Attenzione! Questo post, da diversi anni, viene distorto nel suo vero senso, strumentalizzato e interpretato in modo opportunista da parte di persone o gruppi che non sono nemmeno lontanamente anarchici, ma che dall'anarchia sottraggono gli argomenti utili ai loro scopi lucrativi, per i loro progetti, manifesti, conferenze, teorie autoritarie femministe (che fanno credere che il problema di tutto sia 'il maschio' in quanto tale), movimenti politici, e tutto quello che è contro quella stessa anarchia dalla quale traggono idee e pensieri. Qualora doveste imbattervi in codesti personaggi, noterete anzitutto che non citano neanche una volta la parola 'anarchia'; questo fatto è indice di grandissima malafede da parte di costoro. Diffidate dunque delle imitazioni e degli accaparratori di materiale anarchico per scopi personali di lucro o per progetti 'devianti' vari. Grazie a nome dell'anarchia.
Questo post, che ha avuto una lunga e doverosa gestazione, vuole una volta per tutte dimostrare come una società possa esistere senza Stato ed essere, proprio per questo motivo, estremamente florida e pacifica. Il post è indirizzato a tutti coloro che, di fronte alla saggia proposta politica anarchica, obiettano dicendo (ipotizzando) che una società senza governo e senza Stato non potrebbe mai esistere e che, addirittura, non è mai esistita. Noi del blog Italiani Imbecilli diciamo che è tempo di ricredersi e di conoscere.
Quanti anni ha lo Stato, inteso come forma di organizzazione del potere? In Europa diciamo circa 1200 anni. Se invece consideriamo uno dei primissimi codici di legge, quello del re Hammurabi, dobbiamo risalire a quasi 1800 anni prima di Cristo. E prima cosa c'era? Com'era gestita la società? Se noi leggiamo gli indici dei consueti libri di Storia, cioè di quei testi avallati dallo Stato e che si studiano nelle scuole, la risposta che ci viene fornita in capitoli è la seguente:
Quanti anni ha lo Stato, inteso come forma di organizzazione del potere? In Europa diciamo circa 1200 anni. Se invece consideriamo uno dei primissimi codici di legge, quello del re Hammurabi, dobbiamo risalire a quasi 1800 anni prima di Cristo. E prima cosa c'era? Com'era gestita la società? Se noi leggiamo gli indici dei consueti libri di Storia, cioè di quei testi avallati dallo Stato e che si studiano nelle scuole, la risposta che ci viene fornita in capitoli è la seguente:
In questo indice, però, manca qualcosa di molto importante, qualcosa che mette in crisi l'idea di Stato come unica possibilità di gestione del potere e della società. Per inciso dobbiamo denunciare il fatto che le informazioni storiche censurate nei libri scolastici sono moltissime. Il capitolo cancellato di cui oggi ci occupiamo non è un capitoletto, si tratta invece di un periodo di migliaia di anni, completamente tagliati, insabbiati, vietati. Parliamo delle società gilaniche, citate come esempio di ottima politica anche dal famoso psicanalista Erich Fromm.
I libri e i mass-media in genere, ci hanno sempre insegnato che 'la civiltà' (con tutto il peso e l'importanza che riveste questa parola) sia iniziata là dove sono sorti i primi Stati, le poleis, le grandi monarchie (egizi, babilonesi, sumeri, assiri, ittiti, fenici, greci...) e in questo modo lo Stato, che detiene il controllo della cultura nazionale, attua la sua prima fidelizzazione autoreferenziale presso il fanciullo. Si insegna che lo Stato equivale a civiltà (e viceversa) come se prima della nascita degli Stati ci fossero stati soltanto clan, tribù incivili di uomini e donne, poco evoluti, quasi bestie, e anche disorganizzate. Questo è completamente sbagliato. Semmai è esattamente l'opposto, nel senso che le comunità gilaniche, esistenti prima della nascita degli Stati, erano le più fiorenti della storia antica, almeno in Europa (ma diffusamente ve n'erano anche nel continente americano). Dopo la scomparsa di queste civiltà evolute (spiegheremo anche il motivo della loro scomparsa), l'instaurazione delle gerarchie e degli apparati dello Stato hanno prodotto un regresso notevolissimo in ogni àmbito culturale, morale e cognitivo.
Le società gilaniche
La scoperta delle società gilaniche è dovuta alla famosa archeologa Marija Gimbutas, seguita dall'antropologa Riane Eisler, sua erede culturale. Quest'ultima è stata colei che ha coniato e proposto il termine 'gilan', che deriva dall'unione di 'gi' + 'an', abbreviazioni dei termini greci giné (donna) e andros (uomo). La lettera 'elle' in mezzo ha due importanti significati:
1) il segno fonetico greco leyin/lyo che vuol dire 'liberare'. (liberare uomo e donna dai rispettivi ruoli gerarchici)
2) segno di unione culturale e ideale tra i due sessi (linking).
Anche il famoso archeologo irlandese-americano James Patrick Mallory si è occupato lungamente delle società non autoritarie (o acefale, o gilaniche) indoeuropee, egli è professore alla Queen's University di Belfast.
Nella pratica del quotidiano vivere, il tutto si traduce come civiltà autorganizzata e non violenta, in cui uomini e donne hanno gli stessi diritti. Stiamo parlando di quella fase temporale che si pone tra il Neolitico e la nascita degli Stati, quindi stiamo abbracciando un grande arco di tempo che va all'incirca dal 7000 al 3500 a.C. (talora sino al 1500 a.C.), dove nel Sud-Est dell'Europa, isole comprese, fiorivano società pacifiche, evolute, raffinate, senza gerarchie, senza governo, senza Stato, senza eserciti. Società non patriarcali, anarchiche ante-litteram, dove l'auto-organizzazione protratta per migliaia di anni non ha mai generato caos e violenze. In nessun sito o tomba gilanica sono state trovate armi, neppure nell'età della lavorazione dei metalli. Nessuna raffigurazione vascolare o parietale riporta scene di guerra. E le numerose statuette della Dea Madre ('Venere' o 'Grande Dea', come viene chiamata da M. Gimbutas) attestano storicamente che all'inizio dio era donna e che, per conseguenza, queste società non contemplavano l'uso della forza fisica (come strumento organizzativo, offensivo e difensivo, prerogativa maschile opportunisticamente utilizzata dagli Stati creatori di eserciti e di repressione istituzionalizzata e legalizzata). Presso questi popoli l'Arte era fiorente e sofisticata, gli individui erano in costante armonia con la Natura e si professava il culto per la vita, quindi gli strumenti di morte non erano contemplati, né ammessi. Per conseguenza, non v'era nessuna intenzione di nuocere o di sottomettere, niente eserciti, niente repressioni, niente ingiustizie, niente gerarchie, niente mura di cinta: in un contesto così libero e pacifico, non potevano che nascere individui altrettanto liberi e pacifici, capaci di perpetuare questo modello di giustizia sociale. Tutto questo risponde anche a quelle persone che sono ancorate all'idea (sbagliata) secondo cui l'essere umano tenda per natura al dominio, alla malvagità, e che sia persino incapace di auto organizzarsi. L'Uomo nasce anarchico, cooperativo, solidale, pacifico, vitale, libero ('nessun uomo ha ricevuto dalla Natura il diritto di comandare gli altri' - D. Diderot). Nello specifico degli studi anarchici e antropologici, l'innato istinto cooperativo dell'Uomo è attestato anche dallo scrittore Colin Ward che lo dimostra in più occasioni, e anche, come citato prima, da Erich Fromm (qui). Le Dee Madri sono l'espressione sacra e votiva delle società gilaniche e sono presenti massicciamente in tutta l'Europa sudorientale, isole comprese, cioè in un'area vastissima in cui uomini e donne vivevano nella ricerca costante del miglioramento sociale, nel segno della libertà senza autorità. Il loro sistema culturale, fondato e maturato sull'ordinamento orizzontale (non piramidale e gerarchico), aveva prodotto le migliori espressioni sociali, un sano sviluppo tecnologico, scientifico, architettonico e artistico, volto al vero benessere personale e collettivo. Nel vivere sociale gilanico, il 'personale' e il 'collettivo' non erano considerati elementi dissociati, ma interdipendenti. Perciò Bakunin afferma spesso: 'non posso dirmi completamente libero, fintanto che gli altri non lo sono completamente'. In una società anarchica, come in quelle gilaniche, non esiste il suddito, poiché la coscienza collettiva e la stessa organizzazione sociale egualitaria lo impedirebbero a priori, non vi sono le condizioni necessarie per la creazione di qualsiasi tipo di oppressione e di senso di rivalsa. Tutto questo, scritto in estrema sintesi (perdonateci per questo), non è riportato in nessun libro scolastico 'ufficiale'.
