mercoledì 3 agosto 2011

Il fiocco anarchico alla lavallière

Quello che vedete nell'immagine è il compositore Reynaldo Hahn, fotografato da Nadar, con un fiocco lavallière al collo, una sorta di cravatta anticonvenzionale e antiborghese che ha una storia molto interessante. Solitamente, nell'iconografia tradizionale ottocentesca, la troviamo al collo degli artisti. In effetti la indossavano anche gli artisti, dal momento che la grandissima parte di questi era anarchica, ma nessun libro a marchio Siae lo dice. La lavallière, a partire dalla prima metà dell'Ottocento, la indossavano anche i poeti, i letterati, i musicisti, gli intellettuali in generale, come segno distintivo del loro impegno politico a favore del popolo oppresso. Voi direte: 'ma erano tutti anarchici'? Probabilmente vi stupireste di più se facessimo anche i nomi dei personaggi che mai al mondo avreste pensato che lo fossero, ma la lista è troppo lunga. Come dicevamo, i libri censurano ogni riferimento all'anarchia, e interi capitoli dovrebbero essere riscritti o addirittura ancora scritti. Comunque no, non erano tutti anarchici, ma un buon 80% sì, soprattutto tra il 1850 e i primi del Novecento. Inizialmente, come dicevamo, la lavallière era un segno distintivo che rompeva fortemente con la tradizione borghese, e infatti la borghesia e i militari dovevano osservare la ferrea regola di cravatte molto strette al collo e rigide, ferme, bloccate. La lavallière invece aveva come caratteristica anche quella di possedere due lembi che, penzolando, svolazzavano col vento: un gran bel segno evidente di libertà, come lo fu per i capelli arruffati di quei poeti chiamati appunto 'gli scapigliati', ma questa è un'altra storia. Andiamo avanti. Se all'inizio la lavallière poteva anche essere variopinta o a pois o a strisce, dopo l'esperienza della Comune di Parigi, in cui le istanze anarchiche presero forma concreta in un'autogestione del popolo, la lavallière si fece prevalentemente nera e con un significato molto profondo. Qual è questo significato? Quando le truppe del governo regolare francese si unirono a quelle nemiche prussiane per fare strage degli anarchici e della loro splendida autogestione parigina e marsigliese, la lavallière divenne simbolicamente un fiocco ricavato da un lembo della bandiera nera anarchica, la stessa bandiera che sventolava sulle barricate della Comune (ma la cui vera origine è sconosciuta). La lavallière rappresenta quindi anche il lutto profondo nei confronti delle decine di migliaia di anarchici (e non) che vennero ammazzati nel 1871 a Parigi, a Marsiglia e nelle altre città di Francia in cui vi era una Comune Anarchica e di cui i libri non parlano (vedi). Solo per praticità utilizziamo qui le parole al maschile, in realtà l'anarchismo, in fatto di diritti, non fa distinzione neppure di genere, perciò quando ad esempio parliamo di artisti ci riferiamo anche alle artiste. E non è un caso che la lavallière venne adottata anche da molte donne come segno di libertà e di quell'emancipazione che soltanto l'anarchia poteva garantire già nell'Ottocento, concretizzatasi effettivamente nella Comune. 
Poi avvenne il colpo di mano dello Stato. La lavallière era diventata un simbolo anarchico molto forte anche se in giro se ne vedevano di colorate. Che fare? Molto semplice. C'è un modo di dire che suona più o meno così: quando non puoi eliminare il nemico, allèati con lui. E questa strategia l'abbiamo vista adottare parecchie volte dagli Stati contro il popolo. La lavallière divenne allora una moda istituzionalizzata, fino a vederla nelle scuole sul grembiule dei ragazzini. In questo modo, a lungo andare, la simbologia anarchica iniziale venne stemperata, fino a farla dimenticare del tutto. Noi oggi abbiamo fatto in modo di riportarla alla memoria. Buon prò vi faccia ogni volta che vedrete scolaretti infiocchettati (che se lo sapesse la Gelmini...).



1 commento:

flavio galletti ha detto...

forse a non tutti è noto che un artista è, per la sua natura di ricercatore-speculatore e quell'intrinseco bisogno di visibilità (guadagno compreso), un individualista.
basta andarsi a leggere le pagine di quanto hanno scritto nelle lettere, o vedere le testimonianze di chi li ha conosciuti, oppure avere la fortuna di conoscerne uno vivo e di ascoltare le sue problematiche molto vicine ad ognuno di noi.
un vero rivoluzionario, v. van gogh, era in realtà un umanista, dalla parte dei poveri e degli oppressi, che tranquillamente chiedeva soldi al fratello ricco come un qualcosa che gli fosse dovuto. giustamente. salvo poi sublimare il suo impegno nella poesia dell'immagine e nella costruzione di un nuovo codice del linguaggio: patrimonio di tutti.
e il picasso comunista che ha vissuto nella parigi occupata dai nazisti per 4 anni, facendo comunque affari con loro? c'è altro, gente, altrimenti non mi spiego la cosa.
ma ancora molti altri esempi: courbet, pollock, giotto, tiziano, caravaggio, tancredi, galletti, pardini, rotko (ha lavorato per la chiesa!), pascali, vedova e tanti altri... il romanticismo è una dimensione da troppi saccheggiata e l'anarchia ha contribuito a seppellirlo

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