martedì 19 gennaio 2010

Come nasce l'adorazione e la devozione nei confronti di Berlusconi

Va bene, poichè questo è un post, dobbiamo essere stringati. Allora lasciamo a voi il compito di ragionare su quanto scriveremo. Fate conto che ITALIANI IMBECILLI voglia adesso lanciare un seme nella terra. La terra siete voi. Annunciamo soltanto che per scrivere questa breve analisi ci siamo rifatti a studi accademici che, seppur antichi, tornano ancora utili.
Nella tragedia, gli spettatori si identificano totalmente con l'eroe protagonista, lo difendono, si addolorano insieme a lui, vivono i suoi stessi sentimenti, si indignano e gioiscono con lui. L'eroe tragico è vessato, costretto a superare prove psicofisiche difficili, circondato da nemici e malelingue, sortilegi e mostri. Il pubblico sta sempre dalla parte di questo eroe, appoggia ogni sua decisione, condivide anche le sue bugie e gli rimane fedele fin oltre la sua morte.
Ma come avviene questa immedesimazione totale del pubblico? Per rispondere, dobbiamo far ricorso agli scritti del filosofo greco Aristotele che del Teatro si occupò lungamente, codificando i generi e analizzando ogni suo aspetto. Scritti che si trovano nella 'Poetica'.
La catarsi tragica, cioè la purificazione dai cattivi umori, passa sempre attraverso un duplice sentimento che il pubblico deve poter provare; si tratta di due sentimenti precisi: orrore e commiserazione (o terrore e pietà). Il Teatro tragico si occupa anzitutto di creare ad arte uno stato d'animo presso il pubblico. Per prima cosa è l'orrore che deve far breccia nella psiche del pubblico, cioè qualcosa di terribile che può mettere in crisi ogni comune mortale, sia essa crisi psicologico-emotiva oppure materiale. E' esattamente in questa fase che il pubblico comincia a immedesimarsi con l'eroe tragico, cioè quando il protagonista è alle prese con vicende che possono impaurirlo, ferirlo, ucciderlo. Il pubblico sente su di sè questo dolore, se ne appropria inconsciamente. L'orrore fa leva sul sentimento popolare.
Subentra la commiserazione. L'eroe ferito, vessato, ucciso, smuove di conseguenza un grande sentimento di pietà presso il pubblico, il quale gli perdona tutto. D'un colpo, l'eroe terreno è già diventato elemento spirituale, divino, sacro. Nessuno oserebbe accusare un santo, di alcunché. Di più, il pubblico scaccia automaticamente dalla propria coscienza qualsiasi negatività legata all'eroe e rigetta ogni presunta malignità proferita da chi 'gli vuole male'. Ciò avviene perché il pubblico, essendo tutt'uno con l'eroe, non accetta cattivi pensieri su se medesimo. Assolvendo l'eroe, il pubblico si autoassolve. Ecco una forma concreta di catarsi finale.
Tutto questo, però, non può avvenire senza un medium che si frappone tra eroe e pubblico. Deve poter esserci un mezzo di comunicazione diretto tra un semidio e un comune mortale. Nel teatro greco antico, questo medium era rappresentato dal coro. Il coro, formato da attori posti nell'orchestra, è una cassa di risonanza delle emozioni, sottolinea le espressioni o alcune parti di testo, pone l'accento su un argomento, insiste su determinate situazioni, ripete e pubblicizza le dichiarazioni e i sentimenti dell'eroe. E' il coro il vero costruttore di quel duplice sentimento che sta alla base della tragedia.
In questo scritto si riassume la nostra società, dove, per chi non l'avesse capito, l'eroe è Berlusconi, il pubblico sono i suoi fedeli, il coro è la televisione. Curiosità: se il pubblico sente veramente queste emozioni, l'attore -che recita- può anche non provare alcun sentimento, utilizzando allo scopo solo una buona tecnica. E' il pubblico che viene ingannato! Non scordiamo che nel teatro greco la parola 'attore' si traduce in ὑποκρίτης (hypocrités) e se 'tutto il mondo è teatro', in Italia lo è in maniera esageratamente spudorata!
Buon pro' vi faccia.

Nota 1
Nell'aggressione a Berlusconi avvenuta a Milano, esistono tutte le caratteristiche del teatro greco tragico, anche il rifugio di Berlusconi in automobile e l'esposizione al pubblico del suo sangue. Infatti, nella tragedia greca la cruenta morte di un eroe non avviene mai sulla scena, ma dietro la skenè (tenda-> scena). Solo dopo il corpo esanime viene portato sulla scena e mostrato al pubblico addolorato e indignato. C'è chi piange. E' la catarsi.

Nota2
Chi volesse trasportare nel proprio sito questo o altri nostri scritti, è libero di farlo, ma vi preghiamo di cambiare il titolo, di riassumere la storia con altre parole (basta una presentazione o un sunto) e di linkare il blog. Grazie.

target="_blank"

6 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

punto di vista originale.
io però di solito provo orrore e commiserazione per gli eroi tragici, ma per berlusconi proprio no. il suo spettacolo, per quanto ben fatto, non m'ha ingannato. ma evidentemente con il resto degli italiani ha funzionato alla grande

coscienza critica ha detto...

Caro Marco.
Il punto di vista non è originale, come vedi è vecchio di 2500 anni. E' solo che, oggi, quasi nessuno conosce la Storia dello Spettacolo.
Il fatto che il teatrino del governo non ti abbia ingannato, dimostra solo la tua buona coscienza critica.
Saluti.

PS. Sul sangue di Berlusconi: anche il fatto di mostrarsi in pubblico ferito per provocare pietà, è stato un vecchio espediente di Pisistrato per instaurare la dittatura ad Atene. Ne abbiamo parlato anche qui. Cerca il post nel blog.

Bubu ha detto...

il probema è che tutti danno per scontato che quello che dice la TV è sempre la verità...mentre in realtà è proprio il contrario!!! io adesso mi regolo così: lo dicono al telegiornale...e allora è sicuramente una balla!!! il teatrino di berlusconi è stato pure realizzato male...si vede che siamo ancora alle prime armi!!!

Anonimo ha detto...

Ma chi ha detto che il grande capo è bene accetto da tutti gli italiani? Soltanto lui dice sempre: sono presente perchè gli italiani MI HANNO VOTATO! Ma lui non può parlare per tutti gli italiani. Al mio paesello non ha fatto un soldo di bene ed il suo tirapiedi (che dovrebbe salvaguardare i cittadini TUTTI)ci ha fatto molto male. Adesso lo invia a reclutare onore e gloria dove c'è miseria e morte.
Comunque anche mio nonno, che è morto da oltre 25 anni, mi diceva sempre che gli italiani sono solo un popolo di pecoroni!
francy

ANTONELLA ha detto...

Condivido totalmente la tua teoria sul fenomeno Berlusconi . Così è successo con Mussolini. Il popolo italiano ha necessità di uuan figura di riferimento su cui riversare la propria partecipazione emotiva. Non possiamo nascondere il fatto che moltissimi lo amano e giustificano ciò che fa.

Anonimo ha detto...

sono gli stessi meccanismi di cui parla Luttazzi nel suo ultimo spettacolo teatrale, nonchè nel libro.
Fate bene a riproporre queste cose.

Posta un commento