venerdì 14 dicembre 2012

L'arte degli Inuit

L'arte, la creatività, l'invenzione, la fantasia, sono elementi connaturati all'Uomo, alla persona in quanto tale. Sono segnali di libertà individuale, personale, unica. Può una persona definirsi tale senza la sua prerogativa creativa? No. L'arte è un bisogno essenziale e fondamentale dell'individuo. Ma allora come fanno certi popoli come gli Inuit (eschimesi) che a causa del clima rigido sono quasi privi di materiali tradizionali per fare arte? Come fanno a dar libero sfogo al loro bisogno di fare arte? Al di là dei manufatti di artigianato (gioielli di avorio, costumi, accessori), e di maschere per la danza, presso gli Inuit l'arte si esprime soprattutto attraverso la creazione poetica. Gli Inuit sono uno dei popoli più fecondi al mondo nella creazione di racconti e di poesie, passano molto tempo a inventare storie e canzoni, queste ultime con abbondanza di ridondanze onomatopeiche, ad imitazione dei versi degli animali presenti sui loro territori. L'abilità consiste anche nel saper emettere suoni fortemente gutturali e a ritmo. 

Non è tempo sprecato, l'arte non è mai tempo sprecato, è un'attività necessaria alla persona (quando la persona è davvero tale). Ma per fare arte occorre tempo da dedicare a se stessi, cosa che noi non abbiamo più, ce lo hanno impedito. Gli Inuit sono soliti riunirsi in un luogo appositamente concepito per raccontarsi a turno le loro poesie, i loro canti, i loro racconti. E' come entrare in un museo, ma di creazioni verbali. Noi, che evidentemente non siamo più persone a causa della cultura capitalista e consumistica imposta, consideriamo l'arte un'attività marginale o addirittura inutile per la società, la scuola italiana la contempla per 2 sole ore settimanali e nemmeno in tutti gli istituti, gli artisti non hanno accesso ai ruoli chiave della gestione sociale, e tutte le eccezioni storiche non soltanto confermano la triste regola, ma rappresentano anche uno dei tanti mezzi con cui il potere ha agito esclusivamente per il proprio tornaconto, per la propria propaganda catto-guerresco-borghese, sfruttando gli artisti sia in vita, sia in morte.

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