giovedì 12 agosto 2010

La propaganda in edicola: piccoli soldati crescono

Nei loro giochi, i bambini sognano, conoscono, assorbono, si immedesimano, imparano, acquisiscono nozioni. Bisognerebbe stare più attenti ai giochi dei bambini, soprattutto quando vengono loro offerti modelli apparentemente innocui, ma altamente diseducativi. Nelle edicole, già da molti anni, si può trovare una gran varietà di questi modelli diseducativi, o meglio, educativi alla guerra. Sono sparite le collezioni di figurine e i gadgets a carattere didattico ('I grandi della scienza e della tecnica' (1974), 'Flash, viaggio nel tempo' (1972), pannelli di plastica sbalzata per studiare l'anatomia del corpo umano, le piante, gli animali, ecc.) e al loro posto, oggi, ci sono Carri armati da costruire, soldati di piombo da collezionare, cavalieri da colorare, armi da assemblare, caccia, incrociatori, mas, sommergibili, cannoni, missili, alabarde, asce... tutto condito dai vari manuali di sopravvivenza, di arti marziali, di approfondimento tecnico sulle armi, sui velivoli da guerra, ecc. Un arsenale di conoscenza a senso unico per i bimbi, cioè la conosceza dell'arsenale!
Non è che negli anni '70 non ci fossero gadgets di questo tipo, ma anzitutto non erano l'elemento preponderante, tutt'altro, la varietà di genere era davvero elevata, ma soprattutto non c'era un vero e proprio concetto di collezionismo e di modellismo applicato al gioco delle armi. Questo è molto importante, perché quando noi da piccoli compravamo una pistola di plastica in edicola, non dovevamo assemblarla, cioè non dovevamo aspettare dieci settimane per poterla usare. L'attesa crea dipendenza e spasmodico ardore per quell'oggetto e tutto il tempo passato ad aspettare il pezzo mancante non fa altro che fissare maggiormente nella coscienza quel tipo di gioco. Le nostre pistole non erano neanche verosimili o contemporanee (pistole Colt e fucili Winchester, raramente le Beretta), ce le davano tutte intere, subito, e dopo qualche giorno non le guardavamo più e finivano tra i pezzi del Meccano o del Lego.
Attenzione, questo articolo non vuole essere l'apologia degli anni '60 e '70 (anche se...), ma lo strumento per una presa di coscienza del modo in cui i tempi sono cambiati anche e soprattutto in base ai vari regimi che si sono succeduti fino ad oggi. Cosa possiamo aspettarci, infatti, da un regime di destra, anche in edicola? Soprattutto armi da collezionare, alle quali far appassionare i più piccoli. Si tratta di un indottrinamento a tutti gli effetti e a senso unico. E parlando di dottrina, non può non venire in mente anche la chiesa, la quale non perde occasione per autosponsorizzarsi. Ebbene sì, anche la chiesa oggi è in edicola, con i santini da collezionare e i rosari di Lourdes! Se non è propaganda questa!
Accanto a questi gadgets, esistono poi gli opuscoli storici. Ahhhhh... ne parliamo? Ma è mai possibile che tra migliaia di anni di Storia, si debbano sempre riproporre Mussolini e Hitler (e questo vale anche per i documentari televisivi)? Al massimo si va indietro a Napoleone. Chissà perché non esistono opuscoli che parlano della Rivoluzione Francese (se non sottoforma di episodi di Lady Oscar) o della Comune di Parigi, o dell'azione eroica degli anarchici nella guerra civile di Spagna? Gli anarchici? Giammai! Meglio non far sapere quanto ardore di libertà portino nelle coscienze. Che se poi scoppia una rivoluzione...
Al di là di tutto questo, una riflessione: la presenza massiccia di questa propaganda militare, è imposta dal governo? Oppure sono le case editrici che, attraverso indagini di mercato, rispondono ad una precisa domanda? Pensateci bene. E se la vostra risposta è 'gli editori rispondono alla domanda', sappiate che 'la domanda', ai giorni nostri, viene anche -e spesso- costruita. Da chi? E perché? Siamo di fronte a un cane che si morde la coda, a un circolo vizioso che, in ogni caso, regge il moccolo al regime. Pensateci quando asciugate il moccolo dei vostri bambini.

PS. In una mano la pistola, nell'altra il rosario: ecco i governi di destra.

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4 commenti:

yellow ha detto...

Si costruivano fionde con elastici presi dalla camera d aria delle biciclette, quelli belli arancioni e si facevano dei capannelli sugli alberi , si giocava a nascondino e palla prigioniera, quelli erano tempi meravigliosi: la fantasia al potere. Non vedo piu' un bambino con i ginocchi sbucciati, una vergogna.

coscienza critica ha detto...

Io qualche bambino con i ginocchi sbucciati l'ho visto, ma solo perché ha voluto simulare un'azione di guerra, un assalto alla trincea nemica.
Concordo con te, comunque, sui bei tempi. E non solo per un fatto di nostalgia tout-court.

yellow ha detto...

Gli anni settanta sono stati belli, densi e incazzati, la cultura era ancora un valore e la politica anche,ciao.

coscienza critica ha detto...

Esatto, yellow. C'era una coscienza viva e attiva, una coscienza comune, di classe.

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