lunedì 20 dicembre 2010

Flatlandia combatte i pregiudizi sull'anarchia

Brutta cosa essere rinchiusi dentro certe convinzioni, costretti dentro limiti e pregiudizi. Ogni pregiudizio è una prigione, un limite. Ancora più brutto, quando si ignora di vivere in quelle prigioni e si crede di essere nel giusto. E allora succede persino che quello in cui crediamo -che magari è totalmente sbagliato- ce lo difendiamo con tutte le nostre forze, inconsapevoli di stare difendendo, invece, le posizioni di coloro che ci hanno inculcato quelle conoscenze sbagliate o distorte, costruendoci intorno recinti, limiti, occlusioni mentali. Insomma, a non voler essere elastici e aperti mentalmente, si rischia di difendere più o meno involontariamente chi ci ha tolto la libertà. E' quello che succede quando un cittadino, abituato a questo sistema politico, si imbatte nell'anarchia. La coscienza di quel cittadino è talmente intrisa di pregiudizi che non riesce a credere, o meglio, non vuole credere alla soluzione politica anarchica, non la accetta a priori. Allora lo vedi, quel cittadino, lo ascolti lamentarsi della situazione sociale, personale, si contorce dalla rabbia e invoca aiuto, vuole una nuova politica più giusta, dove egli possa finalmente essere davvero libero, ma non ce la fa a scrollarsi di dosso (anzi li difende) quei pregiudizi che i propagandisti di Stato gli hanno imposto fin dalla sua nascita, come in un imprinting. Che fare? Illustrargli l'opzione anarchica può significare ricevere due macrotipi di reazione: 1) il cittadino difende in maniera tenace le proprie convinzioni di partito, cominciando a costruire un frasario sulla base della gamma completa di stereotipi che egli ha sentito dire in merito all'anarchia (è un'utopia, è caos, è violenza, non si può fare, questa è già anarchia non ti basta?, ma come si giustificano le bombe?, come sarebbe il mondo se tutti facessimo quello che ci pare?, ecc. ecc.). 2) messo di fronte alla possibilità di un vero cambiamento e dimotratogli nel dettaglio che le sue convinzioni sono soltanto pregiudizi, quel cittadino incredibilmente... ignora, volta la faccia, preferisce non vedere, non risponde, evade. Un atto di codardia? Si tratta di una grande paura, quasi di tipo atavico, il cittadino si comporta come l'aborigeno che teme di essere fotografato perché pensa che la macchina fotografica possa rubargli l'anima; nel caso del cittadino, si tratta di coscienza, piuttosto che di anima. In certi casi l'interlocutore si crea una difesa fatta di mille cavilli, anche i più inutili e minimi (talvolta rendendosi davvero ridicolo o paradossale) che se mai questo suo sistema di ricerca critica di elementi negativi dovesse applicarlo allo Stato (e non all'anarchia), saremmo un popolo libero da centinaia di anni! Ai tempi dei miei studi accademici, il professore di 'Teoria della Percezione e Psicologia della Forma' ci parlò del libro 'Flatlandia' di Edwin A. Abbott, un romanzo inglese di fine Ottocento. Il riferimento al corso accademico è evidente, dal momento che il romanzo parla di una popolazione che viveva (quindi percepiva) in un mondo fatto esclusivamente di due dimensioni, un popolo abituato a concepire solo quel dato contesto e che non poteva ammettere l'esistenza della terza dimensione. Ma il romanzo si presta a ben altri riferimenti, non solo scientifico-matematici. Un giorno a Flatlandia arrivò una sfera, arrivò dallo spazio, e questa sfera cominciò a parlare ad un flatlandiano (un quadrato) dell'esistenza di questa terza dimensione. Ci volle un po' per convincere il quadrato dell'esistenza della terza dimensione, anche se l'aveva sotto gli occhi e gli parlava. La sfera prese quell'abitante e lo sollevò dal suolo, lo portò in alto (bella metafora), e il flatlandiano potè allora constatare che la terza dimensione esisteva veramente, non faceva male, e si liberò dai pregiudizi. Ma poi, quando il quadrato volle dire ai suoi concittadini quello che aveva conosciuto, venne accusato, fu messo persino in carcere (Flatlandia è uno Stato, quindi con gerarchie varie). La metafora è chiara. Flatlandia è lo Stato, la sfera è il messaggero di una nuova dimensione o soluzione, il flatlandiano rappresenta tutti i cittadini prigionieri dei preconcetti imposti dallo Stato, la terza dimensione è l'altra possibilità: l'anarchia. La metafora del romanzo si riferisce espressamente all'anarchia, poiché la seconda metà dell'Ottocento ha visto impegnati sul fronte anarchico quasi tutti gli intellettuali, anche Edwin A. Abbott, il quale, proprio perchè pedagogo e teologo, ebbe modo di criticare duramente il sistema statale inglese e, in taluni casi, anche la religione. Era l'epoca dei grandi pensatori socialisti, dei padri dell'anarchia, dei 'Baudelaire col fucile in spalla', di John Ruskin, sostenitore delle teorie libertarie e promotore dell'operaio liberato per mezzo dell'arte, il più grande teorico dell'Ottocento inglese (a detta di Giulio Carlo Argan). Nomi e notizie sconosciute ai più, me ne rendo conto, e come potrebbe essere altrimenti in questo nostro sistema statale dove, proprio come a Flatlandia, viene sistematicamente applicata la censura a tutto quel che riguarda l'anarchia e ai mille intellettuali che l'hanno abbracciata e promossa? (Non esiste un solo libro di scuola che dica chiaramente, ad esempio, che Picasso o Breton e mille altri erano anarchici). Ecco perché riguardo a Flatlandia si discute solo sul piano della fantasia e della scienza, non citando mai l'aspetto eminentemente anarchico. Prima di lasciarvi al breve filmato che spiega Flatlandia molto meglio di queste parole, una nota non di margine: quando nel romanzo il quadrato conosce finalmente la terza dimensione, dice alla sfera che anche una quarta dimensione potrebbe, a quel punto, essere possibile. La sfera inizialmente rigettò con forza questa ipotesi, proprio lei! Meditiamo anche su questo? Buona visione. EDG


3 commenti:

LUIS (Luigi Racioppi) ha detto...

sull'ultima riflessione sono d'accordissimo: Antispecismo è la dimensione successiva.

Unknown ha detto...

La Sfera gli domandò: Ma dov'è questa terra della 4 Dimensioni?
E il Quadrato: Io non lo so, ma senza dubbio il mio Maestro lo sa.
La Sfera: No. Un paese simile non esiste. La sola idea che possa esistere è assolutamente inconcepibile.

(Doveroso omaggio alla tua passione anarchica e alla tua continua divulgazione di questa "ideologia").
Ciao e un fraterno saluto.

coscienza critica ha detto...

Ottimo contributo, River, grazie. Un caro saluto a te.

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