Quindi
La portata di questa scoperta è talmente grande e 'pericolosa' che ha giustificato la sua costante censura da parte delle istituzioni. Questa scoperta, che ha spaccato anche il fronte degli archeologi, mina profondamente il nostro imprinting secondo cui non esiste altra forma di potere (e di 'civiltà') se non quello statale e gerarchico. L'esistenza storica delle società gilaniche rappresenta perciò un'ulteriore prova, la più duratura mai avuta nel tempo, in grado di dimostrare ciò che l'anarchia sostiene da sempre: gli Stati sono creazioni artificiali e menzognere, concepite espressamente per opprimere i cittadini, i loro diritti, le loro libertà, le loro esigenze, per il tornaconto di un manipolo oligarchico che vuole comandare gli individui e avere tutti i privilegi. Le società gilaniche e l'anarchia ci dànno la prova che si può fare a meno dello Stato, ci dimostrano che vivere senza sovrani, senza leggi statali, senza gerarchie e soldati, alimenta la pace, la fratellanza e forgia coscienze raffinate e colte. Ma perché le società gilaniche sparirono, lasciando il passo agli Stati? Com'è avvenuto il passaggio?
kurgan: i capostipiti del sistema statale
Gli studi di Marija Gimbutas (ripescati e ristudiati dal movimento femminista negli anni '60) sono stati lunghi e meticolosi e spiegano anche il motivo per cui le società gilaniche si siano estinte quasi simultaneamente. Gimbutas scrive in proposito vari testi che sono inseriti in 'The Kurgan Culture and the Indo-Europeanization of Europe: Selected Articles from 1952 to 1993'. Interessanti anche le altre sue pubblicazioni. Ma veniamo ai kurgan.
Come dimostra la cartina geografica, popolazioni indoeuropee, divenuti patriarcali e guerriere per le cause che si possono leggere nel libro 'Kurgan, le origini della cultura europea' di M. Gimbutas, e provenienti dall'area caucasica e siberica, si introdussero in Europa, estinguendo o assoggettando con le armi le comunità gilaniche, imponendo un modello sociale gerarchico e guerresco, dove la forza fisica e l'autorità maschile erano gli elementi dominanti. Ogni donna, da quel momento, fu destinata alla schiavitù e al concubinaggio forzato. L'ordine anarchico venne represso. Si istituì la proprietà privata. I popoli assoggettati furono mantenuti e 'normalizzati' entro rigide leggi (sedicenti divine, in realtà marziali) e in condizione di servitù permanente. Questa servitù e 'questo stato', venne con il tempo metabolizzato dalla coscienza umana ed è diventata normalità, consuetudine, ovvietà, alla quale ci si è abituati. E' dunque qui, e per questi motivi, che nasce la cultura del dominio e la struttura piramidale dello Stato. Ed è da questa logica oppressiva che nascerà quella che oggi viene definita paradossalmente 'civiltà'. Il nostro intendere la politica, la moderna organizzazione sociale, l'autorità costituita, i confini e gli eserciti, derivano quindi dai Kurgan ed è ovvio che, dopo circa 5000 anni di questa cultura, sembra impossibile oggi concepire un altro sistema di organizzazione sociale diversa da quella statale.
Qui in basso: tabella riassuntiva fotografata dal libro sopra citato 'Kurgan, le origini della cultura europea' di Marija Gimbutas..
Civiltà a confronto. L'Arte parla
L'Arte è quell'espressione dell'essere umano che rivela, racconta, sintetizza il contesto sociale, la cultura di un popolo. Ed è grazie ai reperti artistici che noi possiamo toccare con mano la grandissima differenza tra i gilanici e i kurgan, possiamo constatare la netta cesura culturale, il disastroso regresso sociale e morale avvenuto per colpa del dominio barbarico dei kurgan sui popoli liberi d'Europa. Prendiamo in considerazione l'isola di Creta che, grazie al suo essere isola, è stata l'ultimo baluardo libero e gilanico fino al 1500 a.C. I libri scolastici ben si guardano dal nominare la parola 'gilanica' (o non-violenta) con riferimento alla civiltà cretese. Invece ci hanno insegnato ad associare a Creta l'attributo 'minoico', poiché Minosse fu un re cretese (un re). Ma al di là del mito del Minotauro e dei riferimenti fantastici che si intrecciano intorno al nome di Minosse, cosa c'era a Creta prima di questo sovrano despota? Come vivevano i cretesi gilanici? Cosa ci raccontano i reperti artistici?
I libri e i mass-media in genere, ci hanno sempre insegnato che 'la civiltà' (con tutto il peso e l'importanza che riveste questa parola) sia iniziata là dove sono sorti i primi Stati, le poleis, le grandi monarchie (egizi, babilonesi, sumeri, assiri, ittiti, fenici, greci...) e in questo modo lo Stato, che detiene il controllo della cultura nazionale, attua la sua prima fidelizzazione autoreferenziale presso il fanciullo. Si insegna che lo Stato equivale a civiltà (e viceversa) come se prima della nascita degli Stati ci fossero stati soltanto clan, tribù incivili di uomini e donne, poco evoluti, quasi bestie, e anche disorganizzate. Questo è completamente sbagliato. Semmai è esattamente l'opposto, nel senso che le comunità gilaniche, esistenti prima della nascita degli Stati, erano le più fiorenti della storia antica, almeno in Europa (ma diffusamente ve n'erano anche nel continente americano). Dopo la scomparsa di queste civiltà evolute (spiegheremo anche il motivo della loro scomparsa), l'instaurazione delle gerarchie e degli apparati dello Stato hanno prodotto un regresso notevolissimo in ogni àmbito culturale, morale e cognitivo.
