domenica 14 giugno 2009

I tagli al FUS: l'altra censura, utile alle casse del regime e al licenziamento

Le politiche di destra odiano la diffusione della cultura, poiché questa serve a far ragionare autonomamente le persone, a creare strumenti di difesa intellettuale, a sviluppare un senso critico per le cose. Perciò le dittature censurano libri, spettacoli, giornali, voci... Hitler arrivò a censurare persino le esposizioni degli astrattisti (troppo rivoluzionari, troppo liberi, di una libertà contagiosa).
La censura, di per sè, è un atto violento, repentino, che espone chi la promuove. Esiste però una censura più subdola, ma non meno efficace che equivale ad una morte lenta, sotterranea, silenziosa. Si tratta dei tagli alle risorse, una misura vile, capace di far agonizzare qualsiasi settore della nostra società. Un esempio sono i decreti Gelmini-Tremonti-Aprea che stanno uccidendo la scuola pubblica e che da settembre prossimo lasceranno a casa migliaia di lavoratori (42000).
Poiché ci riguarda direttamente (in realtà riguarda tutti), denunciamo anche noi, qui, il taglio del 30% al FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo) e che, fin dal dicembre 2008, sta sortendo i suoi malefici effetti. Il Maggio Musicale Fiorentino rischia di chiudere il sipario a settembre e i suoi operatori, il 12 giugno scorso, hanno occupato pacificamente la Soprintendenza. E' solo uno dei numerosi esempi.
A legiferare su questo argomento, demandando alle regioni la gestione economica, sono due personaggi dello spettacolo, collusi con il governo Berlusconi: Gabriella Carlucci e Luca Barbareschi. Sembra un paradosso, vero? In realtà a questi due (e al Ministro Bondi) non importa niente del taglio al FUS, poiché il decreto va a uccidere maggiormente i pesci piccoli, cioè quella miriade di compagnie di spettacolo che trapuntano il nostro Paese e che ne sono anche lo specchio. Compagnie di teatro in cui non vedremo mai Carlucci e Barbareschi. A lungo andare, rimarranno soltanto gli spettacoli ufficiali di regime, soprattutto gli insulsi spettacoli televisivi che offrono modelli culturali dannosi e beceri. D'altra parte, cosa dobbiamo aspettarci da un governo che, anziché promuovere l'intelligenza e darle opportunità, suggerisce ai laureati di fare gli imbianchini? Cala la tela.


Il video con la denuncia dei tagli
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8 commenti:

holamotohd ha detto...

Si stanno muovendo sempre più velocemente, la barbarie è in arrivo.

coscienza critica ha detto...

In effetti, hanno lanciato la loro locomotiva. Il fuochista, però, è l'opposizione.

Enri ha detto...

Bè i teatri ormai sono praticamente vuoti e non se li fila più nessuno...giusto tagliargli i fondi,anche se sono il primo a dire che si usano per fini ben peggiori

coscienza critica ha detto...

@ Enri
Vediamo se abbiamo capito bene. Quindi, secondo te, se un settore dell'economia e della cultura langue, è meglio ammazzarlo, anziché investire per farlo riprendere?
Poi peggiori la cosa, sostenendo che sai che i fondi verranno impiegati in maniera peggiore e, tuttavia, preferisci non dare soldi al FUS.
Beh, complimenti! Ma tu sei un dipendente di Bondi?
E comunque, non è vero che i teatri sono vuoti.

Anonimo ha detto...

