Soprattutto nelle democrazie, ma questo è evidente,
i mali che affliggono le società sono dovuti al popolo che elegge
coloro che lo affliggeranno. Finché il popolo continuerà a incolpare i
padroni politici e cambiarli, anziché incolpare se stesso, non avrà modo
di liberarsi. La democrazia, secondo me, è una dittatura ancora più
violenta della monarchia, perché è subdola, usa violenze indirette, e
lascia che siano gli stessi cittadini a costruire la gogna che dovranno
portare lungo una vita di sfruttamento e
ingiustizie. Le persone quindi si auto opprimono e legittimano gli
strumenti istituzionali dell'oppressione. Non credo che vi sia qualcosa
di più perverso. La pedagogia degli ingegneri sociali ha funzionato e
continua a funzionare alla grande.
Questo avviene perché i popoli
abboccano alle illusioni, credono all'idea che c'è dietro alle parole
come 'democrazia', e quando dico 'credono' mi riferisco a un credo di
tipo religioso, profondissimo. Un dogma non lo scalfisci neppure quando i
fatti lo smentiscono, neppure quando la realtà o l'esperienza storica
insegnano che è tutta un'illusione ben progettata. Infatti ai popoli
illusi dalla religione democratica non interessa niente se della
democrazia non se ne vede alcuna traccia, ciò che conta per loro è la
speranza che un giorno, chissà quando, chissà dove, qualcuno gliela
regali calandogliela dall'alto per mezzo di norme, che è un concetto,
questo, di per sé eminentemente antidemocratico. Società del paradosso
costante.
Se a tutto questo aggiungiamo un'azione continua di
dissuasione nei confronti dell'anarchia da parte del sistema, per mezzo
di pregiudizi, censure, menzogne, attacchi vari, allora siamo certi che
la liberazione sarà davvero qualcosa di irraggiungibile. L'utopia, nel
senso negativo del termine, è dunque lo Stato, lo vediamo, ma gli illusi
credono in estasi, non pensano, e difendono il dogma. E difendendolo si
fanno molto male, da soli. Che tristezza.
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