Le società gilaniche
La scoperta delle società gilaniche è dovuta alla famosa archeologa Marija Gimbutas, seguita dall'antropologa Riane Eisler, sua erede culturale. Quest'ultima è stata colei che ha coniato e proposto il termine 'gilan', che deriva dall'unione di 'gi' + 'an', abbreviazioni dei termini greci giné (donna) e andros (uomo). La lettera 'elle' in mezzo ha due importanti significati:
1) il segno fonetico greco leyin/lyo che vuol dire 'liberare'. (liberare uomo e donna dai rispettivi ruoli gerarchici)
2) segno di unione culturale e ideale tra i due sessi (linking).
Anche il famoso archeologo irlandese-americano James Patrick Mallory si è occupato lungamente delle società non autoritarie (o acefale, o gilaniche) indoeuropee, egli è professore alla Queen's University di Belfast.
Nella pratica del quotidiano vivere, il tutto si traduce come civiltà autorganizzata e non violenta, in cui uomini e donne hanno gli stessi diritti. Stiamo parlando di quella fase temporale che si pone tra il Neolitico e la nascita degli Stati, quindi stiamo abbracciando un grande arco di tempo che va all'incirca dal 7000 al 3500 a.C. (talora sino al 1500 a.C.), dove nel Sud-Est dell'Europa, isole comprese, fiorivano società pacifiche, evolute, raffinate, senza gerarchie, senza governo, senza Stato, senza eserciti. Società non patriarcali, anarchiche ante-litteram, dove l'auto-organizzazione protratta per migliaia di anni non ha mai generato caos e violenze. In nessun sito o tomba gilanica sono state trovate armi, neppure nell'età della lavorazione dei metalli. Nessuna raffigurazione vascolare o parietale riporta scene di guerra. E le numerose statuette della Dea Madre ('Venere' o 'Grande Dea', come viene chiamata da M. Gimbutas) attestano storicamente che all'inizio dio era donna e che, per conseguenza, queste società non contemplavano l'uso della forza fisica (come strumento organizzativo, offensivo e difensivo, prerogativa maschile opportunisticamente utilizzata dagli Stati creatori di eserciti e di repressione istituzionalizzata e legalizzata). Presso questi popoli l'Arte era fiorente e sofisticata, gli individui erano in costante armonia con la Natura e si professava il culto per la vita, quindi gli strumenti di morte non erano contemplati, né ammessi. Per conseguenza, non v'era nessuna intenzione di nuocere o di sottomettere, niente eserciti, niente repressioni, niente ingiustizie, niente gerarchie, niente mura di cinta: in un contesto così libero e pacifico, non potevano che nascere individui altrettanto liberi e pacifici, capaci di perpetuare questo modello di giustizia sociale. Tutto questo risponde anche a quelle persone che sono ancorate all'idea (sbagliata) secondo cui l'essere umano tenda per natura al dominio, alla malvagità, e che sia persino incapace di auto organizzarsi. L'Uomo nasce anarchico, cooperativo, solidale, pacifico, vitale, libero ('nessun uomo ha ricevuto dalla Natura il diritto di comandare gli altri' - D. Diderot). Nello specifico degli studi anarchici e antropologici, l'innato istinto cooperativo dell'Uomo è attestato anche dallo scrittore Colin Ward che lo dimostra in più occasioni, e anche, come citato prima, da Erich Fromm (qui). Le Dee Madri sono l'espressione sacra e votiva delle società gilaniche e sono presenti massicciamente in tutta l'Europa sudorientale, isole comprese, cioè in un'area vastissima in cui uomini e donne vivevano nella ricerca costante del miglioramento sociale, nel segno della libertà senza autorità. Il loro sistema culturale, fondato e maturato sull'ordinamento orizzontale (non piramidale e gerarchico), aveva prodotto le migliori espressioni sociali, un sano sviluppo tecnologico, scientifico, architettonico e artistico, volto al vero benessere personale e collettivo. Nel vivere sociale gilanico, il 'personale' e il 'collettivo' non erano considerati elementi dissociati, ma interdipendenti. Perciò Bakunin afferma spesso: 'non posso dirmi completamente libero, fintanto che gli altri non lo sono completamente'. In una società anarchica, come in quelle gilaniche, non esiste il suddito, poiché la coscienza collettiva e la stessa organizzazione sociale egualitaria lo impedirebbero a priori, non vi sono le condizioni necessarie per la creazione di qualsiasi tipo di oppressione e di senso di rivalsa. Tutto questo, scritto in estrema sintesi (perdonateci per questo), non è riportato in nessun libro scolastico 'ufficiale'.
Quindi
La portata di questa scoperta è talmente grande e 'pericolosa' che ha giustificato la sua costante censura da parte delle istituzioni. Questa scoperta, che ha spaccato anche il fronte degli archeologi, mina profondamente il nostro imprinting secondo cui non esiste altra forma di potere (e di 'civiltà') se non quello statale e gerarchico. L'esistenza storica delle società gilaniche rappresenta perciò un'ulteriore prova, la più duratura mai avuta nel tempo, in grado di dimostrare ciò che l'anarchia sostiene da sempre: gli Stati sono creazioni artificiali e menzognere, concepite espressamente per opprimere i cittadini, i loro diritti, le loro libertà, le loro esigenze, per il tornaconto di un manipolo oligarchico che vuole comandare gli individui e avere tutti i privilegi. Le società gilaniche e l'anarchia ci dànno la prova che si può fare a meno dello Stato, ci dimostrano che vivere senza sovrani, senza leggi statali, senza gerarchie e soldati, alimenta la pace, la fratellanza e forgia coscienze raffinate e colte. Ma perché le società gilaniche sparirono, lasciando il passo agli Stati? Com'è avvenuto il passaggio?
kurgan: i capostipiti del sistema statale
Gli studi di Marija Gimbutas (ripescati e ristudiati dal movimento femminista negli anni '60) sono stati lunghi e meticolosi e spiegano anche il motivo per cui le società gilaniche si siano estinte quasi simultaneamente. Gimbutas scrive in proposito vari testi che sono inseriti in 'The Kurgan Culture and the Indo-Europeanization of Europe: Selected Articles from 1952 to 1993'. Interessanti anche le altre sue pubblicazioni. Ma veniamo ai kurgan.
Come dimostra la cartina geografica, popolazioni indoeuropee, divenuti patriarcali e guerriere per le cause che si possono leggere nel libro 'Kurgan, le origini della cultura europea' di M. Gimbutas, e provenienti dall'area caucasica e siberica, si introdussero in Europa, estinguendo o assoggettando con le armi le comunità gilaniche, imponendo un modello sociale gerarchico e guerresco, dove la forza fisica e l'autorità maschile erano gli elementi dominanti. Ogni donna, da quel momento, fu destinata alla schiavitù e al concubinaggio forzato. L'ordine anarchico venne represso. Si istituì la proprietà privata. I popoli assoggettati furono mantenuti e 'normalizzati' entro rigide leggi (sedicenti divine, in realtà marziali) e in condizione di servitù permanente. Questa servitù e 'questo stato', venne con il tempo metabolizzato dalla coscienza umana ed è diventata normalità, consuetudine, ovvietà, alla quale ci si è abituati. E' dunque qui, e per questi motivi, che nasce la cultura del dominio e la struttura piramidale dello Stato. Ed è da questa logica oppressiva che nascerà quella che oggi viene definita paradossalmente 'civiltà'. Il nostro intendere la politica, la moderna organizzazione sociale, l'autorità costituita, i confini e gli eserciti, derivano quindi dai Kurgan ed è ovvio che, dopo circa 5000 anni di questa cultura, sembra impossibile oggi concepire un altro sistema di organizzazione sociale diversa da quella statale.
