sabato 20 febbraio 2010

Il Festival di Sanremo fa bene ai bambini (obiettivo fidelizzazione)

Ogni anno, uno degli apparati di distrazione di massa più colossali disposti in Italia è il Festival di Sanremo. Quasi tutta l'attenzione dei media è rivolta a questo evento a cui si legano i soliti sproloqui, i soliti pettegolezzi, le solite battute, le solite inutili questioni. Così succede che per una settimana (e oltre), molti problemi del Paese vengono accantonati o trattati alla stregua di informazione collaterale, a margine. Tutto questo aggrava la situazione già presente nel nostro 'Bel Paese' in merito alla disinformazione televisiva imperante. Che la nostra tv taccia delle mille proteste, dei licenziamenti, dei disagi, dei disservizi, dei privilegi dei politici... lo sappiamo molto bene (e lo abbiamo denunciato più volte), ma se a tutto ciò si aggiunge anche il voler utilizzare la scienza pediatrica per fidelizzare i bimbi alle banalità festivaliere, allora siamo di fronte a un crimine contro la libera formazione della coscienza di ogni infante! Una coscienza che verrà inesorabilmente distorta, in favore di un'idolatria dell'inutile che sarà concepita dall'individuo maturo come qualcosa di inalienabile, inattaccabile, quindi importante.
Diciamo tutto questo perché proprio un pediatra ha dichiarato che il Festival di Sanremo fa bene ai bambini (anche quelli nel pancione), i quali devono poterlo vedere, se vogliono, fino a tarda notte ('sempre che non cadano dal sonno'... Ma certo, altrimenti l'obiettivo fidelizzazione non avrebbe senso). Così, d'un sol colpo, svaniscono anni e anni di studi medici pediatrici e pedagogici, convinzioni già assodate. Niente da fare, i genitori vengono adesso invitati a seguire il consiglio di questo dottor Italo Farnetani. Le motivazioni addotte dal pediatra sono di una banalità disarmante, persino preoccupante.
Anche se non siamo pediatri, vorremmo ricordare a questo dottore che, se musica dev'essere, probabilmente al bambino farebbe ancora meglio ascoltare una ninna nanna cantata dalla propria mamma o lasciarsi sviluppare il cervello da una 'berceuse' di Brahms. Questo nostro consiglio, contrariamente a quanto possa fare la musica del Festival, aiuterà sicuramente il bambino ad acquisire una passione verso note musicali molto più autorevoli e colte (con tutto il rispetto per il nostro amico Cristicchi, ma è tutt'altro genere, che pure amiamo) e probabilmente questi futuri cittadini adulti non rimarranno imbambolati per una settimana davanti agli schermi, sognando di toccare il culo a Jennifer Lopez.

PS. Questo post non ha nessuna intenzione di screditare la cosiddetta 'musica leggera', ma vuole tenere una guardia alta contro chi utilizza le proprie competenze (in questo caso mediche) -o quelle altrui- per fidelizzare i bambini ai 'brand' di qualsiasi tipo.

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