E mentre in Italia il governo Berlusconi non fa altro che cercare in tutti i modi di vietare la libertà di espressione e di informazione, in Islanda (Paese civile) il Parlamento è tutto impegnato a realizzare strumenti di garanzia per l'informazione in rete e per tutti gli internauti, fino ad istituire un 'Premio islandese per la libertà di espressione'. Una meraviglia per noi costretti in questa dittatura che viene chiamata democrazia, tz tz!
La notizia ci è stata data dal caro amico Angelo Saracini che ringraziamo di cuore, come sempre.
Si tratta di un'iniziativa che ha già qualche mese di vita, ma che è stata promossa da The Icelandic Modern Media, approvata all'unanimità dal Parlamento islandese il 16 giugno scorso. La parlamentare europea Eva Joly sottolinea la necessità globale di avviare riforme legislative in tale senso, vista l'èra digitale in cui tutto il mondo vive e in risposta all'aumento di casi di corruzione a livello mondiale. Infatti, dice Eva Joly, 'occorre creare un paradiso globale di sicurezza per il giornalismo investigativo. Ritengo che questa proposta sia uno strumento incisivo e forte per incoraggiare l'integrità e la trasparenza delle azioni dei governi di tutto il mondo. Nel mio lavoro investigativo contro la corruzione, ho capito quanto sia importante disporre di meccanismi robusti per offrire la verità all'opinione pubblica. I cittadini indipendenti sembrano i più adeguati per garantire trasparenza e giustizia in tutto il mondo '.
Così l'Islanda si appresta a diventare un paradiso di libertà, altro che 'Magic Italy'! Il Parlamento islandese non si occuperà di leggi ad personam e di bavagli, ma opererà per rafforzare la libertà di espressione e il libero flusso delle informazioni anche in tutto il mondo. L'Italia di Berlusconi non seguirà l'Islanda in questo progetto di libertà, possiamo giurarci, ma occorre che tutti sappiano in quale prigione siamo finiti e quali garanzie hanno invece altri Paesi.
E il paradiso di cui si parla non è certo quello fiscale, dice Birgitta Jonsdottir, parlamentare e promotrice principale di questa proposta, la quale incalza: 'i paradisi fiscali hanno come obiettivo l'opacità, mentre il nostro è quello di rendere tutto trasparente'.
Per attuare pienamente questa proposta occorre un anno di lavoro, poichè i punti di libertà e di garanzie per i bloggers sono parecchi, dall'istituzione del suddetto premio, alla protezione dei providers, all'istituzione di una Srl per gli internauti e ancora altre forme di tutela per chi naviga e fa informazione in rete. Si contempla anche la tutela della fonte (ad esempio, nessuno potrà obbligare un blogger a dire come ha ottenuto quell'intercettazione o quella foto in cui si vede il deputato che sniffa cocaina). Insomma, niente più molestie legali o distruzione dei documenti. Il progetto è stato concepito con la collaborazione di giuristi internazionali e di organizzazioni come Wikileaks, la stessa che ha scoperto gli archivi segreti della guerra in Afghanistan (la Repubblica).
In conclusione, l'Islanda si appresta a codificare un pacchetto di leggi (IMMI) che devono rappresentare una roccaforte per tutti coloro che intendono la rete come veicolo per una informazione libera. Altro che legge-bavaglio!
Fonte
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La notizia ci è stata data dal caro amico Angelo Saracini che ringraziamo di cuore, come sempre.
Si tratta di un'iniziativa che ha già qualche mese di vita, ma che è stata promossa da The Icelandic Modern Media, approvata all'unanimità dal Parlamento islandese il 16 giugno scorso. La parlamentare europea Eva Joly sottolinea la necessità globale di avviare riforme legislative in tale senso, vista l'èra digitale in cui tutto il mondo vive e in risposta all'aumento di casi di corruzione a livello mondiale. Infatti, dice Eva Joly, 'occorre creare un paradiso globale di sicurezza per il giornalismo investigativo. Ritengo che questa proposta sia uno strumento incisivo e forte per incoraggiare l'integrità e la trasparenza delle azioni dei governi di tutto il mondo. Nel mio lavoro investigativo contro la corruzione, ho capito quanto sia importante disporre di meccanismi robusti per offrire la verità all'opinione pubblica. I cittadini indipendenti sembrano i più adeguati per garantire trasparenza e giustizia in tutto il mondo '.
