Ancora un'azienda che licenzia, ancora lavoratori in subbuglio, ancora diritti calpestati. L'immagine della nostra Italia non è certo quella di un Paese normale e democratico.
La Pfizer è un'azienda biofarmaceutica statunitense, ma con sede anche ad Ascoli Piceno che il 6 aprile scorso aveva deciso, di punto in bianco, di aprire una procedura di mobilità per 46 lavoratori (ridotti a 44 dopo tortuose vicende). Stupisce il fatto che l'azienda non accusi nessun calo di produzione e questi provvedimenti risultano perciò del tutto arbitrari, privi di serie e accertate motivazioni.
Gli enti locali hanno fatto davvero poco per cercare una soluzione, tant'è che il 31 luglio l'azienda si è arrogata il diritto di spedire le prime 13 lettere di licenziamento, annunciando all'Ufficio Provinciale del Lavoro che i licenziamenti sarebbero stati addirittura 44.
Uno di questi lavoratori ci fa sapere che gli interinali, quindi coloro con contratto a termine, in realtà sono figure indispensabili e strutturali all'azienda, non possono essere allontanati dall'organico, poiché tutta l'azienda ne risentirebbe, ma che agli organi ispettivi questo non importa un fico secco.
A questo punto le soluzioni sono due: esigere un esposto in Procura e fare smuovere qualche ispettore oppure sacrificarsi nella lotta dura a oltranza (metodo INNSE).
E' oltremodo curioso notare come molte persone individuate nell'azione di licenziamento facciano parte di quel 20% circa di tesserati sindacali, più un RSU, presenti nell'azienda. Eh già... sono lavoratori impegnati politicamente, coscienti, quindi da eliminare! Perché l'azienda non si affida alle graduatorie, per questa mobilità del personale? Semplice: nelle graduatorie sono presenti lavoratori 'intoccabili', i cocchi dei dirigenti, con loro imparentati e che svolgono funzione di consulenza, benpagata. Storie di ordinario nepotismo.
Naturalmente siamo in Italia e di tutto questo i media non ne parlano. Questi lavoratori, fino ad ora, hanno fatto 20 ore di sciopero, ma senza una dovuta visibilità nazionale rischiano davvero di essere dimenticati e sottomessi alle decisioni arbitrarie dei dirigenti dell'azienda. Sottomessi a questa Italia delle ingiustizie.
La Pfizer è un'azienda biofarmaceutica statunitense, ma con sede anche ad Ascoli Piceno che il 6 aprile scorso aveva deciso, di punto in bianco, di aprire una procedura di mobilità per 46 lavoratori (ridotti a 44 dopo tortuose vicende). Stupisce il fatto che l'azienda non accusi nessun calo di produzione e questi provvedimenti risultano perciò del tutto arbitrari, privi di serie e accertate motivazioni.
Gli enti locali hanno fatto davvero poco per cercare una soluzione, tant'è che il 31 luglio l'azienda si è arrogata il diritto di spedire le prime 13 lettere di licenziamento, annunciando all'Ufficio Provinciale del Lavoro che i licenziamenti sarebbero stati addirittura 44.
Uno di questi lavoratori ci fa sapere che gli interinali, quindi coloro con contratto a termine, in realtà sono figure indispensabili e strutturali all'azienda, non possono essere allontanati dall'organico, poiché tutta l'azienda ne risentirebbe, ma che agli organi ispettivi questo non importa un fico secco.
A questo punto le soluzioni sono due: esigere un esposto in Procura e fare smuovere qualche ispettore oppure sacrificarsi nella lotta dura a oltranza (metodo INNSE).
E' oltremodo curioso notare come molte persone individuate nell'azione di licenziamento facciano parte di quel 20% circa di tesserati sindacali, più un RSU, presenti nell'azienda. Eh già... sono lavoratori impegnati politicamente, coscienti, quindi da eliminare! Perché l'azienda non si affida alle graduatorie, per questa mobilità del personale? Semplice: nelle graduatorie sono presenti lavoratori 'intoccabili', i cocchi dei dirigenti, con loro imparentati e che svolgono funzione di consulenza, benpagata. Storie di ordinario nepotismo.
