Qualcuno aveva deciso di chiudere la stagione dei cosiddetti 'anni di piombo'. Chi lo aveva deciso, lo aveva fatto troppo in fretta, senza neanche aspettare che si aprisse nella coscienza collettiva un misero scorcio di verità, anzi... assolvendo e amnistiando.
La vicenda della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, scaraventato giù da una finestra del 4° piano della questura di Milano la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, è di quelle che segnano l'inizio di una lunga strada macchiata di sangue; una strada percorsa da un fascismo che in Italia non è mai morto e che oggi ha alzato la testa, complice il governo attuale.
Non trattiamo qui la storia di Giuseppe Pinelli e non vogliamo ripercorrere gli ultimi giorni della sua vita, rinchiuso per tre giorni in quella questura milanese. Semplicemente vogliamo ricordarlo e ricordare come lo Stato (e il suo braccio armato) tratta i suoi cittadini più liberi e animati da un afflato di Pace, Giustizia e Libertà. Pinelli è stato ucciso, non si è suicidato!
Uno Stato che ammazza consapevolmente le brave persone e che difende i fascisti non può essere definito 'di diritto' (ma forse si riferisce al suo (im)proprio diritto di ammazzare). Uno Stato, per definizione, ha l'unica prerogativa di essere sempre più potente dei singoli cittadini e, come tale, non potrà mai possedere principii di equità sociale. Ma tant'è, gli italiani non hanno mai saputo il vero significato di equità, democrazia o Libertà, giacché l'indole italica è profondamente radicata nel rapporto schiavo-padrone; l'italiano medio valuta tutta la propria vita attraverso quell'unità di misura che è anche una domanda intrinseca: 'quanto sono importante rispetto a'? E da qui le varie declinazioni: 'quanto è più importante lui'? 'Quanto è più ricco di me'? Giorgio Gaber ha tratteggiato bene quest'aspetto nella sua lirica 'il pelo'. Per conseguenza, l'italiano medio vive in una costante condizione di subalterno, accetta ogni diktat ed è ben felice di essere comandato da chi ha qualcosa in più di lui. Berlusconi, ad esempio, è diventato un modello per molti italiani, soprattutto perchè molto ricco e possiede le tv, prima che per essere capo di un governo (conseguenza della sua ricchezza).
Il povero Giuseppe Pinelli chi è? E' una vittima dello Stato, ma è anche la testimonianza di come il pericoloso fascismo non sia mai morto (e non dobbiamo neppure credere che il fascismo sia nato con Mussolini, poiché le politiche dispotiche e tiranniche hanno radici ben più antiche e profonde). Dopo il 1945, il fascismo ha continuato a lavorare in sordina, strisciando tra le pieghe di una finta democrazia e di un'ipocrita repubblica. Pinelli è colui che ancora oggi, a 40 anni dalla sua morte, ci ricorda che la Libertà esiste, proprio perché qualcun altro la combatte.
La vicenda della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, scaraventato giù da una finestra del 4° piano della questura di Milano la notte tra il 15 e il 16 dicembre 1969, è di quelle che segnano l'inizio di una lunga strada macchiata di sangue; una strada percorsa da un fascismo che in Italia non è mai morto e che oggi ha alzato la testa, complice il governo attuale.
Non trattiamo qui la storia di Giuseppe Pinelli e non vogliamo ripercorrere gli ultimi giorni della sua vita, rinchiuso per tre giorni in quella questura milanese. Semplicemente vogliamo ricordarlo e ricordare come lo Stato (e il suo braccio armato) tratta i suoi cittadini più liberi e animati da un afflato di Pace, Giustizia e Libertà. Pinelli è stato ucciso, non si è suicidato!
Uno Stato che ammazza consapevolmente le brave persone e che difende i fascisti non può essere definito 'di diritto' (ma forse si riferisce al suo (im)proprio diritto di ammazzare). Uno Stato, per definizione, ha l'unica prerogativa di essere sempre più potente dei singoli cittadini e, come tale, non potrà mai possedere principii di equità sociale. Ma tant'è, gli italiani non hanno mai saputo il vero significato di equità, democrazia o Libertà, giacché l'indole italica è profondamente radicata nel rapporto schiavo-padrone; l'italiano medio valuta tutta la propria vita attraverso quell'unità di misura che è anche una domanda intrinseca: 'quanto sono importante rispetto a'? E da qui le varie declinazioni: 'quanto è più importante lui'? 'Quanto è più ricco di me'? Giorgio Gaber ha tratteggiato bene quest'aspetto nella sua lirica 'il pelo'. Per conseguenza, l'italiano medio vive in una costante condizione di subalterno, accetta ogni diktat ed è ben felice di essere comandato da chi ha qualcosa in più di lui. Berlusconi, ad esempio, è diventato un modello per molti italiani, soprattutto perchè molto ricco e possiede le tv, prima che per essere capo di un governo (conseguenza della sua ricchezza).
Il povero Giuseppe Pinelli chi è? E' una vittima dello Stato, ma è anche la testimonianza di come il pericoloso fascismo non sia mai morto (e non dobbiamo neppure credere che il fascismo sia nato con Mussolini, poiché le politiche dispotiche e tiranniche hanno radici ben più antiche e profonde). Dopo il 1945, il fascismo ha continuato a lavorare in sordina, strisciando tra le pieghe di una finta democrazia e di un'ipocrita repubblica. Pinelli è colui che ancora oggi, a 40 anni dalla sua morte, ci ricorda che la Libertà esiste, proprio perché qualcun altro la combatte.
Nel video, tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli, con un giovane Renzo Montagnani. Alla fine della ricostruzione, gli attori daranno una loro interpretazione dei fatti, prendendo spunto dall'uccisione di un altro anarchico nel 1897. Giudicate voi.
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1 commento:
Questa parola, italia, la associo più ad una espressione geografica (come disse un tale) che a uno Stato. E' più un'immagine culturale che vive sui fasti di un passato che non si merita.
L'italia non c'é e non c'è mai stata e mai ci sarà perchè coloro che la popolano non hanno coscienza di nazione e come darci/gli torto? Del resto anche quella (la coscienza) si fabbrica (purtroppo) nel bene e nel male; fu assai meglio al tempo dei Comuni e delle Repubbliche marinare e ancor più nel groviglio di Stati successivo.
Da buon friulano ne so qualcosa e difatti, guarda caso, per imprecare bonariamente i vecchi dicevano "Dio Talian" (Dio Italiano) e definivano i loro compatrioti e dunque anche loro stessi "puar bias" (poveri beati).
E' perchè loro, all'Italia, credevano fino a un certo punto ma, come si suol dire, o Francia o Spagna purchè se magna...
Quanto a Pinelli, i liberi pensatori (anarchico non mi piace, penso a Spinoza, per esempio) hanno pagato e pagano perchè far riflettere gli altri è pericoloso, quindi qualsiasi azione di questo tipo va stroncata.
Chi pensa liberamente non dice che devi pensare come lui ma essere libero di pensare CON lui.
Un saluto.
Raffaele
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