mercoledì 10 ottobre 2012

Chi sarebbero gli incivili?

(Questo post fa conoscere l'anarchia di tre popoli considerati 'incivili').

 Il popolo, con le sue proprie mani e con il suo sangue, ha costruito tutto su questo pianeta, ma proprio tutto, e lo ha fatto solo per il profitto e la gloria dei suoi padroni. Piramidi, palazzi reali, castelli, cattedrali, intere metropoli, astronavi... Il popolo cinese ha persino costruito un muro di parecchi chilometri. Ma, ancora in fasce, il popolo è stato abituato a credersi un idiota, incapace di governarsi da sé, incapace di lavorare senza uno scudiscio in agguato. Tutto il sistema è stato concepito e montato affinché l'autostima dell'individuo venga distrutta fin dalla sua infanzia (la scuola, ad esempio, con le sue paure iniettate nei fanciulli, ha anche questo scopo). 
Allora io guardo le immense opere che le nostre mani hanno costruito in 3000 anni di statalizzazione, e penso che se la titanica energia impiegata dai popoli fosse stata indirizzata per i bisogni reali dei popoli stessi, per la loro prosperità, a quest'ora il pianeta sarebbe un alveo di pace. Noi dovremmo guardare a quei popoli che si autogovernano e che ancora resistono su questo pianeta, dovremmo imparare da loro non tanto il come si fa, certo anche quello, ma soprattutto a recuperare il senso di autostima e di solidarietà che sono alla base di quegli elementi che noi tutti andiamo cercando per inclinazione naturale: la pace, la libertà, la giustizia.
Sono popoli che erroneamente definiamo 'incivili', 'primitivi', 'selvaggi', 'barbari', 'inferiori', tutti aggettivi che provengono direttamente dalla morale borghese e fascista di cui siamo inzuppati fino al midollo. Ma giocando proprio sulla morale borghese che i padroni hanno voluto inculcarci, utilizzandola per una volta a nostro vantaggio in maniera provocatoria, potrei allora dire: ma se quei popoli primitivi e incivili riescono ad autogovernarsi, noi che ci consideriamo 'civili e 'superiori' dovremmo superarli anche in questo, non vi pare?
Che volete farci, le contraddizioni del sistema sono tante, ma alcune persone sono davvero convinte che senza capi e senza leggi calate dall'alto non si possa vivere, quelle persone si credono allora di molto inferiori ai popoli che esse stesse ritengono 'inferiori'. Paradossi e contraddizioni di un sistema nato marcio e malvagio, ma che si è ammantato dell'appellativo 'civile' a colpi di propaganda costante, ovunque (nascita delle città-stato = nascita della civiltà, dice la propaganda). Queste persone non si pongono alcuna domanda sul motivo per cui il sistema, lo Stato, gli apparati istituzionali di controllo, hanno creato una campagna permanente di svilimento dei popoli liberi, alimentando il razzismo nei loro confronti, appellandoli nei modi più dispregiativi; queste persone non hanno capito che alimentare il senso di disgusto verso 'i selvaggi' serve per tenerle lontane dalla conoscenza di un metodo di gestione sociale pacifico, solidale, umano, che i gestori dello Stato e tutti i governi non potranno mai garantire. Ormai è storia.
Conosciamoli, allora, questi popoli ritenuti a torto 'inferiori e incivili'. Prendiamo solo tre esempi, anche se nel mondo ce ne sono tanti, compresi i gli 'indiani' d'America. Ci stupiamo immediatamente nel vedere la complessità della loro organizzazione anarchica, una complessità di regole autodecise che è la ragione stessa dell'armonia intrinseca della natura, e questa armonia si fonda sulle forze dinamiche dell'esistenza, e non sulla staticità di uno Stato (Stato, status, staticità, metastasi). Se la natura vive e si dipana per intrecci dinamici, anche l'essere umano, per essere vivo e facente parte della natura, deve poter far parte di questi intrecci armonici che non possono essere costretti in regole presuntuosamente assolute e infruttuosamente statiche.

I Tiv
La società dei Tiv, in Nigeria, lungamente studiata dall'antropologa Laura Bohannan, conta 800.000 persone, la loro politica si basa su due formule principali opposte: guastare il Paese, arricchire il Paese. Tutto quello che i Tiv fanno è stabilire, nelle loro decisioni, quali cose rendono la comunità guasta o ricca, dove per 'ricca' si intende soprattutto la preziosità e la maturità della morale, della condotta. Tutto li spinge a migliorare e a migliorarsi. Loro che sono 'incivili' ce la fanno  e si autogovernano, noi che ci riteniamo superiori a loro no. Capite forse anche il motivo per cui il sistema vuole fagogitare anche la Nigeria.

