giovedì 11 agosto 2011

A proposito di accuse contro manifestanti e anarchici

Vi raccontiamo una storia che vuole essere una metafora per spiegare la situazione in cui viviamo e il nostro modo di reagire.

Nei campi di cotone in Louisiana, Dubamba lavorava tutto il giorno con i suoi compagni in catene. Erano pesanti le catene, ed anche il bastone del padrone. Ogni volta che il ritmo della raccolta rallentava, gli scagnozzi del padrone posti a guardia degli schiavi non esitavano a dar di frusta. Erano già 16 anni che Dubamba lavorava in Louisiana, era stato trasportato con una nave dalla sua amata Africa, era stato rapito, venduto, costretto con la forza a imbarcarsi per un viaggio lungo e doloroso.
Nelle notti di luna, nonostante il sonnno dovuto alla fatica del giorno, Dubamba non dormiva, era più forte la rabbia del sonno. Dubamba progettava la sua liberazione e quella dei suoi compagni, sapeva di poter contare solo sulla sua rabbia, pensava che se avesse avuto modo di procurarsi un'arma per uccidere gli scagnozzi, avrebbe potuto dare la libertà a tutti, anche ai cani del campo.
Il mattino seguente il padrone era furioso, si vedeva che gli affari per lui andavano male, aveva già licenziato sei dei suoi scagnozzi negli ultimi tre mesi. Quel mattino il padrone fece chiamare Dubamba nella tenda da campo. Per un'occasione così speciale le catene gli furono tolte e Dubamba potè anche lavarsi il viso con il sapone. Nella tenda Dubamba ascoltò in silenzio il padrone che gli diede un nuovo ordine: 'da oggi in poi tu e i tuoi compagni lavorerete con una razione ridotta di cibo'. A quel punto Dubamba protestò con forza: 'signore, voi non potete fare questo, noi tutti siamo già molto stanchi, nell'ultima settimana sono morti due compagni per la fatica e la fame'! Il padrone non volle sentire altre parole e rincarò con forza: 'a partire da oggi, anche le razioni di acqua saranno ridotte per voi'!
Dubamba sentì esplodere dentro di sé una rabbia mai provata prima, guardò le sue mani libere dalle catene, quelle erano le sole armi di cui disponeva, le usò. Con un pugno violentissimo spaccò la mandibola del padrone che cadde svenuto, le guardie reagirono prontamente, ma la rabbia di Dubamba fu ancora più lesta; a una delle due guardie Dubamba spaccò l'osso del collo, l'altra fuggì per dare l'allarme. Dubamba prese un fucile e corse fuori dalla tenda per liberare gli altri dalle catene, ma ad attenderlo c'erano almeno venti scagnozzi pronti a reagire. Il fucile aveva solo due colpi utili. Che fare? Dubamba pensò che con quei due colpi avrebbe potuto uccidere due scagnozzi, oppure sparare sulle catene di due compagni. Scelse quest'ultima soluzione. Ma Dubamba non era esperto di quel tipo di armi, in Africa non esistevano. 'Libera me', supplicò un compagno che intanto gli era corso incontro con le mani tese. Dubamba prese la mira e...
Ora, cari amici ed amiche, la storia potrebbe avere due finali. Il primo finale è quello che ogni persona di buon senso spera di leggere. Il secondo finale, invece, è quello che molti di voi fanno succedere davvero, perché imbevuti di pregiudizi e con la visione alterata delle cose.
Finale 1
... colpì esattamente l'anello della catena del compagno, il quale si liberò e potè dare man forte a Dubamba. Gli altri schiavi, osservando tutta la scena, si presero di orgoglio e di coraggio e molti di loro, a colpi di pietra, riuscirono a spezzare da soli le loro catene. In breve tempo gli schiavi scatenati ebbero la meglio sugli scagnozzi e nel giro di mezz'ora tutti furono liberi, cani compresi, e fuggirono.

Finale 2
... il colpo partì, ma il proiettile rimbalzò sul metallo e finì per bucare la scodella di alluminio per il rancio che ogni schiavo teneva sempre legata al fianco. Allora gli altri compagni, tranne qualcuno, cominciarono a insultare Dubamba e ad accusarlo: 'vigliacco, sei un criminale, sei un vandalo, e adesso come fa il nostro compagno senza la sua scodella'? Molti compagni abbandonarono Dubamba e tornarono a lavorare, Dubamba venne catturato e condannato a morte. Nel campo ancora oggi qualcuno ricorda e dice 'hanno fatto bene'.

E chi vuol capire capisca. Buon pro' vi faccia.

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