mercoledì 19 settembre 2012

capitolo 3: le prigioni

(Da 'Lo Stato come industria di se stesso')

Le prigioni, gli istituti di reclusione in genere, comprese le strutture che rinchiudono i malati mentali, sono i reparti dell'industria che più manifestamente dichiarano se stessa. Si tratta di reparti isolati all'interno dell'isolamento dell'industria, e sono spazi in cui si acuiscono le limitazioni alla libertà dei lavoratori, fino alla completa cancellazione. A questi spazi sono destinati anzitutto i lavoratori che hanno assorbito pienamente il modello autoritario e gerarchico dell'industria, servendosene a scopo personale e influenzando negativamente le finalità dell'industria. Invece i lavoratori che si servono dell'autorità a scopi personali, ma che favoriscono l'industria, sono esenti dai luoghi di reclusione. Un'altra categoria di lavoratori passibile di reclusione è quella dei 'ribelli', di cui fanno parte quei lavoratori che hanno capito sia il ruolo loro assegnato, sia la finalità dell'industria, e operano per il boicottaggio dei meccanismi del sistema o per la loro distruzione. Ogni ingranaggio dell'industria criminale, anche il più piccolo, è posto sotto sorveglianza e non deve essere manomesso. I reparti di reclusione puniscono chiunque attenti alla fabbricazione continua dello Stato.

(Per leggere i capitoli precedenti cliccare sull'etichetta 'metastasi', sotto questi banner).

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8 commenti:

Anonimo ha detto...

Salve, vorrei chiarirmi questo dubbio e chiedo a lei: Che differenze ci sono tra i collettivisti (anarchici-comunisti) e individualisti? Ovviamente a parte il fatto della cooperazione e aiuto reciproco (che sono, credo, presenti soltanto tra i primi).

Grazie.

coscienza critica ha detto...

Ciao. Per rispondere alla tua domanda non mi basta un commento. Pensa che riguardo all'individualismo, Max Stirner ha scritto un intero libro di filosofia (L'unico e la sua proprietà). L'anarchia è un mondo variegato di riflessioni e di pieghe filosofiche, ma tutte hanno un solo scopo: abolire le autorità e le gerarchie, causa di tutti i mali sociali, e riportare il mondo e gli esseri viventi alla loro naturale e antica armonia. Quindi percorsi diversi per una sola mèta. Qualche autoritario tenta subdolamente, ma invano, di indossare la maschera dell'individualismo per innestare germi di autoritarismo e procurarsi una sorta di pseudo-potere personale (che in verità è servilismo verso il sistema), ma chi conosce bene l'anarchia individua subito queste figure. D'altra parte è facile individuarle, dato che alcuni sedicenti individualisti propongono se stessi in maniera eminentemente contraddittoria e autoritaria, scambiano cioè l'individualismo per un arbitrio personale negativo, e non importa quale sia poi l'effetto di tale arbitrio. Ad ogni modo, io penso che faresti meglio a leggere il libro di Stirner (assolutamente geniale), o di cercare su anarchopedia ciò che ti serve sapere. Le mie sono considerazioni personali.

Anonimo ha detto...


Si, il libro di Stirner lo conosco (anche se mai letto). Ho cercato qualcosina su Anarchopedia e ho trovato differenze anche sulla concezione dell'organizzazione (gli individualisti non l'accettano). Infine gli individualisti preferiscono isolarsi e gestire da soli il proprio lavoro-terreno come meglio credono. Forse è da questo che nasce il principio della disparità?

Saluti.

Anonimo ha detto...

Ciao, sono di nuovo io.
Leggendo un pò in giro mi sono imbattuto negli anarchici individualisti che ritengono che l'organizzazione sia un germe di autorità (seppur minima) e comunque sia non garantisce la libertà di tutti gli individui (in effetti l'unanimità completa non esiste in alcuni casi, e in tal caso si procede con la maggioranza...). Domanda: Tu da collettivista, cosa rispondi a queste osservazioni?


Saluti.

coscienza critica ha detto...

Anche se io fossi collettivista, non credo sia importante la mia opinione sugli individualisti, questo non è un diario online. Ognuno di noi dovrebe farsi una propria opinione a partire dalle fonti dirette e dai fatti, non dalle opinioni altrui. Ciò che posso dire è di porre più attenzione alla parola 'autorità', che può essere interpretata in maniera diversa dal comune intendere. L'individualismo differisce solo per modalità di attuazione. Tutti gli anarchici libertari, individualisti e non, sono molto uniti per via dell'obiettivo comune. E' ciò che conta veramente. I collettivisti aragonesi e catalani, quando hanno applicato l'anarchia nel 1936, non hanno fatto altro che raggiungere l'obiettivo.
Poi è anche vero che forse ci sono individualisti che si spacciano per anarchici, ma sono sostanzialmente fascisti che cercano una maschera o un'etichetta per soddisfare la propria autorità. Quelli non c'entrano niente con l'anarchia. Ciao

Anonimo ha detto...

"individualisti che si spacciano per anarchici, ma di fatto sono fascisti". Sai cosa mi ricorda? il Nietzsche che è stato interpretato con una logica nazista... e in effetti anche l'opera di Stirner (in quanto simile sotto alcuni aspetti) potrebbe essere facilmente fraintesa. Beh, sicuramente quello che dici è probabile... è molto più facile trovarli nell'individualismo che nel collettivismo.
Ti voglio fare una domanda sull'anarchismo di Stirner (in attesa del libro hehe...): Io so che nel comunismo libertario ci sono delle regole morali-naturali basate sulle esigenze delle singole comunità, nel individualismo invece non ci sono... In quanto minano "l'io" e la sua mia massima libertà...

Dimmi se ho cannato in qualche punto, nel modo che mi possa correggere.

Saluti.

coscienza critica ha detto...

Non insegno anarchia a nessuno. Se tu hai ricavato quelle conclusioni, è perfettamente inutile che io sostenga le mie, che magari sono diverse dalle tue, oppure no. Hai già calibrato secondo il tuo personale modo di percepire l'anarchia. Se a te sta bene, è tutto ok. Le mie opinioni non servono. Dico solo -e concludo- che qualsiasi percorso mentale non può essere inscatolato e archiviato. Semmai è l'obiettivo che non può essere travisato in alcun modo, e tale obiettivo è una società giusta, libera, pacifica. Come ci si arriva... ognuno sceglie secondo le proprie attitudini e i propri mezzi.

Anonimo ha detto...

Si, ma secondo me non è porsi da "Autorità" per insegnare o imporre qualcosa, o almeno, non in questo caso, non in questo contesto... Tu, a giudicare da quello che scrivi, sei più ferrato di me su questo tema... Io chiedo e lo faccio attraverso delle domande, leggo (il fatto è che anche il leggere un libro ti fa "assorbire" il punto di vista dell'autore)rielaboro e tiro fuori le mie conclusioni che sono assolutamente soggettive e imparziali. Volevo sapere soltanto se nell'individualismo ci sono delle regole o meno (intendo una volta sciolta l'associazione), inoltre volevo capire la concezione della proprietà privata(ovviamente credo che sia differente da quella borghese/capitalista, ma il fatto è che, dal mio punto di vista, la proprietà è una cosa inconcepibile in una società anarchica)?


Possedere delucidazioni è fondamentale (magari le mie conclusioni sono incoerenti o del tutto distaccate dal tema...),talvolta le risposte aiutano a comprendere e ad approfondire meglio un determinato argomento.

Grazie.

.

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