venerdì 17 agosto 2012

Non conoscere l'anarchia e volerne comunque parlare

Se ne sentono di tutti i colori, credeteci. Per un anarchico che si trova ad ascoltare o a leggere riferimenti sull'anarchia da parte degli ignoranti in materia, è come ascoltare una talpa che si cimenta nella dissertazione sugli anelli di Saturno. Ora, l'anarchia è una 'materia' complessa già per un anarchico, cosa volete che possa mettere in croce a parole uno che dell'anarchia possiede solo ipotesi, e queste ipotesi non sono altro che il frutto rielaborato -e anche piuttosto marcio- delle idiozie create ad hoc e messe in circolo dal sistema?
Ci chiediamo poi per quale strano meccanismo psicologico sembra che ognuno debba sentirsi quasi in obbligo di intervenire sul tema. Fateci caso, quando ad esempio su un social network si legge un pensiero sull'anarchia, puntuali arrivano quelli che, indispettiti e profondamente ignoranti sul tema, con una battuta e un luogo comune pretendono non solo di far la figura di un Pico della Mirandola, ma di distruggere in un sol colpo intere biblioteche, affossare centinaia di pensatori anarchici, anche del calibro di Noam Chomsky ('probabilmente il più importante pensatore vivente' secondo il New York Times), il quale evidentemente non è riuscito in tutti questi anni a raggiungere il grado intellettivo e cognitivo del dispensatore di stereotipi. Dicevamo: quale meccanismo psicologico sottende alla irrefrenabile voglia di intervenire sull'anarchia, senza neanche conoscerla, o presumendo di conoscerla? Ci sono poi quelli che non esitano neppure a tirare in ballo la religione quale esempio di illuminata speranza per il futuro. Insomma, perché ci si deve rendere ridicoli a tutti i costi anche agli occhi di chi conosce almeno un poco l'anarchia? Forse perché si sa in anticipo che gli anarchici generalmente non rispondono alle stupide sortite di quei commentatori improvvisati per una sorta di compiacenza nei loro confronti o di compassione o di 'sorvolo obbligatorio' sugli sterili commenti? O forse perché tutti capiscono intimamente che l'anarchia rappresenta il massimo grado di libertà, e che quando si parla di libertà ognuno si sente toccato in prima persona? Già, dev'essere così, ma quando ci si sente toccati da un'idea di libertà, vuol dire soltanto una cosa, che non si è liberi.

Consiglio: meglio armarsi di (vera) conoscenza prima di fare la figura delle talpe.

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Concordo, hai proprio ragione... L'anarchia da pensiero filosofico e politico è diventata un sinonimo di caos e simili.

coscienza critica ha detto...

A Anonimo:
e non c'è niente di più pericoloso che essere convinti di una cosa sbagliata.

Anonimo ha detto...

fra l'altro i "questo mondo fa schifo", "i politici sono una vergogna" ecc. abbondano sulle bocche dei più, ma poi anche di fronte a chi vorrebbe fornirli di strumenti per cominciare a informarsi sul tema le persone non riescono a fare quel passettino per iniziare e rifiutano a prescindere di approfondire la cosa.non vogliono vedere, non volgiono sentire, non vogliono sapere

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