giovedì 3 maggio 2012

L'Anarchia e i dizionari

Di fronte all'ideale anarchico e ai suoi esponenti (noti e non), lo Stato ha due tipi di atteggiamenti diversi: la censura o il dileggio. Lo Stato può servirsi dell'una o dell'altro a seconda delle convenienze, anche se il dileggio, a ben vedere, fa anch'esso parte della censura. Badate bene, non può essere altrimenti, infatti non s'è mai visto un sistema di gestione sociale improntato sull'autoritarismo e sulla gerarchia pronunciarsi in maniera obiettiva e sincera su un altro sistema di idee completamente opposte. Lo diciamo sempre qui: se lo Stato è cultura della morte, l'anarchia è cultura della vita. Due realtà agli antipodi.
La storia della criminalizzazione dell'anarchia ha inizio ai tempi della messa in campo delle forze brutali e militari che hanno generato le prime città-stato, le prime monarchie, i primi tiranni, i primi confini artificiali. Non si trattava 'soltanto' di punire fisicamente chiunque si opponesse al nuovo sistema introdotto, occorreva utilizzare parallelamente una strategia del dileggio e della censura su tutte quelle voci (perciò definite 'ribelli') che parlavano di libertà, di solidarietà, di fratellanza... in una parola, di anarchia.
Dal momento che i mezzi di diffusione della cultura sono rimaste sin da allora nelle mani dello Stato, quest'ultimo può dire o non dire, far sapere o non far sapere ciò che vuole e come meglio crede. E uno degli strumenti più efficaci per la divulgazione della parola 'anarchia' come sinonimo sviante del suo vero significato è stato il vocabolario. Nel XV secolo non esisteva ancora la parola 'anarchia' legata a un concreto progetto politico, diciamo che il termine circolò maggiormente solo dopo, nel XVIII secolo, durante la Rivoluzione Francese, per definire una società alfine libera dai tiranni, una società 'senza autorità', 'senza comando', 'senza governo', in opposizione alla gestione autoritaria, gerarchica, militare, coercitiva dello Stato.
Il termine anarchia divenne d'uso comune nel XIX secolo, allorché P.J Proudhon lo utilizzò nel suo testo 'Che cos’è la proprietà?', e proprio in quel periodo storico i vocabolari vennero arricchiti con la parola 'anarchia' definendola in senso spregiativo. Il giochetto è risultato facile. Ancora oggi, nonostante internet, il dizionario rappresenta una fonte domestica immediata e sintetica per le nostre ricerche, un punto di partenza 'mordi e fuggi' per ogni eventuale approfondimento. Nel XIX secolo il vocabolario era certamente il libro più consultato da chiunque sapesse leggere, perciò non v'era cosa migliore da fare che inserirvi la parola 'anarchia', criminalizzandola, per divulgare alla massa un concetto completamente sbagliato della medesima. Peccato che io non ricordi più in quale libro dei primi del Novecento abbia letto le cose più atroci, e al contempo più idiote, sull'anarchia. Ve ne avrei dato conto ben volentieri. Posso però dirvi che a tutt'oggi rimangono pressoché inalterate le definizioni menzognere circa il termine in oggetto, a parte qualche rara eccezione di stampo più enciclopedico. A volte ci sono dizionari che cadono in una ridicola contraddizione, come nel caso de 'Il nuovo Zingarelli 11^ edizione', dove tra il punto 1 e il punto 2 non v'è proprio concordanza:
Anarchia: 1) Stato di disordine politico dovuto a mancanza o debolezza di governo. Disordine, indisciplina. 2) Dottrina e movimento politico sociale che intende sostituire a un ordine sociale basato sulla forza dello Stato un ordine fondato sull'autonomia e la libertà degli individui.
Noterete il fatto che nel punto 2 alla parola 'anarchia' venga dato il significato di ordine. Un ordine-altro rispetto a quello dello Stato. E' già un passo avanti, ma che mal si concilia con quel che viene riportato al punto 1 ('stato di disordine politico'). Ma allora anarchia è ordine o disordine? In questo Zingarelli sembra si voglia fare espressamente confusione. Non credo sia un caso. E però importante che la parola 'ordine' sia emersa. Per inciso, mi piace far riflettere le persone su questo interrogativo: guardiamoci intorno, siamo proprio sicuri che non sia invece lo Stato sinonimo di caos, di violenza, di disordine? Non sarà proprio lo Stato a generarli per promettere ai cittadini ciò che non potrebbe mai mantenere? La risposta ce la fornisce la Storia stessa, oltre che la cronaca.
Ormai sempre più persone stanno abbandonando i pregiudizi e le false convinzioni circa l'anarchia, nonostante la continua denigrazione da parte dei mass media controllati dallo Stato. Non mi soffermo a spiegarne i motivi, sarebbe troppo lungo per un post su un blog. Certo è che la situazione economica e politica attuale sta aiutando a far avvicinare molte persone all'anarchia, e pare anche con soddisfazione (non mi stupisce). E più si approfondisce l'argomento, e più le persone chiariscono tutti i loro dubbi a riguardo. Ovvio.
Anarchia è super organizzazione, è ordine naturale e umano, è cooperazione, mutuo appoggio, federalismo libertario (ponti, non muri), antirazzismo, antifascismo, antimilitarismo, l'anarchia è cultura della vita, amore per una umanità alfine libera.
'Direi d’essere un libertario, una persona estremamente tollerante. Spero perciò d’essere considerato degno di poter appartenere ad un consesso civile perché, a mio avviso, la tolleranza è il primo sintomo della civiltà, deriva dal libertarismo. Se poi anarchico l’hanno fatto diventare un termine negativo, addirittura orrendo… anarchico vuol dire senza governo, anarché… con questo alfa privativo, fottutissimo… vuol dire semplicemente che uno pensa di essere abbastanza civile per riuscire a governarsi per conto proprio, attribuendo agli altri, con fiducia (visto che l’ha in se stesso), le sue stesse capacità'. (F. De Andrè)