Qui in basso: tabella riassuntiva fotografata dal libro sopra citato 'Kurgan, le origini della cultura europea' di Marija Gimbutas..
Civiltà a confronto. L'Arte parla
L'Arte è quell'espressione dell'essere umano che rivela, racconta, sintetizza il contesto sociale, la cultura di un popolo. Ed è grazie ai reperti artistici che noi possiamo toccare con mano la grandissima differenza tra i gilanici e i kurgan, possiamo constatare la netta cesura culturale, il disastroso regresso sociale e morale avvenuto per colpa del dominio barbarico dei kurgan sui popoli liberi d'Europa. Prendiamo in considerazione l'isola di Creta che, grazie al suo essere isola, è stata l'ultimo baluardo libero e gilanico fino al 1500 a.C. I libri scolastici ben si guardano dal nominare la parola 'gilanica' (o non-violenta) con riferimento alla civiltà cretese. Invece ci hanno insegnato ad associare a Creta l'attributo 'minoico', poiché Minosse fu un re cretese (un re). Ma al di là del mito del Minotauro e dei riferimenti fantastici che si intrecciano intorno al nome di Minosse, cosa c'era a Creta prima di questo sovrano despota? Come vivevano i cretesi gilanici? Cosa ci raccontano i reperti artistici?
Nel dipinto murale, due donne e un uomo giocano insieme e affrontano il toro. Le attività sociali, compresi i giochi, erano liberamente e normalmente svolte sia dalle donne, sia dagli uomini in un rapporto paritario. E al di là dell'aspetto egualitario tra genere maschile e femminile (aspetto che manca alla decantata e 'civile' cultura democratica greca e in tutte le altre successive), osserviamo lo stile pittorico, la raffinatezza artistica, il grado di fluidità. Dice Giulio Carlo Argan: 'la mancanza della gravità rituale delle figurazioni asiatiche, l'andamento più libero delle linee e l'accordo dei colori, dimostrano che l'immaginazione degli artisti è già aperta verso gli orizzonti di una mitologia fondamentalmente naturalistica'. Peccato solo che i cretesi trovarono, nel loro futuro, soltanto regresso e schiavitù. Ma questa concezione naturalistica e persino realistica di indubbia raffinatezza si riscontra anche nella celebre brocchetta di Gurnià:
Qui l'artista ha dipinto un polpo che abbraccia con i suoi tentacoli la brocca. Quel polpo sta nuotando, il pittore dipinge anche le alghe fluttuanti. Sempre Argan: '(il polpo) è un essere vivo'. Siamo quindi di fronte a un'Arte che dichiara e ostenta la propria vitalità (culto della vita), una grande consapevolezza, un'ottima maturazione culturale, un rapporto intimo e confidenziale con la Natura. Cosa che sparirà da lì a breve con l'ingresso violento dei kurgan anche a Creta, come avvenuto in precedenza in tutta l'Europa sudorientale. Infatti l'Arte dei guerrieri che andò a sostituirsi a quella gilanica produsse un pesantissimo regresso culturale, e di questo regresso ne è ancora testimone il primo periodo dell'Arte greca, successivo alla cultura gilanica, dove la semplificazione e la geometrizzazione estrema della realtà sono il sintomo di una povertà intellettuale che ha fatto compiere un balzo indietro di millenni alla nostra cultura. Guardiamo l'enorme differenza stilistica tra Arte gilanica e quella successiva greca arcaica.
In mezzo ci è passata la cultura rozza, primitiva, guerresca dei kurgan (qui sotto)
AGGIORNAMENTO IMPORTANTE
Alcuni ricercatori dell'Università di Cincinnati hanno fatto una scoperta archeologica che conferma l'elevatissimo grado artistico della civiltà prestatale. Le immagini che vedete qui sotto rappresentano una pietra scolpita trovata in una tomba (Griffin Warrior tomb), a Pylos, in Grecia, che risale all'età del bronzo (1500 a.C.), un periodo in cui in Grecia lo stile e la tecnica risentivano già della rozzezza primordiale della cultura Kurgan, ma non a Creta, dove invece, come abbiamo visto, resisteva ancora un'arte sviluppata e ricercata, specchio di una cultura avanzata, umana, poiché libera da governi e gerarchie. E infatti, secondo questi ricercatori, la pietra proviene da Creta (chi vi scrive vi fa notare lo stile dei capelli del guerriero che richiama quello dei capelli delle ballerine a Cnosso), ma grazie ad uno scambio commerciale l'oggetto venne poi portato a Pylos. Secondo l'attuale governo greco, si tratta della scoperta più importante da 65 anni a questa parte e, aggiungono gli esperti, può rivoluzionare le teorie della Storia dell'Arte. A nostro modesto giudizio, l'opera potrebbe anche non essere stata realizzata a Creta, ma direttamente a Pylos, su specifica ordinazione, ma sicuramente utilizzando un artista cretese, fatto schiavo dai Micenei, eredi dei Kurgan. Affermiamo questo perché l'immagine rappresenta una battaglia tra due guerrieri armati, un avvenimento che a Creta, come abbiamo visto, non si sarebbe mai potuto verificare. Per leggere la fonte CLICCA QUI.
Prima dei kurgan non esistevano né la povertà, né tutti quei problemi connessi alla condizione di indigenza. In buona sostanza, lo Stato ha prodotto impoverimento e regresso, dominio ed oppressione, schiavi e padroni, patriarcato e tutte le aberrazioni di cui soffre la nostra società, crimini compresi. Adesso è forse più chiaro il motivo per cui l'anarchia intende e vuole una società libera e liberata dallo Stato.
Ora non rimane altro da fare che prendere coscienza della Storia e cercare di allontanare dalla nostra vita lo Stato e i suoi apparati di governo, siano essi locali o centrali. Ognuno di noi, attraverso scelte consapevoli per il benessere nostro e dei nostri nipoti, può agire e sconfiggere questa gabbia statale. Ma prima di abbattere lo Stato, occorre distruggere le barriere mentali, le più dure, quelle che lo Stato stesso ci inculca e che la società, convinta che siano giuste, trasmette ai bambini per mezzo della scolarizzazione obbligatoria, barriere che sono convinzioni e dogmi, strumenti culturali per perpetuare il sistema. Oggi di barriere ne sono state abbattute un bel po'. Buon pro' ci faccia, per il bene di tutti.
(L'argomento qui trattato è soltanto una sintesi e non può essere esaustivo. I riferimenti da studiare sono in verità moltissimi, la bibliografia è vasta e interessante. Lasciamo qualche link, a nostro giudizio tra i più autorevoli sull'argomento, gli unici dai quali abbiamo desunto le informazioni per questo articolo).
