Che cos'è la persona? E' un individuo irripetibile, quindi prezioso, con le proprie caratteristiche psicofisiche e le proprie particolari necessità vitali. La persona si caratterizza per tutta una serie di libertà che la rendono autonoma nel suo manifestarsi e pienamente cosciente della propria esistenza, della propria morale, e della propria autodeterminazione. Tali libertà e tali prerogative finiscono allorché la persona demanda a un'altra persona la gestione della sua vita, dei suoi bisogni, dei suoi ritmi, del suo lavoro, della sua educazione, e crede di dipendere in tutto dai codici esterni imposti con il ricatto, con la forza, con l'inganno. A quel punto la persona finisce di essere tale e diventa, di volta in volta, 'cittadino', 'elettore', 'consumatore', 'contribuente', cioè un ruolo sociale, una bandierina al vento della massificazione, un ingranaggio del sistema, una pedina in mano all'apparato delegato, carne da cannone, carne da produzione capitalista, uno strumento di quanti, a turno, vorranno sfruttarlo per un proprio tornaconto.
La persona che nasce e cresce in un contesto sociale dove ogni sua ormai ex libertà dev'essere continuamente mendicata, trova del tutto naturale -anzi magnifica- l'organizzazione politica in cui si trova, tuttavia chi detiene il controllo dei codici comportamentali e il dominio sulle libertà degli individui, non allenta mai la presa, e programma continuamente la sua opera di convincimento, secondo cui non esiste altro modello di gestione sociale, generatore di presunta 'civiltà', di sedicente 'progresso', di illusoria 'giustizia, e di inesistente 'libertà'. Qualsiasi altra forma di gestione sociale è bandita o demonizzata, soprattutto quella forma capace di ridare al cittadino la sua dimensione umana di persona, con tutte le sue naturali libertà e prerogative: l'anarchia.
La persona che nasce e cresce in un contesto sociale dove ogni sua ormai ex libertà dev'essere continuamente mendicata, trova del tutto naturale -anzi magnifica- l'organizzazione politica in cui si trova, tuttavia chi detiene il controllo dei codici comportamentali e il dominio sulle libertà degli individui, non allenta mai la presa, e programma continuamente la sua opera di convincimento, secondo cui non esiste altro modello di gestione sociale, generatore di presunta 'civiltà', di sedicente 'progresso', di illusoria 'giustizia, e di inesistente 'libertà'. Qualsiasi altra forma di gestione sociale è bandita o demonizzata, soprattutto quella forma capace di ridare al cittadino la sua dimensione umana di persona, con tutte le sue naturali libertà e prerogative: l'anarchia.
Le forme e i mezzi di convincimento perpetuo affinché i cittadini rimangano convinti della necessità di delegare le proprie libertà sono moltissime e variamente adattate alle circostanze culturali e storiche: dalla censura sistematica, al modello familiare, dalla scuola, ai media, dall'atomizzazione dell'unità del popolo, al progressivo abbrutimento dato dallo sfruttamento dei sentimenti (compresi quelli mistici) e dal funzionamento costante di tutti questi meccanismi.
L'artificio è tragicamente geniale. Si tratta di fare in modo che il cittadino, privato delle libertà e succube del sistema, invochi l'intervento del sistema stesso per la risoluzione dei suoi problemi. E' un circolo vizioso. Più il sistema predispone la società al crimine attraverso la coercizione data dalle sue leggi, più il cittadino invoca le leggi del sistema per porre termine ai crimini. Geniale. E' il sistema mafioso, allorché uno sgherro arriva nel quartiere a dettare la sua legge, intimorendo tutti e a riscuotere il pizzo, ma dove chi nasce in quel clima e in quel sistema (senza che gli si dia l'opportunità di conoscere altro) trova tutto assolutamente normale, e anzi, aiuta lo sgherro votandolo, lodandolo, perpetuando quel sistema mafioso, nella ingenua credenza che lo sgherro sia lì davvero a protezione del cittadino e delle sue libertà. Non è tutto, è come se lo sgherro mafioso, dopo aver intimorito tutti (si governa innestando la paura) diffondesse nel quartiere la diceria secondo cui qualsiasi altro sistema che non preveda la sua gerarchia e le sue leggi sia un male assoluto. E tutti ci credono. Geniale.