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2 commenti:

Spazzolone ha detto...

Ma allora come si spiega che l'essere umano è sempre stato Governato?
Non mi fraintendere,il concetto di una umanità anarchica,è a mio avviso,rispetto reciproco a livello mondiale,e ne è logica conseguenza che se esiste una forma di rispetto reciproco,i governi,gli eserciti e le "autorità" non hanno ragione di esistere. Ma questo dovrebbe essere nella natura umana,e la condizione anarchica sarebbe posta in essere in maniera naturale,un po come succede per tutti o quasi gli altri esseri viventi che popolano il nostro pianeta.(ma forse la mia è un'analisi sbagliata).
Ti ripeto che condivido appieno le tue teorie,ma allo stesso tempo mi domando perché questo non succede in modo naturale e perché la maggior parte (anzi la quasi totalità)degli esseri umani si fa condurre ordinatamente alla morte,dopo una vita spesa per consolidare il potere ed il benessere di pochi e cattivi e senza scrupoli ne coscienza e assassini e ingordi e privi di freni,convinti di averla spesa nel modo giusto?
E convincere persone che il giusto modo di vivere è quello anarchico,non è anche questo in qualche modo un condizionamento?
Dico condizionamento in quanto c'è bisogno di convincere o comunque di far capire.
qual'è dunque la vera natura dell'uomo?
P.S.
più leggo per cercare di capire,più capisco di non capire.
Però un dato di fatto ce l'ho
L'essere umano litiga,ruba,agisce secondo pulsioni sessuali,e accumula.
Intanto il mio stomaco va in frantumi.

coscienza critica ha detto...

E infatti la tua è un'analisi sbagliata, è basata su congetture, non su studi specifici e approfonditi. Lo Stato censura tutto, anche il fatto che l'essere umano ha sempre vissuto in anarchia. Vedi nel blog la casella di ricerca? in alto a destra? Prova a cercare lì 'società gilaniche', oppure guarda il bannerino che lampeggia e cliccaci sopra. L'essere umano non ha natura malvagia (anche questo censurato), lo ha persino studiato e detto Erich Fromm (cerca anche lui nel blog). Poi lo Stato censura anche tutte le realtà anarchiche nel mondo (cerca Christiania nel blog, o Urupia). Vedi? Lo Stato (che ha solo 3000 anni circa) tiene i sudditi nell'ignoranza, e lo fa apposta. Nei confronti dell'anarchia c'è una totale disinformazione.

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