domenica 8 aprile 2012

L'Anarchia è dunque violenza?

Chi segue questo blog avrà forse a noia l'argomento, giacché da molti post emerge l'inganno e l'equivoco montati ad arte dal sistema che da troppo tempo mette in circolo la falsa equazione 'anarchia = violenza (o caos o disordine...)'. Crediamo che ormai a molte persone non sarà sfuggito il fatto che la violenza viene usata quotidianamente dal sistema attuale contro il popolo e l'ambiente, mentre gli anarchici usano la loro forza rivoluzionaria esclusivamente a difesa del popolo e dell'ambiente (animali compresi), e giammai contro di essi. Che poi i mezzi d'informazione controllati dallo Stato riducano le istanze del popolo e tutti i danni sociali (da lui stesso prodotti) al cassonetto bruciato o ad una questione di ordine pubblico, è un fatto che appartiene anche quello alla propaganda denigratoria contro l'anarchia. Come quando i media identificano un fatto sociale complesso con una molotov, magari lasciata sul posto proprio dalla polizia (Genova 2001) o da qualche fascista assoldato che scrive anche una 'A cerchiata' su un delitto che un anarchico non commetterebbe mai. Anche ai lettori più assidui farà allora piacere leggere le parole di un grande anarchico siciliano, Alfonso Failla, che in un articolo pubblicato nel 1945 su 'Umanità Nova', così scriveva:

Siamo dei violenti?
La constatazione che dalle file anarchiche siano usciti i più audaci campioni della violenza rivoluzionaria, nella lotta per l'emancipazione del proletariato, ingenera, in chi non ci conosce bene, l'equivoco che gli anarchici vogliono un sistema sociale basato sulla violenza. Niente di più contrario alla nostra filosofia, alla nostra morale ed alla nostra maniera d'intendere i rapporti sociali.
Malatesta così definisce la nostra società: 'L'Anarchia è una società basata sul libero accordo delle volontà dei singoli'. Questa definizione dimostra lapidariamente come il sistema sociale che noi prepariamo con la nostra propaganda racchiuda il massimo di libertà fra gli uomini.
E precisa: in Anarchia la libertà dell'uno finisce dove comincia la libertà dell'altro, risolvendo così i rapporti sociali per mezzo della comprensione dei bisogni reciproci che si armonizzano nella società organizzata solidaristicamente con il rispetto scambievole di tutti. Niente autorità, conseguentemente niente violenza. Perché allora noi anarchici siamo spesso accusati di essere dei violenti?
La spiegazione è semplice: essendo noi i più logici e conseguenti fra i militanti delle diverse scuole socialiste, trovandoci sempre all'avanguardia nella lotta siamo i primi a cozzare contro la violenza, usata a difesa del privilegio borghese dello Stato, sia esso inverniciato di legalità o sfacciatamente dittatoriale. E nella pratica il numero maggiore di ribelli alla violenza esercitata dall'alto contro il proletariato e perciò antiviolenti, esce dalle nostre file.
Per questo è stato facile scambiare l'uso della violenza da parte degli anarchici, per respingere con pari energia l'imposizione dall'alto, come un fine da raggiungere nella società da noi auspicata. Precisiamo perciò che, coerentemente ai nostri princìpi libertari, usiamo la violenza solo per difendere la libertà e il diritto alla vita delle classi lavoratrici e che nei rapporti familiari e sociali il nostro comportamento è di tolleranza e rispetto: la nostra arma preferita per accelerare il progresso della società è la discussione cordiale.
Anche verso i servi della borghesia che ci detenevano nelle prigioni, verso coloro che difendono il privilegio del ricco a danno del povero nei corpi di polizia, il nostro primo impulso è quello di convincerli, discutendo, della bontà delle nostre idee, perché sappiamo che tanti carcerieri poliziotti e carabinieri servono il sistema attuale per bisogno ed ignoranza.
Verso i propri figli, la propria compagna, l'anarchico si rivolge con bontà nei rapporti quotidiani, non si impone con l'autorità che dànno le leggi e i costumi sociali al capo famiglia. In tutti i campi dell'attività sociale l'anarchico si riconosce appunto perché ha il culto della libertà per sé e per gli altri.
Per questo studia, si interessa alla risoluzione di tutti i problemi sociali e scientifici sapendo che il miglior mezzo per stabilire la giustizia è quello di preparare con la divulgazione di tutte le scoperte del pensiero e della scienza una società in cui, spezzate le catene dei privilegi, mettendo tutto a disposizione della collettività produttrice, socializzando tutta l'economia in una parola, sia sistematicamente praticata la tolleranza degli uni verso gli altri.
Noi comunisti libertari o comunisti anarchici, che vuol dire la stessa cosa, mentre crediamo possibile la liberazione dell'ordinamento attuale dell'uomo solo adoperando la violenza contro l'imposizione reazionaria delle classi detentrici delle ricchezze, nel camminare verso la società comunista del domani, pratichiamo il rispetto fra noi e verso coloro che, sia per ignoranza delle nostre idee come per preferenze verso altri sistemi e metodi, dissentono da noi, e rigettiamo come dannosa ai fini del raggiungimento della società avvenire, la violenza delle parole e degli atti nelle file del proletariato.
'La pace tra gli oppressi. La guerra agli oppressori'. Con questi due semplici versi il nostro Pietro Gori ha delineato tutto il nostro programma politico.

Alfonso Failla, 'Umanità Nova' - 15 aprile 1945


'Addio Lugano bella (eppur la nostra idea è solo idea d'amor)'


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4 commenti:

Cirano ha detto...

mi sembra che non ci sia null'altro da aggiungere se non che la violenza degli stati ogni giorno uccide ed emargina ancora oggi!!!

coscienza critica ha detto...

è il suo dovere, la sua missione. e nessuno se ne accorge.

*Dioniso*777* ha detto...

Un esempio perfetto di anarchia da esporre è questo

http://www.luogocomune.net/site/modules/news/article.php?storyid=3975

Altro che violenza, i cittadini mettono a posto quello che i governi distruggono e la collaborazione è MAI vista!

coscienza critica ha detto...

Sì, Dioniso, l'esempio di anarchia è proprio quello, come tutte le volte che succedono catastrofi e i cosiddetti 'responsabili istituzionali' non sanno fare altro che danni ulteriori. Qui nel blog ci sono altri esempi del genere, come gli anarchici che durante l'alluvione a Mulazzo rimettono in piedi tre forni a legna per sfamare tutti, oppure 'gli angeli del fango' nell'alluvione di Firenze, ma proprio di questi numerosi esempi parla Colin Ward nel suo libro 'Anarchia come organizzazione', sostenendo -a ragione- che l'anarchia vive e si manifesta nella società nonostante l'autorità e lo Stato. Il problema è che la gente non sa di essere anarchica, dentro. E' quel 'dentro' che bisogna far riscoprire. Ciao e grazie.

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