Non possiamo non essere solidali con il giornalista Emilio Casalini e con la sua inchiesta che riguarda la conduzione delle spiagge private italiane (inchiesta condotta per Report e che andrà in onda domenica 16 maggio 2010) . Questo blog, infatti, aveva preso avvio due anni fa proprio dalla denuncia di un episodio simile a quello accaduto al protagonista della vicenda e che ci ha riguardato in prima persona.
Da un anno, Emilio Casalini sta raccogliendo materiale e testimonianze sulla gestione delle spiagge private. Ma Casalini, qualche giorno fa, s'imbatte nel signor Fabrizio Fumagalli, gestore dello stabilimento 'Med' di Ostia, nonché presidente regionale del SIB (sindacato italiano balneari) il quale, alla vista del giornalista e nonostante quest'ultimo avesse chiesto il permesso di filmare la spiaggia, gli si è scagliato contro e, dopo alcuni minuti di colluttazioni e violenze, gli procura lesioni e gli danneggia anche la telecamera. Esiste un certificato medico.
La legge parla chiaro, l'accesso alle spiagge (anche se private) deve essere garantito a tutti, così come fare il bagno e la sosta entro i cinque metri delimitati dalla battigia. Ma questa legge viene rispettata 'a convenienza', qua sì, là no, ora sì, ora no... dipende. Dipende dal gestore, perché la legge, si sa, in Italia non è mai uguale per tutti. E se Berlusconi si fa le leggi ad personam, perché non dovrebbero farsele anche i gestori delle spiagge private? Già il concetto di demanio (territorio dello Stato) ci sta stretto, figuriamoci quando lo Stato dà in gestione un pezzo di territorio a un privato! Ma, ripetiamo, il gestore di una spiaggia privata ha l'obbligo di garantirne l'accesso e il transito a chiunque lo desiseri.
Naturalmente il gestore del 'Med' di Ostia si difende, ma... non volendo ammettere che il problema sia il proprio dispotismo, sapete quale scusa adduce a suo favore? La privacy. E forte di questa privacy, annuncia persino querela al Casalini. Veramente l'arroganza non ha limite. Ora, a parte il fatto che esiste la legge di cui sopra e che nessuno può ostacolare il lavoro di un giornalista (semmai si può far reclamo scritto dopo), quello che sorprende -ma anche no, ormai- è vedere come questa privacy sia diventata il cavallo di troia per ogni restrizione e il pretesto per ogni tipo di arroganza. Per inciso, anche la parola 'sicurezza' è diventata un cavallo di troia per giustificare guerre e leggi restrittive della libertà.
In nome della privacy si possono perciò spaccare denti e telecamere, così come si possono scrivere leggi bavaglio o condurre azioni deplorevoli. L'importante è che il popolo si convinca della necessità della privacy. Ma per questo c'è la propaganda televisiva. Un tempo la privacy era appannaggio dei vip, ma ormai la televisione ha fatto ammalare di 'vippismo' gli italiani, illudendoli di poterlo diventare... un giorno... chissà... Perciò il concetto di privacy è ormai radicato e ben accetto presso il popolo plautino che, anzi, lo invoca.
Diciamola tutta. Dov'è mai la privacy in una spiaggia? Da cosa può essere garantita la privacy se basta il binocolo di un cittadino che ha solo voglia di ammirare il paesaggio e... ops, si vede anche una spiaggia? Vietiamo la vendita dei binocoli e dei cannocchiali? Ridicolo (ma non impossibile in questo Paese)! E come faranno i bagnanti di tutte le spiagge dell'Adriatico e del mondo che non sono private? Come facevamo noi tutti, negli anni Sessanta, senza questa famigerata privacy? Ma è mai possibile che la privacy passi come IL problema dell'Italia?
Ci sono i bambini in spiaggia? Ma dài, non ce n'eravamo mai accorti! Ma esiste una legge anche per la loro tutela: i bambini non possono essere ripresi soltanto nei casi di cronaca nera. Quello di Emilio Casalini non è un servizio di cronaca nera. Semmai lo è quasi diventata dopo l'aggressione violenta di Fumagalli.
E' triste vedere come l'italiano medio, mediocre, possa sentirsi autorizzato a compiere persino aggressioni allorché diventa detentore di un qualsivoglia potere, in questo caso potere gestionale di una spiaggia. Ma il cattivo esempio viene dall'alto, è chiaro.
Gli italiani soffrono di dispotismo latente e questo è indice di frustrazione e di complessi d'inferiorità. Un popolo soggiogato e limitato nelle libertà, non può che essere frustrato. Profittare di un briciolo di potere, in maniera dispotica, fa sentire superiori, potenti, dei piccoli Berlusconi. Da qui si potrebbe partire per condurre un'analisi parallela e definire il profilo psicologico degli italiani. Magari in un altro post. Intanto esprimiamo piena solidarietà a Emilio Casalini.
Da un anno, Emilio Casalini sta raccogliendo materiale e testimonianze sulla gestione delle spiagge private. Ma Casalini, qualche giorno fa, s'imbatte nel signor Fabrizio Fumagalli, gestore dello stabilimento 'Med' di Ostia, nonché presidente regionale del SIB (sindacato italiano balneari) il quale, alla vista del giornalista e nonostante quest'ultimo avesse chiesto il permesso di filmare la spiaggia, gli si è scagliato contro e, dopo alcuni minuti di colluttazioni e violenze, gli procura lesioni e gli danneggia anche la telecamera. Esiste un certificato medico.