Marija Gimbutas: 'Signs out the time' (filmato sottotitolato)
Marija Gimbutas: 'Kurgan, le origini della cultura europea'
Riane Eisler: 'il testo nascosto della storia: gilania, androcrazia e le scelte per il nostro futuro'
Arianna Editrice
La Dea Madre a Creta
C'era una volta l'isola di Creta
Conferenza del prof Mallory al Museo di archeologia e antropologia dell'Università della Pennsylvania (video in inglese)
Altri esempi di anarchia già applicata (autogoverni, cooperazioni, realtà senza Stato, collettivizzazioni)
- Christiania (nel 2011 compie 40 anni)
- Urupia (Puglia, dal 1995)
- Barcellona 1936 (filmato)
- La Comune di Parigi
- La Comune di Marsiglia (e di altre città francesi)
- Seattle 1919
- Gli angeli del fango, Firenze 1966
- Collettivizzazione aragonese 1936 (filmato)
- Kronstadt 1921
- Colonia Cecilia 1890-94
- E molti altri esempi
'L'antica Europa e l'Anatolia, come la Creta minoica, erano una 'Gilania' (Marija Gimbutas 'Il linguaggio della Dea': introduzione, pag. 21)
Non lo diciamo mai, ma crediamo sia importante far circolare il più possibile il link di questo articolo, come state già facendo. Grazie.
Il lemma 'Gilania' nell'enciclopedia Treccani (qui)
Ora non rimane altro da fare che prendere coscienza della Storia e cercare di allontanare dalla nostra vita lo Stato e i suoi apparati di governo, siano essi locali o centrali. Ognuno di noi, attraverso scelte consapevoli per il benessere nostro e dei nostri nipoti, può agire e sconfiggere questa gabbia statale. Ma prima di abbattere lo Stato, occorre distruggere le barriere mentali, le più dure, quelle che lo Stato stesso ci inculca e che la società, convinta che siano giuste, trasmette ai bambini per mezzo della scolarizzazione obbligatoria, barriere che sono convinzioni e dogmi, strumenti culturali per perpetuare il sistema. Oggi di barriere ne sono state abbattute un bel po'. Buon pro' ci faccia, per il bene di tutti.
(L'argomento qui trattato è soltanto una sintesi e non può essere esaustivo. I riferimenti da studiare sono in verità moltissimi, la bibliografia è vasta e interessante. Lasciamo qualche link, a nostro giudizio tra i più autorevoli sull'argomento, gli unici dai quali abbiamo desunto le informazioni per questo articolo).
Marija Gimbutas: 'Signs out the time' (filmato sottotitolato)
Marija Gimbutas: 'Kurgan, le origini della cultura europea'
Riane Eisler: 'il testo nascosto della storia: gilania, androcrazia e le scelte per il nostro futuro'
Arianna Editrice
La Dea Madre a Creta
C'era una volta l'isola di Creta
Conferenza del prof Mallory al Museo di archeologia e antropologia dell'Università della Pennsylvania (video in inglese)
Altri esempi di anarchia già applicata (autogoverni, cooperazioni, realtà senza Stato, collettivizzazioni)
- Christiania (nel 2011 compie 40 anni)
- Urupia (Puglia, dal 1995)
- Barcellona 1936 (filmato)
- La Comune di Parigi
- La Comune di Marsiglia (e di altre città francesi)
- Seattle 1919
- Gli angeli del fango, Firenze 1966
- Collettivizzazione aragonese 1936 (filmato)
- Kronstadt 1921
- Colonia Cecilia 1890-94
- E molti altri esempi
'L'antica Europa e l'Anatolia, come la Creta minoica, erano una 'Gilania' (Marija Gimbutas 'Il linguaggio della Dea': introduzione, pag. 21)
(Ci teniamo a dire che gli anarchici non hanno mai avuto bisogno di queste 'prove' per dimostrare l'efficacia e la bontà dell'anarchia. Pertanto, questo articolo va a beneficio di quanti hanno sempre dubitato, screditato, diffamato l'anarchia e gli anarchici, non conoscendo, ipotizzando e lasciandosi deviare dalle menzogne di Stato. Di fronte all'evidenza storica, qualsiasi dubbio cade, 'come corpo morto cade')
Non lo diciamo mai, ma crediamo sia importante far circolare il più possibile il link di questo articolo, come state già facendo. Grazie.
Il lemma 'Gilania' nell'enciclopedia Treccani (qui)
51 commenti:
grazie
Ben fatto. Divulgo!!!!
Fantastico!
Grande lavoro, era proprio quello che cercavo!
Più volte leggendo i libri di storia ho avuto l'impressione "che non me la contassero giusta". E in molti casi ero certo "che non me la contavano giusta".
Ora ditemi:
Come posso divulgare questo importante "reperto storico" da voi pubblicato?
Va bene se scrivo sul mio blog un articolo con titolo diverso, un piccolo e parziale riassunto e un link all'articolo verso il vostro sito?
Fatemi sapere, non vorrei violare qualche "netiquette".
Ciao e grazie per tutto!
Dario
Grazie,senza di voi non mi sarei scoperta anarchica da sempre!
splendido! copio e uso per le lezioni a scuola. Posso ? Grazie!
P.S. se avete altre informazioni similari, questa mi mancava ma fino ad ora ho insegnato solo al triennio delle superiori, mandate!
scusate : non si potrebbe cominciare a fare libri di storia per le scuole scritti da noi ? in realtà il costo sarebbe abbastanza ridotto in quanto , quando si pubblica per la scuola non ci sono costi di libri che rimangono : si stampa solo il numero di libri che vengono richiesti. Io sono disponibile.
Dario, per la condivisione si fa esattamente come hai detto tu:
1) cambiare il titolo (se possibile totalmente, cioè evitando di usare gli stessi termini)
2) presentare il post con altre parole.
3) link alla fonte.
Grazie
scusate sono l'insegnante, non ho dato il mio nome ma non so come farlo comparire.
Lucia Fano
Sandra, ti ringrazio. E non sei la sola che scopre questa naturale inclinazione anarchica. Molti lettori attingono da questo blog e poi ci ringraziano. In realtà siamo noi che ringraziamo voi.
Stammi bene :-)
ho bisogno di questo materiale. A scuola. e sono anche riuscita a mettere la mia mail.rispondi per favore. grazie
@ cleotrapa:
Lucia, per la condivisione in rete vale anche per te la blognetiquette (vedi commento numero 6, cioè la mia risposta a Dario)
Riguardo ai libri scolastici scritti dagli insegnanti stessi, so che i docenti usano le famose 'dispense', appunti scritti dal docente stesso.
Inoltre vorrei darti un consiglio (permettimi): dato che nei libri di scuola non compare mai l'aggettivo 'anarchico' riferito agli artisti, sappi che dal Realismo francese sino ai surrealisti (e magari anche oltre), l'80% degli artisti erano anarchici. E' sufficiente dire ad esempio: 'oggi parliamo di Courbet, anarchico, padre del realismo francese...'
E mille letterati e poeti, intellettuali e musicisti erano anarchici. Se fai un giro nell'universo anarchico, rimarrai sbalordita. Anche Tolstoj era anarchico, per dirne uno conosciuto ai più.
Ciao.
purtroppo la cosa non funziona così. Ho già provato. ma sono certa che molti colleghi, se sitrovano di fronte ad un buon testo di storia, tendono ad usare quello. Non solo : gli stessi studenti hanno la tendenza ad accettare un testo piuttosto che una dispensa.
