mercoledì 2 gennaio 2013

Maximilien Luce, postimpressionista anarchico

Quando gli artisti cominciarono a dibattere sul tema arte-per-l'arte eravamo appena usciti dalla rivoluzione francese, accorgendoci però che il tiranno che venne dopo quella 'rivoluzione' fu anche peggiore del primo. E negli anni successivi, anni romantici, fatti di lotte per il pane e di crisi economiche pressoché permanenti, gli artisti proseguirono quel loro dibattito, stavolta ammantati di quell'aura anarchica che i fatti storici e sociali avevano portato in tutta Europa. Tutti gli artisti dovettero affrontare la crudele situazione sociale e denunciarne le cause, trovando nell'anarchismo la leva necessaria per auspicare la rivolta popolare, anche attraverso l'arte. Rimasero ben pochi quelli che, per vigliaccheria o opportunismo, si vendettero al regime (quasi tutti gli impressionisti) guadagnando fama, danaro e gloria.
Maximilien Luce fu un grande artista francese che operò in seno al postimpressionismo (o neoimpressionismo, o pointillisme), non lesinando mai contributi e interventi alla causa rivoluzionaria, e distinguendosi dai più conosciuti George Seurat e Paul Signac per la capacità tecnica eccellentissima, e per i temi affrontati. Il fatto che nessun libro scolastico riporti il nome e le opere di Maximilien Luce rientra sempre nel quadro della propaganda costante di regime che elimina di fatto qualsiasi riferimento anarchico dai piani di studio nazionali, salvo demonizzazione plateale dell'anarchia quando fa comodo. Tutto dire.
Maximilien Luce nasce a Parigi nel 1858, non ebbe certo modo di vivere i moti rivoluzionari antecedenti, ma su tutte le culle d'Europa, quindi anche sulla sua, l'aria della rivolta popolare contro il potere costituito era ben presente e svezzava tutti i figli del popolo. L'artista aveva solo 13 anni quando si trovò a vivere la felice ma breve stagione della Comune di Parigi, e questo condusse il maestro ad esprimere le sue posizioni in maniera netta e decisamente più diretta rispetto a quelle di Seurat e Signac, inclini piuttosto a sperimentare scientificamente il colore e gli effetti della luce. E infatti, uno dei quadri più celebri di Luce è proprio 'Una strada di Parigi nel maggio del 1871', che rappresenta la tragica morte di alcuni soldati comunardi assassinati dai 'soldati regolari' durante la terribile 'settimana di sangue' che precedette il ripristino del regime autoritario repubblicano francese. 

 I morti sono a terra, in primo piano, accanto ai cumuli di sanpietrini, più distante un altro caduto, assassinato, non è una scena inventata, è ciò che l'artista aveva visto e che ha voluto immortalare, anni dopo, consapevole che un grave e colpevole silenzio sarebbe calato sui fatti della Comune e sulla sua atroce fine. Non c'è traccia di quest'opera nei libri di scuola. Qui in basso una versione forse precedente:


L'immensa produzione di Maximilien Luce tocca anche i temi del lavoro, quello duro, quello per cui si muovono le masse in protesta e dalle quali nasce la stessa anarchia come coscienza politica e sindacale. La fabbrica, le ciminiere, i cantieri, le grandi gru del porto di Rotterdam, ma anche il lavoro nei campi, la misera ma dignitosa condizione di chi si sveglia per raggiungere il luogo di lavoro, la solidarietà prestata ai più bisognosi, le strade deserte di quelle città già alienate, dove l'unico divertimento concesso ai poveri è una passeggiata al Quai Saint Michel su cui però incombe l'altro simbolo del potere, la chiesa, Notre dame de Paris. Nessuno scampo per il popolo.

 
La tecnica è sopraffina, di gran lunga più emozionante e precisa di quella di Seurat e Signac, l'attenzione alla scomposizione della luce non impedisce la piena espressione del contenuto, non ne diminuisce il messaggio. E infatti, al contrario di quanto fanno Seurat e Signac, i quadri di Luce partono anzitutto dal messagio, dal tema, e solo dopo vengono tradotti in tecnica pittorica. Il tratteggio, o il puntinismo, tipico del postimpressionismo, nasce in seguito alle ricerche scientifiche sulla luce e sugli effetti della stessa a livello retinico. Se qualche anno prima gli impressionisti avevano già colto questa esigenza (grazie agli studi di Chevreul sui colori complementari), i postimpressionisti esasperano l'aspetto scientifico nell'arte, tanto è vero che si aprì subito un dibattito sul fatto se sia lecito o meno che l'arte si impossessi della scienza e viceversa. Perciò questa corrente durò pochi anni. Gli artisti così continuarono a scomporre la luce secondo criteri eminentemente artistici, che da lì a poco divennero avanguardia e lotta feroce. Maximilien Luce muore a Parigi nel 1941.

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