sabato 27 marzo 2010

θέατρον

Il verbo greco 'teaomai' indica la funzione più elementare e primaria del teatro: vedere. Ma questo verbo definisce anche i ruoli del teatro e stabilisce che il principale elemento del Teatro è colui che guarda, mentre colui che agisce gli si pone in rapporto complementare. Ancora una volta bisogna constatare che l'attenzione degli antichi greci nei riguardi del popolo è prioritaria. E' il pubblico che fa il teatro? Diciamo che senza un originario pubblico non ci sarebbe stato il rito religioso, quindi neppure il teatro con le sue liturgie applicate.
Vogliamo scrivere questo articolo proprio oggi, giornata mondiale del Teatro (che in Italia è ricca di doverose proteste), poiché val la pena soffermarsi sul significato profondo della parola 'Teatro' e del suo verbo genitore (vedere). Di fatto, non dobbiamo pensare al verbo 'vedere' soltanto come azione meccanica dell'occhio. I greci sapevano bene che la conoscenza delle cose passa attraverso l'esperienza visiva. Da ciò si ricava l'assunto 'conoscere per vedere, vedere per conoscere'. Il Teatro diventa conoscenza delle cose e sappiamo tutti come nell'antica Grecia il fatto teatrale fosse considerato fortemente didattico e pedagogico, oltre che religioso. I drammaturghi greci (sia comici, sia tragici) erano caricati di una grande responsabilità civile, politica e religiosa e le loro opere erano illuminanti lezioni di civiltà, dove gli avvenimenti scritti venivano trasmessi al pubblico attraverso una via emotiva, coinvolgente. L'attore era solo uno degli strumenti di veicolo del messaggio, un medium, come gli altri presenti nel Teatro.
Quello che noi abbiamo chiamato progresso della civiltà, ci ha restituito distorsioni sia delle parole, sia del loro significato. Oggi non si pensa più al Teatro come una comunione di pubblico che 'vede' e partecipa a un rito collettivo, ma come un fatto gestito da attori che agiscono in una scatola illuminata. Pessimo è, per inciso, il concetto di pubblico televisivo, praticamente inesistente. Ma rimaniamo in àmbito teatrale. Chi è oggi il pubblico teatrale? Ci sarebbe da scrivere molto e non lo faremo. Nel rispetto del carattere di questo blog, vogliamo soltanto denunciare il fatto che oggi il pubblico accoglie supinamente ogni tipo di recita, si applaude per qualsiasi sciocchezza e persino là dove non si dovrebbe, soltanto perché la pausa teatrale (a volte logicamente più lunga di quella televisiva) innesca l'istinto acquisito dell'applauso. L'importanza del fatto teatrale, da parte del pubblico, non risiede più nella sua funzione pedagogica, ma nell'autografo 'rubato' all'attore famoso. Perciò molti personaggi televisivi finiscono per essere inseriti nei pacchetti preconfezionati del management teatrale nazionale.
Non ci dilunghiamo, ma vogliamo terminare il post con una nota di speranza e di positività che risiede negli spettacoli creati da compagnie libere e di ricerca, quelle compagnie mosse soltanto da una vera, autentica e bruciante passione, dove spesso lavorano i veri professionisti sconosciuti perché non hanno santi in paradiso. Si chiama teatro d'essai, cioè 'di prova', di ricerca continua. Magari ne parleremo, un giorno. O forse no.
E.d.G.
Oggi il Teatro protesta
I tagli al FUS imposti da questo governo.

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4 commenti:

yellow ha detto...

una cosa importante da dire mi sembra che tutti i cittadini Ateniesi avevano la possibilità di partecipare alle lunghe giornate per seguire la tragedia e tutto pagato dallo stato non come oggi che ci vogliono 75 euro per una seconda galleria per un opera o un concerto di classica.
sono lontani i tempi di Frinico che pagò mille dracme di multa perchè fece piangere tutti i cittadini per La presa di Mileto.

altra sensibilità....

coscienza critica ha detto...

Sì, altre sensibilità e altre concezioni di democrazia. Avessimo un cinquantesimo di apertura mentale degli antichi greci!

yellow ha detto...

vero, ci hanno dato tanto, oserei dire tutto.

yellow ha detto...

vero, ci hanno dato tanto, oserei dire tutto.

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