Non sono proprio così ignorante come sembro. Il problema è che è sempre molto complesso mettere insieme tutti i materiali, e fare le dispense costa. se invece ci mettiamo insieme si potrebbe fare una serie di testi facili e comprensibili ad uso della scuola media sia inferiore che superiore. Si potrebbe allargare a molte più persone la condivisione delle conoscenze. Scusate se ve lo dico ma negli ultimi testi scolastici ci si trova di fronte ad una storia assolutamente falsata. Io posso anche usare le dispense, ma non ho la stessa ricaduta che avrei se usassi un testo già scritto
Lucia, io penso che sia più facile fare così: in classe, quando leggete il libro, tu completi le informazioni, le raddrizzi, le implementi. Puoi dire ai ragazzi di 'saltare quel paragrafo' e di aggiungere le tue informazioni. Ti dico questo perché non ho informazioni in merito alla stampa di libri per la scuola. Non saprei prorpio darti aiuto in questo senso.
@ Jinocchio
Scrivi in privato o lasciami una mail che ti spiego qualcosa. Se vuoi scrivere la mail in privato, basta cliccare sotto il post 'email the autor'.
So perfettamente che tutte queste pagine sono fatte onestamente,spontaneamente,con lo spirito della fratellanza, senza chissà quali torbidi interessi dietro,per questo una cosa da dire e da lasciare a commento c'è.
Grazie. Per ogni Vostra riga.
Grazie a te, Aries 51, come sempre :-)
A presto
Mi hai detto stammi bene ma a me viene da piangere vedendo come ci siamo ridotti.
grazzissima, consiglio perciò la lettura e la diffusione (io lo sto facendo) del libro "Iniziazione al Mondo delle donne"di Francesco Casaretti dove parla della società matriarcale e parla appunto dell'arrivo di popoli dall'est che distrusse tutto ciò; quando lo lessi rimasi interdetta perchè, appunto non sapevo di questa civiltà e quindi mi mancavano dei punti di rifermento che ora ho.
Leggetelo è piccolo e si legge benissimo, mia figlia ne è rimasta entusisasta e lo sta passando alle sue compagne di scuola.
Lalla, lo studio delle società gilaniche non deve essere strumentalizzato. Le antiche società avevano un dio donna, ma non esisteva nè matriarcato, nè patriarcato. Utilizzare l'argomento per trovare motivi di separazione e contrasto è un crimine. Dillo a tua figlia che nei rapporti sociali siamo tutti uguali. E tali dobbiamo rimanere. Basta partiti e fazioni.
guarda che quello dice il libro, dice che prima non c'erano fazioni
Sì, lo so, Lalla. Ma dalle tue parole sembra (dico sembra) di capire che la tua gioia non sia relativa alla scoperta di una società senza Stati, bensì quella di una voglia di rivalsa tutta al femminile che si contrappone al genere maschile. In fondo, il rischio di una mala interpretazione sulle società gilaniche (anche a fin di male) esiste.
@ Alina
Scusa, non possiamo accettare link nei commenti. Comunque è vero, i tuoi orecchini sembrano gilanici :-)
Belli.
Grazie a te, Alina.
tutto davvero interessante. in effetti lo sospettavo un passato così magico, e sogno un futuro così. ma sarebbe interessante anche un approfondimento riguardo ai popoli kurgan. ovvero, sono sempre stati popoli barbari oppure prima erano anche loro "gilanici"? da cosa dipende la diversità tra le due culture? quindi è proprio vera l'affermazione iniziale che recita "L'Uomo nasce anarchico, cooperativo, solidale, pacifico, vitale, libero "? essendo esseri umani anche i kurgan, cosa li ha indotti alla barbarie?
ciao
@ andreaatparma
Certamente i kurgan erano inizialmente pacifici. I motivi del loro cambiamento possono essere diversi, dalla creazione di una casta sacerdotale che aveva bisogno di difesa, alla necessità di conquista di territori con la forza, ecc. Quella parte relativa ai kurgan non l'abbiamo approfondita, ma basta leggere nello specifico gli studi della Gimbutas, lì è spiegato sicuramente.
@andreaatparma e @coscienza critica
La scienza e la Natura ci indicano che questo tipo di cambiamenti, l'istituzione di strati sociali, la modifica della morale, il comportamento aggressivo, un processo di istruzione o sistema educativo non appropriati, vengono generati principalmente dall'ambiente in cui si vive. Nel caso della cultura kurgan potrebbe essere anche solo uno di questione di accesso alle risorse, un cambiamento climatico che gli rese impossibile proseguire. Conta anche (conta sempre nell'evoluzione) il rapporto maschi/femmine, in una società. Se uno dei due eccede, l'altro acquisisce potere (in piccoli insediamenti). Mi vengono in mente ad esempio i maschi dei pinguini imperatore, intorno ai quali le femmine si producono anche in liti furibonde durante il periodo degli accoppiamenti.
Ma, per invadere altri popoli, è certa la ricerca (o l'espansione) di risorse o proprietà. Nei popoli antichi doveva valer molto il possesso di molte terre. Ma quest'ultima considerazione è mia: non solo non sono uno storico, ma la storia l'ho imparata a scuola :P Quindi sono senz'altro in errore su questo fronte. Su quello scientifico un po' meno, sono in pieno riorientamento. Buona serata!
grazie dell'articolo e delle informazioni. ero entusiasta fino a quando non ho letto la risposta che hai dato al commento di lalla e vorrei intervenire con una critica costruttiva che mi esce dalle viscere.
quando si parla di matriarcato non si parla di società in cui dominano le donne a discapito degli uomini; questo stesso articolo dice che la venerazione di una divinità femminile porta con sé una struttura sociale pacifica, orizzontale e non violenta. a prescindere da quanto possa essere io personalmente concorde a questa visione essenzialista della donna, sottolineo che lo stesso articolo parla di questo, del fatto che la visione "femminile" del cosmos ha permesso una convivenza picifica tra i sessi (e l'eliminazione di tutti gli altri punti di manifestazione del potere gerarchico presenti invece in una società non anarchica..età, ricchezza ecc.). dire matriarcato è mettere un nome a questo concetto. sennò è come ricadere nell'affermazione retorica e repressiva che il femminismo è un maschilismo al contrario. d'altra parte risulta evidente come l'arrivo dello stato vada a braccetto con la sottomissione femminile, dire stato è dire patriarcato, e credo che solamente una donna nata e vissuta in un sistema patriarcale possa sentire l'allegria espressa da lalla non come una minaccia ma come un una grido di rivendicazione e libertà. ho sentito aggressività e prepotenza alla difensiva nella tua risposta, che di fatto ammette derivare da ciò che ti è "sembrato" e non da ciò che concretamente lalla aveva detto. mettere l'accento sulla coincidenza tra matriarcato e anarchia non nasconde una volontà di divisione; insinuare questo per me è minimizzare e fuggire dalla reponsabilità che ogni uomo anarchico deve assumere nell'abbandonare i propri privilegi di genre.
..per non parlare del fatto che tutto il tempo fai riferimento agli anarchici, e mai alle anarchiche. anarchia è anche non accettare il maschile generico. sennò stiamo da capo a 12.
grazie per lo spazio di dibattito
salute e anarchia!
Nessun attrito, kalimera, ma solo presa di posizione precisa, alla luce dell'esperienza vissuta e di tutti i giorni. Il parlare al maschile, per noi, è solo una convenzione linguistica, non certo una rivendicazione di genere, mentre nella proposta di cambio linguistico (dal maschile al femminile) ho sempre constatato il gusto dell'interlocutrice di contrapporsi al maschile. Insopportabile. Credimi, per un anarchico è più facile concepire l'unione dei sessi partendo dal maschile, che non usando formule al femminile, poiché queste sono molto più connotanti e specifiche (proprio perché non in uso). Se il maschile è generico (lo dici tu stessa), il femminile è terribilmente settoriale. E tra le altre cose, poiché tra i nostri collaboratori ci sono anche anarchiche che non si sono mai poste questo pseudo problema, continueremo come sempre abbiamo fatto, contemplando il femminile nella terminologia maschile.
