La riforma della scuola progettata dal Partito Democratico, all'interno del I° Seminario Nazionale del Forum Politiche dell’Istruzione del PD, contiene in nuce la stessa linea, la stessa piega politica della 'riforma' Gelmini-Tremonti-Brunetta-Aprea-Invalsi, almeno in ciò che concerne la valutazione del personale che è uno degli aspetti più tristi, ignobili, sperequativi e diseducativi del piano di demolizione della scuola pubblica.
I documenti prodotti dal Seminario del PD, il 25 e il 26 settembre scorso, parlano da soli e, se possibile, risultano ancora più subdoli e cinici delle illegali circolari gelminiane. Non ci stupisce affatto.
Tutto l'impianto di riforma si aggrappa anzitutto alla modifica del Titolo V della Costituzione che disciplina i rapporti tra Stato ed enti locali, da qui la necessità -secondo il PD- di riformare la scuola secondo modelli di qualità (ecco la parolina magica che ritorna) standardizzati e regolamentati dallo Stato centrale, ma in grado di elaborare offerte formative regionali. In pratica, come ha detto Pippo Rossetti al Forum, 'il sistema di offerta formativa regionale per poter conseguire apprezzabili risultati di apprendimento ed essere politicamente “equipotente” rispetto al sistema della scuola di stato deve presentare un carattere unitario ed integrato'. Una confusione di idee e un intreccio di competenze che agevoleranno una burocratizzazione esasperata e l'introduzione di norme che serviranno a normare tutto il normato e il normabile. Straordinario. Ma il 'bello' deve ancora venire.
La valutazione del personale rimane un caposaldo anche del PD, ecco perché nel partito non si sono mai levate voci di dissenso riguardo a questo capitolo della 'riforma' Gelmini (ricordiamo che l'intera 'riforma' Gelmini doveva essere oggetto di un referendum popolare lanciato dal PD, ma che non ha mai visto la luce). In sostanza, dai documenti emerge la necessità di giudicare i docenti, esattamente come previsto da Brunetta-Aprea, cioè con l'ausilio dell'Invalsi che -dice il testo- 'per essere autorevole dovrebbe diventare un istituto autonomo dal Ministero'. Rimane sempre il problema del 'chi giudica' e 'in base a quali criteri'. Aggiungiamo noi, perché? Come è possibile giudicare e valutare un'attività intellettuale e di formazione culturale come quella dell'insegnamento? Avanzare come pretesti la qualità e il merito, esattamente come fa la Gelmini, vuol dire davvero pensare alla scuola come un'azienda, dove non si formano persone, ma si fabbricano prodotti. Semmai, come è sempre avvenuto, è più corretto lasciare che siano i docenti a valutare con la dovuta serenità gli studenti, piuttosto che sapersi controllati e giudicati, quindi traviati nel giudizio su ogni singolo alunno. Perché il succo della questione è tutto qui: il docente viene giudicato in base alla rendita scolastica dei suoi studenti. Fioccheranno i dieci in pagella come se piovesse. Inoltre, si verranno a determinare dinamiche di subordinazione e di divisione interna tra i docenti che non garantiranno certo una qualità dell'istruzione. La valutazione dei docenti non può e non deve esistere! La soggettività del docente deve essere salvaguardata, così come il suo metodo e soprattutto la sua libertà di insegnamento! Piuttosto, si badi a equilibrare il loro stipendio sulla media europea, se si vuole incentivare la qualità dell'insegnamento, senza fare distinguo.
Perché dicevamo che il piano scolastico del PD è ancora più subdolo e cinico di quello del Pdl? Perché se quello della Gelmini prevede una valutazione del docente a partire dal giudizio espresso da una figura superiore (dirigente, manager esterno, consiglio di amministrazione...), con il PD sono gli stessi docenti che pregheranno un superiore di sottoporsi a giudizio. In che modo? Attraverso un sistema di incentivazione. Dice il testo stilato in agosto: 'richiesta volontaria della valutazione nel momento in cui il professionista ritiene utile vedere riconosciuta la propria crescita professionale'. La guerra fra poveri verrebbe così dichiarata e sancita dagli stessi poveri. Il docente che ritiene di essere migliore di un suo collega è così invitato a compiere il primo passo verso la scalata al potere. Mors tua, vita mea. Diabolico e squallido.
Nel testo, inoltre, vengono indicate (ma non specificate) le figure istituzionali preposte alla valutazione: ispettori della Repubblica, l’Invalsi e l’istituzione scientifica autonoma. Si tratta di figure astratte che, una volta smontato il MIUR per effetto della regionalizzazione della scuola, rimarranno a capo di tutto e saranno direttamente dipendenti dal Presidente del Consiglio. Peggio di così...
Ci permettiamo di dire che, come al solito, oltre a fare i conti senza l'oste, quando i partiti stilano programmi e linee non specificano mai le cose nel dettaglio, non entrano mai nel concreto, ma sapientemente imbastiscono un discorso generale, cioè costruiscono un contenitore dove il contenuto, non vedendosi, riserva sempre amare sorprese.
