martedì 10 novembre 2009

Roma, 7 febbraio 2013. Un magistrato riapre il caso Cucchi

(post avanguardistico - flash-forward)
Forse qualcuno ricorderà la triste vicenda di Stefano Cucchi, entrato in buona salute in un carcere e uscito morto ammazzato. Era il 2009. Stefano era stato incarcerato poiché gli erano stati trovati pochi grammi di erba addosso. Le sue vertebre furono spezzate.
All'epoca ci fu uno scandalo per questa storia dolorosa e amara, se ne occupò persino la tv e alla fine vennero condannati due compagni di cella di Stefano. Oggi quei due compagni di cella sono a piede libero, scarcerati per buona condotta. Ma come andarono veramente le cose? Chi uccise Stefano? I carabinieri? I secondini? I medici? I compagni di cella? In realtà, nel 2009, l'accusa rivolta ai due compagni di cella non convinse mai l'opinione pubblica, anche perché il senatore dell'Idv Stefano Pedica, rimase per ore dentro Regina Coeli per parlare con i compagni di cella di Cucchi e non emersero confessioni o segnali di avversione nei confronti di Stefano. Anzi, i due ex prigionieri sembravano davvero dispiaciuti per l'accaduto.
'Anche su questo caso venne applicata la solita strategia dello scaricabarile e del capro espiatorio. Voglio vederci chiaro'; sono state queste le parole del magistrato che oggi, alla luce delle rivelazioni di un nuovo testimone, ha disposto la riapertura del caso. Il magistrato prosegue: 'non è possibile che a ridurre Stefano in quello stato siano stati i suoi compagni di cella, abbiamo un nuovo testimone che può provarlo e proseguiremo nella ricerca della verità. Non consentiremo nessun tentativo di insabbiamento'.
Un testimone, in realtà, c'era già nel 2009, ma non fu mai creduto. Anche le cartelle cliniche di Stefano, palesemente manomesse e contraddittorie, non furono sufficienti ad incastrare i veri responsabili. 'Ordinaria correzione dei dati clinici', si disse.
Intanto i carabinieri che nel 2009 legarono i loro nomi a quella vicenda, sono stati promossi ispettori dell'Arma e le guardie carcerarie di Stefano sono state trasferite presso gli uffici amministrativi del penitenziario. Riguardo a Giovanardi, le cui affermazioni sulle cause della morte di Stefano fecero balzare dalle sedie anche i paralitici, è ancora in Parlamento.

(Oggi, 10 novembre 2009, ci auguriamo che i veri responsabili della morte di Stefano siano individuati presto e puniti secondo quanto stabilisce la legge italiana. Solidarietà alla famiglia di Stefano).

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