Naturalmente siamo in Italia e di tutto questo i media non ne parlano. Questi lavoratori, fino ad ora, hanno fatto 20 ore di sciopero, ma senza una dovuta visibilità nazionale rischiano davvero di essere dimenticati e sottomessi alle decisioni arbitrarie dei dirigenti dell'azienda. Sottomessi a questa Italia delle ingiustizie.
7 commenti:
Le ultime novità sono che dopo le prime tredici lettere la pfizer non procederà più con gli altri, questa è la prova che tutto questo è stata una ammuina(come si addice alla direzione dello stabilimento)per cacciare le persone scomode.
In tutte le aziende capita di licenziare, ma si segue una trattativa civile tra le parti e si raggiungono degli accordi( vedi anche le vicende della pfizer di latina).
Mentre ad ascoli la dirigenza ha attuato metodi delinquenziali cacciando infischiandosene dell'etica e diffamano le persone che ha cacciato,diffondendo all'interno dello stabilimento che loro hanno sradicato il male.mentre invece hanno rimosso professionisti con professionalità elevata sostituendoli con ragazzini che non ne sanno più di tanto ma sono molto raccomandati, questa è l'etica che la pfizer persegue ad Ascoli Piceno
resto sconvolto in merito a questa vicenda, ma il Sindacato cosa ha fatto?? hanno costruito una finta mobilità per "liberarsi" di certi personaggi a spese dello Stato e nessuno dice niente, nulla, tutto tace....?? Assurdo, e se ciò è possibile da oggi in poi tutti potranno licenziare!!!
E' assurdo, ci si attacca al treno della crisi per liberarsi di un tot di persone che altrimenti non avrebbero mai e poi mai potuto sbattere fuori senza che lo Stato od altri organi preposti indaghino su certe nefantezze.
Ricordate la multinazionale farmaceutica che non più tardi di un anno fa metteva alla porta 25 lavoratori lamentando lo stato di crisi in cui versava???? A distanza di un anno possiamo tirare le somme di questa splendida operazione di teatro compiuta ai danni delle finanze pubbliche e sulle spalle delle famiglie di alc...uni lavoratori .... proprio ieri sono state annunciate altre 19 assunzioni portando il numero dei neo assunti a 35 a far data da quella dell'allontanamento dei colleghi.
Tutto questo senza che sindacati ed enti preposti abbiano battuto ciglio... anzi qualche ufficio "statale" ha preferito secretare i suoi atti pur di non rivelare cosa c'è dietro il licenziamento collettivo intimato dallo stabilimento ascolano della "Pfizer"
Che bell'italia.......
@ Anonimo
Fammi capire... alla Pfizer hanno licenziato per dare il posto ad altri (amici loro)?
IL NON REINTEGRO DEGLI 8 LAVORATORI DA PARTE DELLA PFIZER APRE UN VULNUS
NELLE RELAZIONI SINDACALI
Avevamo aperto alla PFIZER il positivo cammino della condivisibile missione aziendale per lo sviluppo e la competitività dello stabilimento di Ascoli Piceno; facendo scivolare via gli irragionevoli accanimenti e recuperando migliori relazioni Sindacali.
Ma sconcerta la risposta di velenoso arroccamento della Multinazionale farmaceutica; il voler tenere fuori dall’azienda gli 8 lavoratori reintegrati è frutto di una perniciosa “cultura aziendale” oltre che di una grave inadempienza di un provvedimento del Giudice del Lavoro del Tribunale di Ascoli Piceno.
Non ci sono sicuramente ostative organizzative alla reinclusione degli 8 lavoratori in un’azienda di oltre 600 dipendenti; le ragioni sono tutte di “conformità alla cultura aziendale”.
