni cosa e -addirittura- la si criminalizza? Chi conosce veramente l'anarchia? Non certo la massa. E non dobbiamo sperare che i mass-media comincino a diffondere informazioni corrette sull'anarchia, perché sarebbe davvero una speranza vana. E dire che i maggiori intellettuali mondiali sono stati e sono anarchici, ma chi lo sa? Il più grande intellettuale vivente (a detta del NY Times) si chiama Noam Chomsky ed è anarchico, com'è che non se ne parla mai in tv o a scuola? E' di moda il 'pensiero unico', che risponde soltanto alla piega voluta dallo Stato e dal capitalismo. Tutta roba intrinsecamente fascista.
Quindi è un fatto di conoscenza (che crea coscienza), un altro sistema esiste ed è validissimo, ed è quello con cui abbiamo vissuto per centinaia di migliaia di anni. Perciò, non potendo fare affidamento sui mass-media, dobbiamo fare opera di divulgazione con altri mezzi. Uno di questi è internet.
Grazie a te.

Unknown ha detto...

Sto' seguendo il vostro blog da un po' di tempo ed ho una anima anarchica.
Faccio questa premessa perche' quello che sto per dire forse non piacera' a tutti.
Sono certa che un grande inganno, oltre la disinformazione, stia nella fretta e nell'uso delle etichette.
Anche nei vostri articoli vedo che si fa' nel medesimo modo.
In occasione del terremoto, avete pubblicato un articolo dove dicevate, con ragione, parlando dell'aiuto spontaneo dato dalla popolazione: "tutti anarchici senza saperlo".
Sapete perche' e' difficile saperlo?
Perche' la fretta fa' scrivere una etichetta invece di dare il tempo per descrivere una situazione, un comportamento, un sentimento.
Finche' la comunicazione usera' le etichette non riusciremo mai a comunicare sulla base dell'onesta' e daremo spazio a chi ci governa, disonestamente, di ingannarci.
Vi saluto e mi firmo:
Una persona che crede alla solidarieta' all'onesta' ed alla cooperazione e fa' del suo meglio per vivere con coerenza (etichetta: anarchica!)

coscienza critica ha detto...

cara maria giusi
l'anarchia non è un partito, è un modo di pensare, quindi non può essere un'etichetta. Se l'hai letta in quel modo forse l'etichetta sei tu ad averla in coscienza. Ma non vuole essere una critica malevola, ci mancherebbe. Ci chiedi per quale motivo nessuno sa di essere anarchico, e tu dài una tua risposta. La verità è un'altra. Il 'lavoro' di questo blog è sempre stato quello di far conoscere l'anarchia nelle sue forme e nelle sue manifestazioni, proprio perché nessuno sa di essere anarchico/a in nuce. Allora l'unico modo per far conoscere la natura anarchica dell'essere umano è proprio quello di dirgli: guarda che quel che fai si chiama anarchia. Ora so che a molti non anarchici dà fastidio evidenziare le forme anarchiche del quotidiano, perché dell'anarchia se ne deve parlare solo per criminalizzarla, ma noi preferiamo fare come Colin Ward che nel suo libro 'Anarchia come organizzazione' cita le moltissime manifestazioni di anarchia spontanea e inconsapevole del popolo. Lui con l'anarchia ci ha fatto pure un titolo di un libro, e non la vediamo affatto come un'etichetta, ma come una doverosissima precisazione. Conosci per agire, agisci per conoscere.
Ciao

PS. noi non abbiamo fretta, questo blog che arriva al suo quarto anno di vita ne è la testimonianza. I post che accoglie, se letti, offrono un'analisi profonda dell'anarchismo. Di situazioni, comportamenti, e sentimenti sui modi anarchici ce ne sono a iosa. Forse è solo chi legge ad avere fretta di giudicare.

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