Grazie a te. Anarchia ora.
I kurgan diventano violenti probabilmente a causa di alcuni cambiamenti climatici ingeneratisi nella loro zona di rpovenienza. James De meo (scienziato reichiano) fa degli studi approfonditi e dichiara che la seprazione uomo-donna e quello mamma-figlio (la desertificazione portava alla morte molte mamme oppure le rendeva meno amorevoli) hanno indotto dei camniamenti comportamentali che poi, per la prima volta nella storia, si sono autoduplicati. Ci sono dei link, ma la redazione li fifiuta.
Debbo ringraziarvi sentitamente per due motivi: il primo, assolutamente di V/s diritto, per il contenuto veramente interessante (e per me esauriente) di questo post, il secondo è fortuito e deriva dal fatto di aver trovato questo post proprio oggi, per la tanto conclamata festa dell'unità d'Italia, dopo che da qualche giorno stavo elaborando (e lavorando... con la testa) questa festività, la sua valenza, le sue implicazioni di genesi, la sua ragione d'essere; naturalmente, avrete capito, con risultati non molto positivi per lei (la festa) che il V/s post è sopraggiunto tempestivamente (e con sincronicità superiore) a confermare, in qualche modo scientificamente.
Penso avrete intuito anche che sono caratterialmente anarchico per natura, anche se non ho mai fatto di questo una bandiera, ma solo un modus vivendi... e cogitandi.
Grazie di nuovo quindi, e chissà che il futuro non ci riservi reciproche sorprese.
Debbio, grazie a te, anzitutto.
In effetti l'anarchia è piuttosto un modo di vivere e di pensare. Sono convinto che tutti nasciamo anarhici, poiché il pensiero dell'Uomo non può non essere libero, per sua stessa Natura. Sopraggiungono poi sovrastrutture e propagande nefaste a distorcere coscienze e modi di vivere.
Sii libero. Ciao.
un bell'articolo che ti fa sperare; ma ahimè, potremo anche nascere liberi, ma se siamo arrivati a questo tipo di sistema lo si deve ad un susseguirsi di cause ed effetti di addattamenti(come dice bene alfonso su nel commento)che, non per forza nasce dall'uomo ma anche dall'ambiente in cui si vive,ci mette sempre in uno stato di conflitto per la propria sopravvivenza.
Ciò non esclude il fatto che non si possa ritornare ad essere liberi. L'articolo ha come scopo quello di dimostrare che l'Uomo nasce libero e lo è stato per millenni. Già esserne consapevoli è una rivoluzione per la coscienza. Più si è coscienti, prima si arriva a quella condizione di libertà. L'importante è non fermarsi di fronte al minimo ostacolo, che magari non è neanche un ostacolo (ma tale appare). L'ambiente? Certo, ma siamo anche noi a farlo. Possiamo farlo male (come adesso) o bene. E' una scelta precisa. Gli anarchici hanno deciso per il bene.
Ciao
Posso consigliarvi il libro di Rifkin
"ecocidio" che parla anche di questo aspetto storico dell'influenza dei Burka...
Piero
Quel libro non c'entra nulla con le società gilaniche e su quello che il post vuole trasmettere.
Non so se hai mai letto il libro comunque diverso tempo fa (molto tempo prima di leggere questo post) mi capitò una discussione riguardo gli esempi storici sull'anarchia e attinsi proprio dal libro queste informazioni che oggi rileggo in questo post.
Certo l'autore non cita mai la parola "anarchia" ma fa in un modo detagliato la discrizione di queste società (e la loro distruzione) ricollegandole poi a un discorso ecologico.
Ciao Piero
L'UTOPIA è come L'ANARCHIA
non ne ho molta di fantasia. Perché credo che l’utopia ,sia la luce per un domani migliore. Per fare si che questo entri nelle menti va alimentata, e credimi faccio molta fatica, perché io appartengo alla moltitudine che è nata ne l’era fascista, dove gli analfabeti erano la maggioranza, siamo sopravvissuti al fascismo,alla distruzione della guerra, ma il sogno utopico non ci a mai abbandonato,con sacrificio abbiamo ricostruito L’ITALIA da consegnare hai nostri figli,per un domani migliore. L’ignoranza credevamo fosse la nostra debolezza , ma i fatti ci hanno smentito. Noi senza licenza elementare abbiamo avuto come insegnante l’esperienza, che ci a fatto capire che le ideologie non esistono,sono solo create ad arte dalla classe dominante, per creare fazioni da sottomettere al proprio volere. Ti domanderai ma dove vuole arrivare? Ci arrivo subito, al sogno utopico, che se venisse coltivato è l’unica salvezza. L’utopia unica luce per un domani migliore, senza partiti che fanno chiacchiere da 63 anni. Utopia per un popolo coeso ha l’interesse comune, e non dei pochi come avviene da sempre, con la sparizione di tutto ciò che sino ad oggi ci a ingannato, per il loro tornaconto. Sfruttando credenze politiche e religiose, hanno approfittato dell’ignoranza, per gettare radici cosi profonde del male, da ingannare anche chi ignorante non è. Tutto questo ha fatto il suo tempo,per questo più li lascerete al potere, e più si avvicinerà la fine, fa da spia la crisi mondiale, creata dalla cupidigia
anticamera della fine di tutto. L’unico antidoto è il sogno utopico che diventa realtà, rispecchiando cosi il volere di chi ha creato un mondo perfetto. Dominato dalla gente più imperfetta che esista sulla faccia della terra. L’utopia è il messia del terzo millennio dove quell’uno per cento che domina il mondo, cederà il passo al nuovo, privo dell’interesse dei pochi , a beneficio di tutto il mondo, unito in un solo credo, la fratellanza . scusami se ti ho annoiato, ma noi ignoranti con pochi vocaboli ci ripetiamo allungando lo scrivere per spiegare il nostro pensiero. VITTORIO
Sì, Vittorio. Solo una cosa, utopia vuol dire 'luogo inesistente', ma l'anarchia invece c'è, si è attuata e anche questo articolo lo dimostra. L'anarchia è concreta, si può fare, non è utopia. Ciao.
Alfonso dice bene, i Kurgan si spostarono in cerca di risorse, di terre.
Volevo consigliarvi la lettura di uno scritto di Engels "l'origine della famiglia, della proprietà privata e dello stato" ... direi solo illuminante.
Ciao a tutti
Engels è superato. Le nuove ricerche antropologiche e archeologiche dimostrano che non sono state le classi a nascere prima dello Stato. Ci pare anche logico. Lo Stato nasce ad opera di guerrieri che hanno imposto con la forza il loro ordine gerarchico e la divisione in classi, distruggendo tutto ciò che era pacifico, libero, magnificamente anarchico.
Senza polemica alcuna, io sono per l'Anarchia.
Voglio però far presente che in questo articolo ci sono delle contraddizioni.