Così l'Islanda si appresta a diventare un paradiso di libertà, altro che 'Magic Italy'! Il Parlamento islandese non si occuperà di leggi ad personam e di bavagli, ma opererà per rafforzare la libertà di espressione e il libero flusso delle informazioni anche in tutto il mondo. L'Italia di Berlusconi non seguirà l'Islanda in questo progetto di libertà, possiamo giurarci, ma occorre che tutti sappiano in quale prigione siamo finiti e quali garanzie hanno invece altri Paesi.
E il paradiso di cui si parla non è certo quello fiscale, dice Birgitta Jonsdottir, parlamentare e promotrice principale di questa proposta, la quale incalza: 'i paradisi fiscali hanno come obiettivo l'opacità, mentre il nostro è quello di rendere tutto trasparente'.
Per attuare pienamente questa proposta occorre un anno di lavoro, poichè i punti di libertà e di garanzie per i bloggers sono parecchi, dall'istituzione del suddetto premio, alla protezione dei providers, all'istituzione di una Srl per gli internauti e ancora altre forme di tutela per chi naviga e fa informazione in rete. Si contempla anche la tutela della fonte (ad esempio, nessuno potrà obbligare un blogger a dire come ha ottenuto quell'intercettazione o quella foto in cui si vede il deputato che sniffa cocaina). Insomma, niente più molestie legali o distruzione dei documenti. Il progetto è stato concepito con la collaborazione di giuristi internazionali e di organizzazioni come Wikileaks, la stessa che ha scoperto gli archivi segreti della guerra in Afghanistan (la Repubblica).
In conclusione, l'Islanda si appresta a codificare un pacchetto di leggi (IMMI) che devono rappresentare una roccaforte per tutti coloro che intendono la rete come veicolo per una informazione libera. Altro che legge-bavaglio!
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3 commenti:
Malgrado non sia per niente dalla parte di Berlusconi né del resto dalla parte di nessuno, credo che la libertà di espressione non sia la stessa in ogni paese. Se la libertà dà diritto di dire quello che si vuole, in ogni paese si fa di questo diritto una cosa differente.Purtroppo, in Italia, paese dove sono nati i paparazzi, questa libertà diventa spesso una libertà di abuso. La parola paparazzi é come la pizza. E rimasta in italiano in tutte le lingue. Non c'é di che esserne fieri. L'ultima fierezza appena vista su Finanzitalia é la foto di Dalema che al mare si gratta il basso ventre. Foto presa col teleobbiettivo e cioé di nascosto, da vigliacchi, per farla poi girare tra i quotidiani idioti che ne fanno un titolo per provocare il lettore a dire, in maggioranza, le sue stupidaggini, in nome della libertà di espressione.Ma che dire della casa della libertà? Libertà di che? Di dire cazzate!
Sempre meglio che essere ridotti al silenzio! Preferisco dire caxxate e fotografare strombate che stare zitta. Tu sei libero di ascoltare o tapparti le orecchie, di guardare o meno le foto stupide ma non devi impedire ad altri di esprimersi liberamente! Solo i morti sono muti e io ancora non sono morta...
dani
Il silenzio é d'oro, lo straparlare non serve a niente perché se tutti lo fanno diventa un mucchio di immondizie e quelli che si dovrebbe ascoltare non arriveranno a farsi sentire.Non voglio togliere la libertà a nessuno ma non bisogna confondere libertà d'espressione con la libertà di far rumore, libertà di sporcare, libertà di parlare senza riflettere, libertà di nuocere. La tua libertà é come la mia:Finisce dove incomincia quella di un'altro.Colui che vuole essere rispettato deve rispettare gli altri. Se tutti si mettono a fare i paparazzi, prenderemo gusto solo per le cose idiote e non per le cose serie...Ed é del resto quello che sta succedendo.Basta guardare la TV italiana. La più rimbambinita e senile d'Europa!
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