Ore di punta. La tragedia si svela ogni
giorno. Un esercito di schiavi tutti in fila, attenti a non fare tardi
che il dio-produzione non aspetta, il capo non perdona, la sua idiozia
si adora e si copia. Dogma della produzione che impila lingotti, gli
aguzzini del sistema hanno la bava alla bocca. Vota. Vota. Vota. Fai
come sai. Non sai quel che fai. Gloria al pil. Tutti attenti, fottiti se
sei stanco, veloci, veloci, stop al
semaforo, via andare, il cane morto investito, non c'era tempo, via
andare. Robotica della morte. Militarizzazione dell'esistenza.
Capitalizzazione delle pseudovite. Hai bisogno di soldi? Ricatto
sistemico: prima dammi la vita, poi anche la borsa. Ingranaggi
autopoietici. O così o muori? O così o soffri? Me sei già morto! Soffri
di ulcera e dài la colpa al figlio. Con che cosa ti curi? Paga, sennò là
c'è la fossa. Ecco ciò che rincorri: il plasma in salotto, propaganda
della perpetuazione. Cultura mortifica. Maledizione, l'assicurazione
scaduta, ma tu sei scaduto nella culla! La tassa sulla tassa, fatture
coi canini licantropi, azzeramento delle vere necessità vitali, si
elaborano palliativi per ogni cosa, è la legge, 'è la consegna', e sei
consegnato, non sei. Ti insegnano cosa dire, come giustificare, cosa
fare, come pensare, come non pensare, come accusare, come sperare.
Pedagogia per il bravo ragazzo in fila all'ora di punta, stasera si va a
puttane, domenica a messa, norma di massa. Automassificazione. Godere
di morte. Non fa per me.
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