domenica 31 ottobre 2010

La normalità dello squallore politico

Uno sguardo dall'alto sulla nostra storia recente può rivelarci tante cose, ad esempio di come il malaffare politico e la violenza dello Stato prosperino là dove scarseggia la consapevolezza dell'opinione pubblica e la sua coscienza critica. Prendiamo un periodo chiave, cruciale, di profondo cambiamento della nostra società: la seconda metà degli anni '70. Analizziamone gli aspetti socio-morfologici. Ci si rende conto che la massa cosciente di giovani, attivi politicamente e critici ad ogni mossa del palazzo, stava per essere spazzata via da un'operazione di svuotamento culturale, di impoverimento cerebrale voluto dal sistema di potere nazionale. Così fu.
Il potere costituito non poteva accettare la nascita di una generazione che avrebbe potuto, con facilità, fare una rivoluzione, costringere la politica all'onestà, se non addirittura cancellare per sempre il gioco del re e dei sudditi. Una massa immensa di giovani che, almeno fin dal '68, si era formata nelle sezioni di partito, soprattutto del PCI e nelle aree anarchiche, stava costruendo qualcosa di interessante e di inedito nel nostro Paese, qualcosa che mai al mondo avrebbe concesso a un imprenditore proprietario di televisioni di sedersi sugli scranni del potere nazionale. E' stato un periodo storico di piena coscienza da parte dei cittadini, attivi, organizzati, informati, quando necessario ribelli.
Come siamo giunti allo squallore di oggi? E' chiaro che l'attività politica di palazzo, da sempre in contrasto con l'onestà civile, doveva reagire con forza e con molta furbizia se non voleva soccombere. Occorreva un piano di riproposta coattiva dell'ordine gerarchico, dove il popolo doveva continuare a sorreggere la pesantissima piramide, senza che nessuno dei 'porteurs' potesse tornare ad essere cosciente della propria schiavitù. L'operazione strategica di intelligence si basò anzitutto sullo svuotamento dei cervelli. L'attivismo dei giovani svanì progressivamente nel giro di circa 10 anni. Dal 1976 le offerte culturali e formative cominciarono a cambiare, a concentrarsi sul futile, sul banale, sulla canzonetta senza più contenuti, sul vuoto mediatico, sulle stupide sigle degli shows televisivi che i bambini delle elementari potevano già cantare e scimmiottare. L'industria del vacuum si era messa in moto e la nuova generazione stava già forgiandosi per accogliere Berlusconi, il quale, proprio in quegli anni '70, disegnava la sua dittatura e intrecciava legami mafiosi.
Fu proprio la televisione privata di Berlusconi, negli anni '80, a dare il colpo di grazia alle coscienze già abbastanza traviate e svuotate. Si trattava perciò di riempire quei sacchi vuoti con elementi capaci di sorreggere e di accettare l'idea di una nuova dittatura, più pericolosa di quella del duce, mediatica prima, politica dopo. L'insano populismo e la demagogia più becera riempirono facilmente quel vuoto, complice una classe politica accondiscendente anche a sinistra che non seppe dire di no alla mafia mediatica già scesa in campo. Del resto, il discorso di Violante alla Camera sul conflitto di interessi di Berlusconi non ha bisogno di ulteriori spiegazioni (vedi video in fondo al post), riportiamo la frase illuminante: 'l'onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso, ma nel 1994, che non sarebbero state toccate le televisioni...'
Facciamola breve, quello che sta accadendo oggi all'Italia è assolutamente normale, una logica conseguenza del lavoro di annichilimento cerebrale voluto dal sistema, imposto dall'alto sin dalla metà degli anni '70. Chi oggi ha 40/50 anni e non possiede strumenti di autodifesa culturale, cade facilmente nelle braccia della propaganda televisiva e vota Berlusconi, questo è assolutamente normale, previsto. Per non parlare dei giovani, cresciuti dentro al populismo di destra, allattàti al seno della propaganda televisiva. Chi - senza opportune difese - si è nutrito delle idiozie televisive in questi ultimi 40 anni, non può far altro che accettare e addirittura gradire lo squallore politico fatto di mignotte minorenni, ministri-showgirls, razzisti e fascisti ignoranti, ex o pseudo-comunisti inebetiti e collusi, polizie iperviolente e chiese a carattere medievale.
Se qualcosa di anormale c'è in tutto questo, occorre cercarlo in ciò che da sempre l'anarchismo condanna: lo Stato, inteso come sistema oppressivo e gerarchico, controllore delle coscienze, violento e autoritario, subdolo e furbo quanto basta per dare al cittadino l'illusione di essere lui lo Stato!



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