LUIGI CELLI, Amministratore Delegato e Direttore Generale Luiss, nel suo ultimo libro dal titolo “La Generazione tradita” scrive che nel mondo del lavoro “niente meritocrazia, vince piuttosto la conformità alla cultura aziendale”.
La PFIZER calza a pennello con questo giudizio; sta purtroppo sacrificando sull’altare della conformità alla cultura aziendale capacità, merito, competitività, relazioni sinergiche di sviluppo. Se si voltasse un attimo indietro potrebbe valutare appieno, in termini di costi comparati, gli errori commessi.
La UGL si rifiuta di credere che questo debba essere il “destino” delle relazioni Sindacali all’interno dello Stabilimento PFIZER di Ascoli Piceno.
Il reintegro degli 8 lavoratori in fabbrica è però il primo macigno da rimuovere.
di ENNIO MANCINI
Anche alla Pfizer il metodo Marchionne: ti pago ma non ti riassumo. Così ieri mattina, alla riapertura dello stabilimento gli 8 dipendenti riammessi in fabbrica dal Tribunale di Ascoli non sono stati fatti avvicinare neanche ai cancelli. Sono intervenuti i Carabinieri che, dopo aver ascoltato le ragioni dell’Azienda, non hanno potuto fare altro che redigere un verbale con il quale certificano il divieto imposto dalla Pfizer ai lavoratori di tornare al loro posto occupato prima del licenziamento. E’ il metodo applicato dalla Fiat a Pomigliano e ora ripreso anche da altre aziende in Italia. E’ di ieri la notizia che anche OVS non avrebbe alcuna intenzione di reintegrare tre lavoratori licenziati e ugualmente riammessi al lavoro dal Tribunale di Ascoli. «Quello della Pfizer è un comportamento antigiuridico -chiarisce l’avv. Matteo Sabbatini dello studio legale Alleva che ha difeso i lavoratori- Non lo è soltanto contro la legge, ma soprattutto contro il giudice che ha emesso la sentenza». L’irrigidimento della Pfizer ha sorpreso e non poco, anche perché dopo l’ordinanza del giudice Piergiorgio Palestini l’Azienda aveva fatto sapere con un comunicato ufficiale che «in merito alla sentenza di reintegro degli 8 lavoratori, Pfizer prende atto della volontà espressa dal Tribunale di Ascoli». Una dichiarazione apparentemente “conciliante” che al dato di fatto non si è rivelata tale. La spiegazione ad una posizione così drastica potrebbe essere ricercata nel fatto che la Pfizer abbia deciso di ricorrere in Appello contro la sentenza di primo grado. E’ quindi ipotizzabile che l’Azienda continuerà a pagare gli 8 lavoratori fino alla pronuncia della Corte di Appello di Ancona che dovrebbe avvenire non prima di settembre. Un ricorso, ovviamente, più che legittimo quello della Pfizer che fa però intuire quale realmente sia il clima che si respira all’interno dello stabilimento. «E’ stata fatta un’operazione “ad personam” -denuncia Marsilio Antonucci di Cisl - non solo per colpire una nostra sindacalista, ma per colpire anche contro tutti gli altri. E’ sconcertante che l’Azienda riassume lavoratori a tempo determinato reintegrati a seguito di sentenza del Tribunale e disattenda un’ordinanza del giudice a favore di dipendenti stabilizzati da decenni». Ancora più chiaro è l’avvocato Matteo Sabbatini: «Se la Pfizer farà ricorso in Appello convinta di vincere si sbaglia. Siamo fortemente convinti che la Corte di Appello non potrà che confermare quanto stabilito dal giudice di primo grado. La sentenza emessa lo scorso 17 dicembre ha fondatezza ed è molto puntuale e approfondita, difficilmente ribaltabile. Non è più una questione di merito -chiarisce- perché la giurisprudenza in questo campo è consolidata, ma sarà solo una questione procedurale». Gli otto dipendenti della Pfizer ieri mattina se ne sono tornati a casa delusi. Riceveranno lo stipendio ma la considerano una “sconfitta”.
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