Si dice che le società gilaniche sarebbero la dimostrazione che l'uomo non nasce "sopraffattore" ma ha uno spirito libero e collaborativo. Bene, e i kurgan che erano marziani?
Non erano anch'essi "uomini"?
Ma al contrario delle società gilaniche erano sopraffattori, guerrieri e conquistatori. Quindi quelle è la vera natura dell'uomo?
@ Cheyenne:
1) Tu non sei anarchico perché sei legato a doppio filo con i pregiudizi di regime e non te ne rendi conto.
2) Non ti sei reso conto neppure che il post è lungo, nonostante sia sintetico, e che perciò la questione Kurgan non poteva essere affrontata, in questo post, esclusivamente per motivi di spazio.
3) Vuoi solo screditare l'anarchia, giustificando la parte autoritaria, solo osservando il particolare nel generale, cioè il particolare di un singolo popolo violento, rispetto alla moltitudine degli altri popoli pacifici, come se a fronte di una goccia di olio nel mare tu volessi sostenere che la natura di tutto il mare sia oleosa.
4) Vuoi ignorare a tutti i costi persino gli studi di Erich Fromm, addirittura sostituirti a lui, contraddicendolo. Quali studi hai pubblicato per sostenere ipotesi in grado di contraddire Fromm?
5) Non sei stato neppure in grado di pensare che i anche i Kurgan all'inizio erano pacifici e che magari SONO DIVENTATI guerrieri per ragioni esterne alla loro natura.
6) La spiegazione della loro trasformazione guerresca esiste, e dimostra proprio che all'inizio anche i Kurgan erano pacifici e che ci sono state cause ambientali ed economiche a renderli poi violenti.
7) La facile diffusione dei Kurgan in tutto il continente, dovuta alla natura non belligerante dei nostri avi che non potevano difendersi, non giustifica assolutamente una presunta natura violenta dell'essere umano. A distanza di 3000 anni, ormai, ti sembra normale questa struttura sociale gerarchizzata, quindi violenta, quindi portatrice di ingiustizie e crimini. Perciò non puoi compiere analisi e azzardare ipotesi personali, a meno che tu non abbia prima studiato e non sia più elastico di mente, più aperto.
8) Sto giusto approfondendo lo studio, sto leggendo il libro 'Kurgan' della Gimbutas, perciò è possibile che pubblicheremo un post dedicato all'argomento in grado di chiarire le cose a chi, come te, è annebbiato dalla propaganda di Stato, e imprigionato nei luoghi comuni.
9) Prima di screditare l'anarchia o qualche altra filosofia o materia, è bene conoscerla, altrimenti si rischia di cadere nel patetico, nel ridicolo, nel banale, e di ricevere un simile decalogo.
10) Ti consiglio il percorso che va da Bakunin a Colin Ward, passando per Malatesta, Proudhon e Kropotkin. Ma non credo che li leggerai mai.
Veramente un bellisimo lavoro,fino oggi ho sempre letto la storia in modo del tutto distorto.Hanno cercato di far passare (e lo fanno ancora) l'Anarchia come un male assoluto,ma in realtà hanno solo paura di vederci LIBERI !! La nostra libertà equivale alla fine dell'oppressione da loro voluta!!
Grazie Giampiero69. In effetti uno dei compiti primari dello Stato è quello di criminalizzare e censurare le voci libere, e certe verità. Quindi la nostra lotta è anche quella di dimostrare che l'Anarchia non è cosa terribile, semmai è lo Stato che mente sapendo di mentire e usa violenza contro i cittadini.
davvero interessante!!!
grazie.
Sono anni che conosco le Eisler e Gimbutas. Ma non basta venirne a conoscenza perchè le cose cambino. Il Modello Dominatore, che hanno portato i Kurgan ed in generale si è diffuso in tutto il mondo anche senza Kurgan è così radicato in noi che neanche ce ne rendiamo conto, ed agisce in ogni ambito umano, dall'economia, al lavoro, alla spiritualità (la chiesa e le religioni ne sono i massi rappresentanti), alla politica, all'amore (vedi post sul mio blog sotto su amore e dominazione). E' un grosso lavoro che ci aspetta se vogliamo ritornare al Modello Mutuale, e comincia da noi stessi, conosci te stesso per cambiare te stesso e atiutare gli altri nello stesso cambiamento verso la libertà. Buon lavoro a tutti noi.
Germanus Caput
http://germanuscaput.blogspot.com/2012/01/la-dominazione-nellamore.html
Germanus. Certo che non basta conoscere le due studiose per cambiare, ma pensa se non ne avessimo neanche parlato! Conoscere serve per agire, e chi non agisce non conosce, e non va neanche da nessun'altra parte. Ecco perché lo Stato nasconde queste informazioni. E se lo Stato ce le nasconde, vuol dire che le ritiene importanti e pericolose. E allora divulghiamo, cominciamo da qui.
Molto interessante. Ho visitato qualche villaggio del genere in europa, comunita piccole, semplici negli usi e nei costumi. Il livello culturale e spirituale mi ha lasciato di sasso. Comunita cosi stanno sorgendo come funghi. Auguro a tutti di poter fare anche solo una vacanza in un luogo cosi, queste comunita sono molto ospitali, con un po di spirito d adattamento di ha la possibilita di toccare con mano. Grazie per l articolo e i link! Ermanno.
Sono veramente contenta di sapere della vostra esistenza. Ho studiato filosofia e vi posso assicurare che i sistemi anarchici sono quelli che,da sempre,hanno saputo garantire delle regole etiche inossidabili,altro che caos!!! I principi anarchici presuppongono un rispetto sacro per la libertà propria e degli altri e realizzano l'uguaglianza effettiva e sostanziale tra gli esseri umani. Analizzando tanti scritti filosofici posso davvero affermare che i sistemi anarchici sono tra le forme di convivenza umana più evolute e rispettose che mai si possano pensare.Grazie per i pensieri che diffondete!!!
Sulle comunità-redistributive senza differenziazioni sociali e senza stato va visto il caso delle comunità vallinde 3-4000 a.c.- 1800 a.c., dove erano sorte città magnifiche (Harappa, Moenjo-Daro, ecc.)e non c'è traccia di edifici palaziali o di templi ma soltanto di insediamenti umani costruiti a regola d'arte e come meglio-dicono gli architetti- oggi non si può.
Salutoni
marcello
Articolo interessante, sono anarchico anch'io e sono d'accordo, però questa continua insistenza sull'equazione UOMO=AUTORITA'=VIOLENZA , a noi maschietti ci ha un po' rotto il pisellino ;-).
Tutto questo detto pacificamente s'intende.
Gli stessi principi che regolano la vita delle società Gilaniche emergono dallo studio delle società animali che dai batteri in poi (tre miliardi e mezzo di anni) sono fondate sulla "spontaneità" del comportamento sociale che si riflette nelle regole condivise, la "cooperazione" fra le persone, che è la prima forma di altruismo e la "mutualità" nei rapporti, ovvero la reciproca convenienza a adottare regole e comportamenti che si dimostrino vantaggiosi sia all'interno del gruppo sia nei confronti dell'ambiente esterno. Credo che trascorrerà ancora molto tempo prima che queste idee siano comprese e diffuse a livello popolare, perché il potere, il dominio e l'imperio di uno o di pochi su molti le ostacoleranno con tutti i mezzi. Purtroppo.
Non sono consentiti nuovi commenti.