Il testo in pdf
Post utili e correlati QUI
L'opinione di ReteScuole
I documenti prodotti dal Seminario del PD, il 25 e il 26 settembre scorso, parlano da soli e, se possibile, risultano ancora più subdoli e cinici delle illegali circolari gelminiane. Non ci stupisce affatto.
Tutto l'impianto di riforma si aggrappa anzitutto alla modifica del Titolo V della Costituzione che disciplina i rapporti tra Stato ed enti locali, da qui la necessità -secondo il PD- di riformare la scuola secondo modelli di qualità (ecco la parolina magica che ritorna) standardizzati e regolamentati dallo Stato centrale, ma in grado di elaborare offerte formative regionali. In pratica, come ha detto Pippo Rossetti al Forum, 'il sistema di offerta formativa regionale per poter conseguire apprezzabili risultati di apprendimento ed essere politicamente “equipotente” rispetto al sistema della scuola di stato deve presentare un carattere unitario ed integrato'. Una confusione di idee e un intreccio di competenze che agevoleranno una burocratizzazione esasperata e l'introduzione di norme che serviranno a normare tutto il normato e il normabile. Straordinario. Ma il 'bello' deve ancora venire.
La valutazione del personale rimane un caposaldo anche del PD, ecco perché nel partito non si sono mai levate voci di dissenso riguardo a questo capitolo della 'riforma' Gelmini (ricordiamo che l'intera 'riforma' Gelmini doveva essere oggetto di un referendum popolare lanciato dal PD, ma che non ha mai visto la luce). In sostanza, dai documenti emerge la necessità di giudicare i docenti, esattamente come previsto da Brunetta-Aprea, cioè con l'ausilio dell'Invalsi che -dice il testo- 'per essere autorevole dovrebbe diventare un istituto autonomo dal Ministero'. Rimane sempre il problema del 'chi giudica' e 'in base a quali criteri'. Aggiungiamo noi, perché? Come è possibile giudicare e valutare un'attività intellettuale e di formazione culturale come quella dell'insegnamento? Avanzare come pretesti la qualità e il merito, esattamente come fa la Gelmini, vuol dire davvero pensare alla scuola come un'azienda, dove non si formano persone, ma si fabbricano prodotti. Semmai, come è sempre avvenuto, è più corretto lasciare che siano i docenti a valutare con la dovuta serenità gli studenti, piuttosto che sapersi controllati e giudicati, quindi traviati nel giudizio su ogni singolo alunno. Perché il succo della questione è tutto qui: il docente viene giudicato in base alla rendita scolastica dei suoi studenti. Fioccheranno i dieci in pagella come se piovesse. Inoltre, si verranno a determinare dinamiche di subordinazione e di divisione interna tra i docenti che non garantiranno certo una qualità dell'istruzione. La valutazione dei docenti non può e non deve esistere! La soggettività del docente deve essere salvaguardata, così come il suo metodo e soprattutto la sua libertà di insegnamento! Piuttosto, si badi a equilibrare il loro stipendio sulla media europea, se si vuole incentivare la qualità dell'insegnamento, senza fare distinguo.
Perché dicevamo che il piano scolastico del PD è ancora più subdolo e cinico di quello del Pdl? Perché se quello della Gelmini prevede una valutazione del docente a partire dal giudizio espresso da una figura superiore (dirigente, manager esterno, consiglio di amministrazione...), con il PD sono gli stessi docenti che pregheranno un superiore di sottoporsi a giudizio. In che modo? Attraverso un sistema di incentivazione. Dice il testo stilato in agosto: 'richiesta volontaria della valutazione nel momento in cui il professionista ritiene utile vedere riconosciuta la propria crescita professionale'. La guerra fra poveri verrebbe così dichiarata e sancita dagli stessi poveri. Il docente che ritiene di essere migliore di un suo collega è così invitato a compiere il primo passo verso la scalata al potere. Mors tua, vita mea. Diabolico e squallido.
Nel testo, inoltre, vengono indicate (ma non specificate) le figure istituzionali preposte alla valutazione: ispettori della Repubblica, l’Invalsi e l’istituzione scientifica autonoma. Si tratta di figure astratte che, una volta smontato il MIUR per effetto della regionalizzazione della scuola, rimarranno a capo di tutto e saranno direttamente dipendenti dal Presidente del Consiglio. Peggio di così...
Ci permettiamo di dire che, come al solito, oltre a fare i conti senza l'oste, quando i partiti stilano programmi e linee non specificano mai le cose nel dettaglio, non entrano mai nel concreto, ma sapientemente imbastiscono un discorso generale, cioè costruiscono un contenitore dove il contenuto, non vedendosi, riserva sempre amare sorprese.
Il testo in pdf
Post utili e correlati QUI
L'opinione di ReteScuole
Nessun commento:
Posta un commento