domenica 29 novembre 2009

NBD. E dopo?

Qualsiasi iniziativa capace di portare il popolo in piazza contro questo governo è ben accetta. Ma può bastare una manifestazione di un giorno per far dimettere un mafioso? I mafiosi non si dimettono mai, piuttosto si fanno ammazzare. Ma allora a che serve una manifestazione per chiedere le dimissioni di Berlusconi? Si vuol far prendere coscienza l'opinione pubblica del dissenso di moltissime persone nei confronti del governo? Molto bene. Appoggiamo l'iniziativa.
Ci poniamo soltanto alcune domande, mossi dall'unico dubbio che dietro a questo NBD non ci sia una vera volontà spontanea di liberi cittadini internauti, ma una organizzazione precostituita di persone animate da più di un'ambizione, fors'anche appoggiate politicamente (e perché no?). Ma va bene anche così, occorre dare una scossa vitale al Paese. D'altra parte, da molte parti si sono manifestati dubbi circa la paternità dell'iniziativa e il suo sedicente carattere democratico.
Ma allora la domanda chiave che ci poniamo è: e dopo? Cosa succederà dopo il 5 dicembre 2009? Berlusconi non si dimetterà, è chiaro. L'opinione pubblica avrà preso coscienza, è vero (speriamo), ma dimenticherà molto presto la manifestazione, come ha dimenticato tutte le altre promosse in passato (vedi quelle dell'Onda, ad esempio). Ma l'oblìo non è un buon motivo per non fare una manifestazione.
Non sarà che questo NBD possa servire a lanciare sul campo politico le facce di alcuni nuovi personaggi? Che male ci sarebbe? Nessuno, certo, ma perché non dirlo a priori? Perché nasconderlo agli internauti? Forse perché si vorrà dire, poi, che questi personaggi sono nati dal basso, dalla rete, sì da denunciare la loro vicinanza morale con il popolo. E se non fosse così? E se davvero non è una iniziativa spontanea? Certo, molti partecipanti si sono aggregati spontaneamente, questo è innegabile. Ma chi c'è davvero alla base del progetto e che ora sta al vertice? Una manifestazione che si è concentrata sulla pubblicizzazione di un marchio e di un colore, avente propaggini in vari angoli del mondo, con una struttura che, via via, si è dimostrata piramidale, alla quale si sono agganciati (poi?) partiti politici e di cui ha parlato la tv, potrebbe anche essere stata progettata da volontà politiche o, comunque, da un'organizzazione che possiede agganci politici. Oppure no, chi può saperlo? Ma tant'è, si protesta, per ora è quello che conta e, queste nostre, sono soltanto riflessioni che vogliamo condividere.
Oggi la cronaca ci restituisce questo appuntamento per il 5 dicembre, la Storia confermerà o smentirà i nostri dubbi. Intanto noi ci auguriamo che sia una bella manifestazione, continuando a credere nei valori di Libertà, Uguaglianza e Giustizia.




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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Caso Cucchi: la cartina tornasole di una dirigenza incapace!

Sono stati reintegrati, nel reparto penitenziario dell'ospedale Sandro Pertini, i tre medici indagati per omicidio colposo nell'ambito dell'inchiesta sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni, arrestato il 15 ottobre scorso dai carabinieri per detenzione di droga e deceduto una settimana dopo nell'ospedale romano. La decisione "ibrida" di trasferire i tre medici in un altro ospedale era stata adottata il 18 novembre scorso dalla direzione sanitaria del nosococomio, che con quel procedimento aveva deciso di prendere le debite distanze dall'accaduto, trasferendo d'ufficio i tre medici senza far valere la benchè minima "presunzione d'innocenza": un principio del diritto penale secondo il quale un imputato è innocente fino a prova contraria! Non sarebbe stato più giusto aspettare gli esiti dell'indagine giudiziaria per stabilire eventuali colpe e se colpe c'erano perchè il trasferimento e non il licenziamento? Comunque, se la decisione del "trasferimento" è stata affrettata e profondamente sbagliata, pure quella di oggi - che lo "revoca" - arriva in maniera altrettanto "discutibile"! Tant'è. Il reintegro è stato deciso dal direttore generale dell'Asl Rmb, Flori Degrassi. Riguarda Aldo Fierro, responsabile del reparto penitenziario, ed i medici Stefania Cordi e Rosita Caponnetti. Nel provvedimento appositamente emesso, si leggono le risultanze dell'indagine interna effettuata dalla Uoc Risk Management aziendale che nella relazione depositata il 30 novembre 2009 ha concluso: "Il gruppo audit ha individuato nel carattere improvviso e inatteso del decesso, in rapporto alle condizioni generali del paziente, l'elemento dell'avversità in oggetto delle indagini. L'analisi non ha messo in luce, sul piano organizzativo e procedurale, alcun particolare elemento relativo ad azioni e/o omissioni da parte del personale sanitario con nesso diretto causa-effetto con l'evento avverso in questione. Contestualizza e configura pertanto l'oggetto dell'indagine sotto il profilo dell'evento non prevenibile". È davvero sconcertante l'operato della Asl che prima condanna, poi assolve i suoi dipendenti in maniera del tutto arbitraria, chiude la propria inchiesta interna, ancor prima di quella penale e, oltretutto, sostiene che la morte di Cucchi sarebbe stata "improvvisa e inattesa". Ma, allora, cosa dovrebbe fare un ospedale se non prevenire un decesso e individuarne le cause? Nessuno vuole provvedimenti punitivi nei confronti dei medici prima che si concludano le indagini e quindi il processo. È evidente, tuttavia, che anche in questo caso, come in altri mille che passano inosservati in altrettante corsie d'ospedale, ma pure tra le scrivanie e le scartoffie della P.A. in senso lato, si è tristestemente misurato il peso di una classe dirigente a dir poco "leggera"! Ancora una volta, dobbiamo denunciare una dirigenza assai "confusa" e poco "preparata"!

coscienza critica ha detto...

Siamo assolutamente d'accordo. Gli appunti che fai dimostrano chiarissimamente l'andazzo tutto italico dell'operato di certi settori. Naturalmente, tutto quello che sortirà da questa triste vicenda è facilmente intuibile. La Storia insegna, ma nessuno sembra abbia voglia di imparare.

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