Da molto tempo siamo arrivati a un punto storico veramente paradossale, perché se da un lato proprio la Storia ci informa che non è mai esistito un governo che abbia ridato la libertà alle (ex) persone, dall'altro lato la storicizzazione non ha fatto altro che dogmatizzare il sistema. Ecco perché siamo di fronte a una moltitudine di sudditi lamentosi, ma sempre pronti a difendere il loro padrone. Ecco il paradosso. Lo schiavo si lamenta degli effetti dello Stato, ma poiché per lui lo Stato è diventato una religione, quindi qualcosa che si è innestato nei livelli più profondi della coscienza emotiva, lo difende a spada tratta. Lo Stato ne approfitta anche per mandare lo schiavo a morire in guerra, il quale va, convinto di farlo per una propria causa, ignorando -o volendo ignorare- che la libertà millantata dallo Stato è sempre menzogna, ormai storica, è solo l'ingrasso dei padroni a spese del popolo.
Ai sudditi qualche consiglio: non cascate nella trappola, non credete alle parole dello sgherro mafioso, state alla larga dai cercatori d'oro (l'oro -per loro- siete voi), state alla larga da chi vi vuole dividere, siate solidali, leggete l'anarchia e troverete tutto ciò che vi occorre sapere. E al bando i pregiudizi.
L'artificio è tragicamente geniale. Si tratta di fare in modo che il cittadino, privato delle libertà e succube del sistema, invochi l'intervento del sistema stesso per la risoluzione dei suoi problemi. E' un circolo vizioso. Più il sistema predispone la società al crimine attraverso la coercizione data dalle sue leggi, più il cittadino invoca le leggi del sistema per porre termine ai crimini. Geniale. E' il sistema mafioso, allorché uno sgherro arriva nel quartiere a dettare la sua legge, intimorendo tutti e a riscuotere il pizzo, ma dove chi nasce in quel clima e in quel sistema (senza che gli si dia l'opportunità di conoscere altro) trova tutto assolutamente normale, e anzi, aiuta lo sgherro votandolo, lodandolo, perpetuando quel sistema mafioso, nella ingenua credenza che lo sgherro sia lì davvero a protezione del cittadino e delle sue libertà. Non è tutto, è come se lo sgherro mafioso, dopo aver intimorito tutti (si governa innestando la paura) diffondesse nel quartiere la diceria secondo cui qualsiasi altro sistema che non preveda la sua gerarchia e le sue leggi sia un male assoluto. E tutti ci credono. Geniale.
Da molto tempo siamo arrivati a un punto storico veramente paradossale, perché se da un lato proprio la Storia ci informa che non è mai esistito un governo che abbia ridato la libertà alle (ex) persone, dall'altro lato la storicizzazione non ha fatto altro che dogmatizzare il sistema. Ecco perché siamo di fronte a una moltitudine di sudditi lamentosi, ma sempre pronti a difendere il loro padrone. Ecco il paradosso. Lo schiavo si lamenta degli effetti dello Stato, ma poiché per lui lo Stato è diventato una religione, quindi qualcosa che si è innestato nei livelli più profondi della coscienza emotiva, lo difende a spada tratta. Lo Stato ne approfitta anche per mandare lo schiavo a morire in guerra, il quale va, convinto di farlo per una propria causa, ignorando -o volendo ignorare- che la libertà millantata dallo Stato è sempre menzogna, ormai storica, è solo l'ingrasso dei padroni a spese del popolo.
Ai sudditi qualche consiglio: non cascate nella trappola, non credete alle parole dello sgherro mafioso, state alla larga dai cercatori d'oro (l'oro -per loro- siete voi), state alla larga da chi vi vuole dividere, siate solidali, leggete l'anarchia e troverete tutto ciò che vi occorre sapere. E al bando i pregiudizi.
'Non regalate terre promesse a chi non le mantiene' (Faber)
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