La legge parla chiaro, l'accesso alle spiagge (anche se private) deve essere garantito a tutti, così come fare il bagno e la sosta entro i cinque metri delimitati dalla battigia. Ma questa legge viene rispettata 'a convenienza', qua sì, là no, ora sì, ora no... dipende. Dipende dal gestore, perché la legge, si sa, in Italia non è mai uguale per tutti. E se Berlusconi si fa le leggi ad personam, perché non dovrebbero farsele anche i gestori delle spiagge private? Già il concetto di demanio (territorio dello Stato) ci sta stretto, figuriamoci quando lo Stato dà in gestione un pezzo di territorio a un privato! Ma, ripetiamo, il gestore di una spiaggia privata ha l'obbligo di garantirne l'accesso e il transito a chiunque lo desiseri.
Naturalmente il gestore del 'Med' di Ostia si difende, ma... non volendo ammettere che il problema sia il proprio dispotismo, sapete quale scusa adduce a suo favore? La privacy. E forte di questa privacy, annuncia persino querela al Casalini. Veramente l'arroganza non ha limite. Ora, a parte il fatto che esiste la legge di cui sopra e che nessuno può ostacolare il lavoro di un giornalista (semmai si può far reclamo scritto dopo), quello che sorprende -ma anche no, ormai- è vedere come questa privacy sia diventata il cavallo di troia per ogni restrizione e il pretesto per ogni tipo di arroganza. Per inciso, anche la parola 'sicurezza' è diventata un cavallo di troia per giustificare guerre e leggi restrittive della libertà.
In nome della privacy si possono perciò spaccare denti e telecamere, così come si possono scrivere leggi bavaglio o condurre azioni deplorevoli. L'importante è che il popolo si convinca della necessità della privacy. Ma per questo c'è la propaganda televisiva. Un tempo la privacy era appannaggio dei vip, ma ormai la televisione ha fatto ammalare di 'vippismo' gli italiani, illudendoli di poterlo diventare... un giorno... chissà... Perciò il concetto di privacy è ormai radicato e ben accetto presso il popolo plautino che, anzi, lo invoca.
Diciamola tutta. Dov'è mai la privacy in una spiaggia? Da cosa può essere garantita la privacy se basta il binocolo di un cittadino che ha solo voglia di ammirare il paesaggio e... ops, si vede anche una spiaggia? Vietiamo la vendita dei binocoli e dei cannocchiali? Ridicolo (ma non impossibile in questo Paese)! E come faranno i bagnanti di tutte le spiagge dell'Adriatico e del mondo che non sono private? Come facevamo noi tutti, negli anni Sessanta, senza questa famigerata privacy? Ma è mai possibile che la privacy passi come IL problema dell'Italia?
Ci sono i bambini in spiaggia? Ma dài, non ce n'eravamo mai accorti! Ma esiste una legge anche per la loro tutela: i bambini non possono essere ripresi soltanto nei casi di cronaca nera. Quello di Emilio Casalini non è un servizio di cronaca nera. Semmai lo è quasi diventata dopo l'aggressione violenta di Fumagalli.
E' triste vedere come l'italiano medio, mediocre, possa sentirsi autorizzato a compiere persino aggressioni allorché diventa detentore di un qualsivoglia potere, in questo caso potere gestionale di una spiaggia. Ma il cattivo esempio viene dall'alto, è chiaro.
Gli italiani soffrono di dispotismo latente e questo è indice di frustrazione e di complessi d'inferiorità. Un popolo soggiogato e limitato nelle libertà, non può che essere frustrato. Profittare di un briciolo di potere, in maniera dispotica, fa sentire superiori, potenti, dei piccoli Berlusconi. Da qui si potrebbe partire per condurre un'analisi parallela e definire il profilo psicologico degli italiani. Magari in un altro post. Intanto esprimiamo piena solidarietà a Emilio Casalini.
3 commenti:
Chapeau.
Bell'articolo, lucido.
La privacy te la godi in casa, punto, se vai in giro sei in pubblico e se ti comporti civilmente non c'è di che vergognarsi. Certe cose sono legali a casa e illegali in pubblico, tipo trombare, ad esempio. Se ti vergogni di mostrare le tette metti tutto il bikini, ti fai vedere dai bambini e poi ti vergogni se ti vede una telecamera? Pensaci prima, vip dei miei stivali sudici.
Riguardo al profilo psicologico maggioritario degli italiani l'hai già fatto quando hai dato un titolo al tuo blog!
an mi
Ma non sarà che taluni metton in campo la privacy perchè hanno assai da nascondere e non vogliono rompiglioni tra i piedi? Basti vedere come vengono trattati in alcune situazioni i giornalisti di Report o di Jacona....presi a botte, buttati fuori o spitonati! E perchè? Non vogliono nè parlare nè che si vedano situazioni evidentemente indecenti...ma quale privacy dei miei stivali.
Mietta
se non fosse costata troppo gli avrei scaraventato in testa la telecamera!
continua a ringraziare la sorte che mi ha fatto nascere in emilia romagna dove puoi andare in ogni spaiaggia o stabilimento che vuoi! è obbligatorio lasciare libero accesso al bagno, oltretutto (toilette)
branco di bastardi, è la cosa più orribile chiudere le spiagge!
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