Si è concluso lo sciopero della scuola. Uno sciopero che si è voluto miscelare ad un altro, quello contro la crisi proclamato dalla CGIL, stemperando così la forza unidirezionale di un'intera categoria che rappresenta l'istruzione di un Paese. Ma nonostante la catalizzazione dei media sulla crisi, anziché sulla scuola, lo sciopero è andato bene.
Ma lo sciopero è andato bene in quanto fine e non in quanto mezzo. Ora, infatti, si dirà: 'a cosa è servito'? Tutto ritornerà come prima, con una Gelmini che se ne frega altamente delle proteste ed un governo mafioso che pensa solo a salvare Berlusconi dai suoi processi.
Probabilmente dovremo cominciare a concepire diversamente il concetto di sciopero. Se qualche decennio fa uno sciopero poteva anche mettere in crisi un governo, oggi non è più così. I tempi cambiano e cambia anche il modus operandi delle proteste. I sindacati non cercano la crisi di governo, altrimenti organizzarebbero scioperi generali di svariati giorni, anziché di quattro ore. E comunque, con un siffatto governo, non basterebbe neppure un mese di sciopero continuato (se le noci sono dure, non serve schiacciarle con due guanciali).
Lo sciopero come mezzo è l'unico sistema per far valere i diritti dei cittadini. Cosa vuol dire sciopero come mezzo? Vuol dire usufruire dello sciopero per progettare azioni successive ad esso. Azioni che avrebbero bisogno di forza: la forza della collettività, del numero, oltreché dell'idea. E' sulla parola 'azione' che deve essere posto l'accento. Utilizzare lo sciopero, quindi, non solo per fare il défilé nelle strade, ma per concentrare dibattiti pubblici nei quali progettare e coordinare iniziative a venire, concomitanti.
Questa non è un'idea nostra, se ne parlava già quasi 100 anni fa. L'idea dello sciopero come 'sfogatoio' ha fatto comodo ai politici, anche a quelli di sinistra (anzi, è stata proprio la sinistra a introdurre lo sciopero come fine). Su facebook si può raggiungere un gruppo che spiega in maniera diretta l'utilità relativa dello sciopero generale.
Ma lo sciopero è andato bene in quanto fine e non in quanto mezzo. Ora, infatti, si dirà: 'a cosa è servito'? Tutto ritornerà come prima, con una Gelmini che se ne frega altamente delle proteste ed un governo mafioso che pensa solo a salvare Berlusconi dai suoi processi.
Probabilmente dovremo cominciare a concepire diversamente il concetto di sciopero. Se qualche decennio fa uno sciopero poteva anche mettere in crisi un governo, oggi non è più così. I tempi cambiano e cambia anche il modus operandi delle proteste. I sindacati non cercano la crisi di governo, altrimenti organizzarebbero scioperi generali di svariati giorni, anziché di quattro ore. E comunque, con un siffatto governo, non basterebbe neppure un mese di sciopero continuato (se le noci sono dure, non serve schiacciarle con due guanciali).
Lo sciopero come mezzo è l'unico sistema per far valere i diritti dei cittadini. Cosa vuol dire sciopero come mezzo? Vuol dire usufruire dello sciopero per progettare azioni successive ad esso. Azioni che avrebbero bisogno di forza: la forza della collettività, del numero, oltreché dell'idea. E' sulla parola 'azione' che deve essere posto l'accento. Utilizzare lo sciopero, quindi, non solo per fare il défilé nelle strade, ma per concentrare dibattiti pubblici nei quali progettare e coordinare iniziative a venire, concomitanti.
Questa non è un'idea nostra, se ne parlava già quasi 100 anni fa. L'idea dello sciopero come 'sfogatoio' ha fatto comodo ai politici, anche a quelli di sinistra (anzi, è stata proprio la sinistra a introdurre lo sciopero come fine). Su facebook si può raggiungere un gruppo che spiega in maniera diretta l'utilità relativa dello sciopero generale.
I temi scottanti di questo Paese potrebbero essere risolti attraverso un'iniziativa popolare forte e staccata da vincoli di partito. Temi come la scuola pubblica, la crisi economica, la disoccupazione non dovrebbero avere colore politico, perchè riguardano tutti, mentre la disgregazione della società in colori politici, squadre, campanili o in altri modi, conduce a lotte interne alla forza reattiva. Queste lotte risultano improduttive, di più, controproducenti. Anche questo concetto di 'divide et impera' dovrebbe essere messo al bando attraverso una presa di coscienza della società. Purtroppo, questa presa di coscienza collettiva viene fortemente contrastata dall'azione dei media.
4 commenti:
Concordo sul riacquisire il concetto di sciopero come mezzo e non come fine, o se vogliamo mera dimostrazione di forza. Ma secondo me non è vero che gli scioperi ad oltranza con questo governo siano inutili. In realtà non ne abbiamo visto ancora uno che duri più di un giorno. Quali azini successive? Nessuna! L'unica azione valida, che intacca gli interessi dei datori di lavoro o delle istituzioni, è lo sciopero. Uno sciopero a fronte di una richiesta ben precisa, e non un semplice "basta con..." o "no a...". E neanche "Per un...". Per esempio, si dovrebbe fare uno sciopero ad oltranza per riportare l'articolo 18 ai suoi antichi "splendori". Una richiesta bne precisa al governo e al parlamento. Sono sicuro che la gente sarebbe interessata e parteciperebbe, perchè vedrebbe finalmente uno scopo ben preciso. Io sono convinto che questo prezioso strumentosia stato snaturato volontariamente. Riprendiamocelo!
@ Silvio
Quando lo sciopero raggiunge lo scopo, non c'è alcun motivo di proseguire con le azioni, questo è chiaro. Noi due parliamo la stessa lingua. Nessuno ha il coraggio o la volontà di proporre uno sciopero ad oltranza, proprio perché risulterebbe 'sciopero come fine' (che è la cosa che non vogliono che accada). Perciò non rimane che l'azione sganciata da regole imposte dai partiti.
Secondo lo scoop di queste ore, vi sarebbero state pressioni su alcuni responsabili dell'informazione per ottenere ciò che si è ottenuto, cioè l'imbavagliamento di alcuni giornalisti.
Sarei lieta di conoscere il testo di qualche telefonata intercorsa tra i vari servitori dello Stato, per farmi un'idea della "strategia" sottesa alla riforma della scuola. Non ci sono intercettazioni in merito?
@ Mt
Bisognerebbe chiedere le intercettazioni ai giudici di Trani. Forse tra qualche giorno usciranno su 'la Repubblica' o 'L'Unità'. Forse.
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