I Dinka
Sudan meridionale, i Dinka sono quasi un milione, e hanno una repulsione verso qualsiasi tipo di autorità. Scriveva un corrispondente del 'Sunday Times': 'suscettibilità, orgoglio e insubordinazione costante sono le tipiche reazioni nei confronti dell'autorità'. I Dinka sanno bene che, per autogovernarsi, le varie comunità devono fare due cose:
1) quando una comunità diventa troppo grande, questa deve sentire l'esigenza di dividersi per costituirne un'altra totalmente autonoma (questo dimostra che la politica centralista dello Stato non può mai garantire quello che ha sempre vanamente promesso, e che invece la politica anarchica del decentramento risponde ad esigenze naturali, e persino ovvie, tant'è che i Dinka sogliono dire con naturalezza: 'era diventata troppo grossa, perciò si è staccata').
2) le comunità, seppur autonome, devono rimanere in relazione tra loro in un rapporto reciproco e armonico di mutuo appoggio (pratica eminentemente anarchica). Le differenze politice autodecise e derivanti dalla scissione rispondono dinamicamente alle esigenze delle comunità, ma queste differenze non sono causa di razzismo o di 'nazionalismo' tra loro stessi.
I conflitti però esistono, certamente, ma voi pensate che esista solo il 'diritto romano' per risolvere le questioni legali? Se pensate davvero che la legge fondata sul tanto decantato 'diritto romano' sia la migliore in assoluto, allora vi invito a leggere il resto.

I berberi dell'Atlante
Ernst Gellner descrive un tipo di processo giudiziario in vigore fino a qualche anno fa presso alcune tribù berbere dell'Atlante, e annota il suo stupore in merito al magnifico funzionamento di un sistema di risoluzione delle controversie diverso dal nostro, che si basa sul 'giuramento collettivo'. Gellner scrive:
'Originariamente questa forma di giudizio funzionava in un contesto anarchico, in quanto non vi era un potere costrittivo che garantisse il rispetto della legge. Ma se non c'era niente che si potesse paragonare ad uno Stato, c'era una società, in quanto tutti più o meno rispettavano lo stesso codice di comportamento e tutti riconoscevano la necessità di un modo di soluzione pacifico delle controversie'.
Colin Ward, che riporta queste realtà nel suo libro 'Anarchia come organizzazione' (consiglio di leggerlo, è un libro prezioso), oltre a illustrare nel dettaglio il geniale funzionamento del sistema giudiziario berbero sopra citato, sottolinea che quel sistema andava bene 'per dispute ad ogni livello, tra famiglie o tra federazioni di tribù che comprendevano migliaia di persone' (col diritto romano non si risolvono neanche le dispute in famiglia senza scontentare almeno una parte) e, parlando in virtù di uno studio generale su queste società 'incivili', aggiunge che '... non l'anarchia, ma le strutture statali sono una rozza semplificazione dell'organizzazione sociale, e che è la estrema complessità di queste società tribali che garantisce il loro funzionamento efficace'. Ecco perché in anarchia si parla di 'equilibrio', dove tutte le componenti hanno un ruolo nell'armonia generale e vivono per lo scopo naturale di migliorare l'esistenza degli individui e dei gruppi sociali, insomma dell'umanità intera. Non è vero, ricorda sempre Ward, che la società si rende giusta e libera a partire dalla semplicità della sua organizzazione (rispetto all'anarchia, l'organizzazione statale è di un semplicistico imbarazzante, e infatti non funziona), ma -al contrario- una società si rende libera e giusta soltanto alimentando e promuovendo la complessità delle sue dinamiche, dove -dice Kropotkin- 'il genio dell'Uomo si libra nei suoi voli più possenti'. Librarsi, sì! Ma non certo per la gloria e il profitto di qualche padrone.

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Scusate, ma non ho capito questo "giuramento collettivo", in che senso? se mi potesse spiegare facendomi due esempi magari, mi farebbe un grande favore.


Anonimo abituale di questo blog.

coscienza critica ha detto...

Per spiegare il giuramento collettivo dovrei trascrivere le due pagine del libro 'Anarchia come orgnizzazione' di Colin Ward. non me la sento. Ma è un metodo umanissimo, efficacissimo e meraviglioso. Se compri il libro trovi questo e ben altro che ti stupirà. Consigliatissimo e costa pure poco.

Anonimo ha detto...

Scusa, una domanda. Perché questo libro "http://www.tecalibri.info/W/WARD-C_anarchia.htm#fine" arriva solo fino alla pagina 65 e salta tra l'altro alcune pagine? Mi potresti passare quello completo, grazie.



Anonimo di prima (quello abituale).

coscienza critica ha detto...

caro anonimo (perché non ti inventi un nome? E' più facile), la casa editrice Elèuthera pubblica spesso opere intere facilmente reperibili online, ma ha anche testi che bisogna comprare (mangiano anche gli anarchici, ogni tanto). E' già molto che si trovino online queste pagine (non sono le più significative del libro).

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