domenica 30 settembre 2012

Ma che cosa vuole il popolo?

I popoli del mondo vogliono solo tre cose:
  1. riprendersi la libertà che la natura ha dato loro e che tutti i governi hanno oppresso da 3000 anni in qua.
  2. la giustizia, che equivale al concetto altissimo del rispetto dell'uguaglianza nelle diversità (o rispetto delle diversità nell'uguaglianza), ma per ottenere questo occorre prima liberarsi mentalmente e fisicamente da tutte le divisioni che il sistema ha costruito attraverso il 'divide et impera'.
  3. la pace, conseguenza logica e naturale delle prime due, che si manifesta per mezzo di assestamenti spontanei della condizione di libertà di un popolo.
Come è facile capire, e come la Storia ci insegna, la libertà, la giustizia e la pace sono elementi vitali che nessun governo potrà mai dare al popolo, perché significherebbe il suicidio dei governi stessi, significherebbe consegnare al popolo il suo diritto naturale di autogovernarsi e farsi le proprie leggi condivise da tutti, senza più deleghe. Perciò nessun governo, nessuno Stato, consentirà mai alla propria autoestinzione.
Nel corso della Storia abbiamo visto che i popoli in rivolta non sono riusciti, alla fine, ad ottenere la libertà, la giustizia e la pace, questo perché le rivoluzioni sono in genere cavalcate opportunisticamente da un partito, da un capo, da alcune figure che, una volta raggiunto il soglio del potere, hanno rimesso in piedi la macchina statale della servitù e dell'oppressione. Quelle rivoluzioni sono ben accolte dal sistema, spesso è proprio il sistema che le fomenta, e sono anche quelle che vengono fatte studiare a scuola quale unico esempio di rivolta, che invece non è. Altre vere rivoluzioni esistono, sono esistite, sono quelle non delegate, ma lo Stato fa di tutto per tenerle nascoste, per paura di emulazioni.
Il pericolo del fallimento del popolo nella sua rivoluzione è perciò sempre presente, fintanto che la rivolta viene manipolata, delegata, imbandierata, preordinata. E il pericolo accresce a dismisura allorché il popolo si trova al limite della sua sopportazione. E' il nostro caso. E' il caso dei popoli europei, a cominciare da Grecia, Portogallo, Spagna, Italia. Il rischio, l'errore storico, è quello di trovarsi di fronte a un'energia immensa di popolo controllata e cavalcata da qualche nuova oligarchia profittatrice, sempre in agguato. I sentimenti del popolo, giusti, sacri, sono talmente fragili in questi momenti di oppressione sistemica, che basta una voce un po' più alta delle altre che parli a suo nome, che tocchi le sue corde emotive, per far sì che tutto un popolo consegni la propria rabbia nelle mani di quel manipolo profittatore, col risultato che a un Luigi XVI succede sempre un Napoleone. E addio libertà, giustizia, pace.
E' molto facile correre il rischio di costruire nuovi autoritarismi locali, come nel caso di quei movimenti separatisti, secessionisti, indipendentisti, che si fanno finto carico delle istanze sacrosante del popolo di una regione (che si considera tale, quindi un'isola a sé, per costruzione sistemica), ma che utilizzano la forza della base per erigere una nuova piramide, quindi creare ancora servi e padroni, ricreare il sistema. Di solito questi movimenti propongono una bandiera, di per sé simbolo di divisione, e abbiamo detto che la giustizia si ottiene solo nel rispetto dell'uguaglianza nelle diversità; oppure propongono statuti e regolamenti che se da una parte possono essere (e lo sono) ottimi specchietti per le allodole (vedi costituzione italiana), dall'altra parte sono la base di un potere gestito dall'alto, quindi delegato, che sfocia sempre in un nulla di fatto per il popolo. Questo, nonostante il manipolo oligarchico giuri in tutti i modi di fare la volontà popolare, e nonostante il popolo si riconosca totalmente in ciò che altri scrivono o dicono per lui, in sua vece.
E allora che fare? L'unica strada ce la insegna sempre la Storia. L'autogestione della forza, delle risorse, dei mezzi e del potere. Un esempio può essere senz'altro la Comune di Parigi del 1871, ma altri esempi più moderni possono essere presi, l'autogestione anarchica di Barcellona del 1936-37 è ancora un faro che risplende nella buia notte dell'oppressione storica dei popoli. E ancora, dei nostri giorni, l'esempio più vicino è quello della lotta del popolo NoTav in Val Susa, dove è stata dichiarata una libera repubblica (della Maddalena), e dove perciò il popolo locale non delega, ma decide per sé, senza padroni, per il bene di tutti. Quando si svolgono le assemblee popolari, le regole, gli 'statuti', le azioni, vengono discussi da tutti, e da tutti approvati, modificati, o rifiutati, non esiste una testa al comando, nessuna mediazione.
In conclusione, occorre fare attenzione intorno a noi. Chiunque venga a propinare dall'alto regole e azioni già preconfezionate e bandierate (sicuramente molto allettanti), è un usurpatore e profittatore, che non ha alcuna intenzione reale di dare al popolo libertà, giustizia e pace. E' sempre Stato così.

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