Ciao a tutt*. Scusate se mi intrometto nella discussione. Ho visto il video dei lavoratori dello spettacolo. Secondo me ci troviamo di fronte a una immensa operazione volta a far tacere chi già ha poca voce in capitolo in quest'italia che sta andando a rotoli, che si vede mutilata delle sue componenti basiche. L'italia fondata su un lavoro che non c'è per tutti, laica sotto l'ombra insistente del crocifisso più grande dello stivale stesso. La cultura dominante è spaventosamente piena di fascismi. Il populismo vuole ammazzare l'istruzione, il libero pensiero, la libera informazione. E' un populismo un'anestetico, che ci iniettano lentamente, che immobilizza il pensiero. A grandi problemi, semplici soluzioni. Che si vuole di più dalla vita? C'è la crisi, bisogna tagliare. L'arte in fondo a che serve? C'è la televisione, è questo il nuovo spettacolo!
Io sono una studentessa universitaria, sto per laurearmi. Faccio parte di un ateneo cosiddetto d'eccellenza, AQUIS se conoscete. Sto vivendo in pieno questa crisi culturale, mia e dei miei colleghi. Tagli ai fondi dell'istruzione. Siamo il paese con il FIS più basso d'europa. E' da ottobre che ci mobilitiamo a livello nazionale, un movimento che è stato dipinto da fuori come l'ennesima ribellione di bimbi capricciosi. Se solo qualcuno si fosse degnato di venire nelle nostre aule occupate, a vedere cosa realmente succedeva, senza sparare sentenze dall'altro. I ribelli con l'i-pod, ci hanno chiamati. Se negli anni '70 non c'erano, è colpa nostra? Personalmente non mi interessa se farò l' imbianchina finita l'università, è un lavoro come un'altro. Il problema è che l'accesso al mondo della produzione culturale, in generale, è difficile. E' accademico. E' vecchio. Si cercano altre strade, ma si tagliano i ponti. Si stanno ammazzando tutti gli impulsi più spontanei della produzione culturale, quella parte di meccanismo che cerca di uscire dall'industria fine a se stessa. Che crede ancora che l'arte sia altro dalla merce, che cerca di aprire degli spiragli per cercare di dare qualcos'altro. Che da un'aternativa dalla cultura dominante. Ma non si può. Non conta, non produce valore monetario, ma solo culturale. E sinceramente, io non credo che ai vertici di quest'italietta gliene freghi qualcosa. E chissenefrega se pochi vanno a teatro. Preferirei chiudere tanti musei piuttosto, pieni di opere che ne legittimano la qualità solo a partire dal valore commerciale. . E l'opposizione...neppure l'arte ormai può più farlo. La satira, povera, ha ha cambiato più definizioni lei nell'opinione pubblica in quest'ultimi 15 anni che la definizione stessa di democrazia. Opporsi non è più un diritto, diventa un delitto, o una burla, o terrorismo. Luglio 2009. 21 studenti incarcerati. Sulle sedie dl nostro parlamento, gente che con i soldi che tagliano alla cultura, all'italia che vogliono dividere, si paga i giudici per non finire dentro.
Solidarizzo in pieno con i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo, a cui non viene riconosciuta la legittimità del loro lavoro. Solidarizzo con i lavoratori e le lavoratrici tutt*. Siamo tutt* precar*. E loro?

coscienza critica ha detto...

@ Anonima studentessa
Il tuo discorso non può essere che condiviso da tutti coloro che sanno che la cultura, l'arte, è il più alto valore di una società. E sai bene che una società si connota per ciò che ha saputo produrre in termini di arte e cultura. Qualche giorno fa Beppe Grillo faceva un'osservazione: 'cosa troveranno i posteri di questa nostra cultura'? Troveranno nani e puttane.
E poi, come si può pretendere... Sandro Bondi che ingaggia un supermanager (economista, a capo dei Mc Donald's) per controllare le Soprintendenze...
Tutto sta morendo, in questo 'Bel Paese'.

Anonimo ha detto...

Come al solito...neanche una proposta.

La cultura dovrebbe servire ANCHE a formulare soluzioni....non solo critiche.
Con le vostre belle PAROLE, non mi ci pulisco nemmeno il deretano, tantomeno coi PENSIERI.

ma questo non sara' mai pubblicato..

coscienza critica ha detto...

@ Anonimo
Invece lo pubblichiamo per far vedere a tutti la tua imbecillità. Peccato che quelli come te risultino sempre anonimi. Ma anche questa tua, a suo modo, è una firma inconfondibile.

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