L'imprinting lo riceviamo dai vari ambienti culturali in cui abbiamo vissuto. E l'imprinting, come dice la parola, ti si stampa addosso e non va più via. Così ricordo il mio maestro delle elementari, severissimo, autoritario, terribile. Al mattino, in classe, tutti in piedi, saluto, preghiera, tutti con lo sgurado rivolto al crocifisso. Poi tutti seduti senza strisciare le seggiole. Lui no, il maestro raggiungeva la cattedra sopraelevata dopo un po', si rassicurava anzitutto che fossimo tutti seduti e zitti, poi si sedeva anche lui. E noi sapevamo quello che avrebbe detto e fatto da lì a qualche secondo. Apriva con cautela il suo cassetto e ne traeva una bacchetta a sezione rettangolare, liscia, di legno, sarà stata lunga 60 cm. Poi diceva sempre con un certo orgoglio: 'vedete? Questa è di faggio'! E la poneva sulla cattedra, pronta all'uso. E la usava ogni giorno.
Ora, come tutti i despoti, anche il maestro era forte con i deboli e debole con i forti (ammesso che i bambini possano essere considerati fisicamente e psicologicamente forti rispetto a lui) ed aveva la sua vittima preferita. Era una bambina, Carmela V. Povera Carmela, quanta pena per lei...
Carmela era poverissima, talmente povera che non poteva permettersi il grembiulino, veniva a scuola con i soliti panni sporchi, una gonna sotto le ginocchia che pareva beige, i sandali rotti, il viso anche lui sporco e abbrutito dall'indigenza familiare, i capelli irti, pieni di nodi, aggrovigliati, quando Carmela tentava di pettinarsi i capelli prendevano la sagoma di una scopa di saggina. Ero andato qualche volta a casa sua, una specie di garage adattato, l'interno buio, in uno dei quartieri più abbandonati della città. Credo che una volta le comprai una gazosa, all'epoca le gazose mi pare costassero 20 lire.
Carmela a scuola non parlava mai e il maestro sembrava lo facesse apposta a istigarla, a spronarla con delle domande alle quali lei, poverina, non sapeva rispondere o rispondeva balbettando. E allora iniziava la triste liturgia quotidiana. Il maestro le ordinava di alzarsi e di andare alla cattedra e noi tutti, zitti e intimoriti, sapevamo perché. Giunta davanti alla cattedra il maestro le ordinava di tendere le braccia e di preparare le mani. 'Le braccia ben tese'! esclamava il maestro. Carmela tremava e obbediva. Quando il maestro prendeva la bacchetta dalla cattedra, Carmela a stento riusciva a tenere tese le braccia. 'Ben tese ho detto'! urlava il maestro. E pam! Pam! Pam! Pam! Pam!... 'Apri bene quella mano che non ho fnito'! E pam! Pam! Pam!... Carmela in lacrime, noi tutti terrorizzati, io... una pena infinita e una rabbia addosso che dovevo riuscire a controllare. Durante il supplizio Carmela allargava sempre le gambe, perché la pipì non le bagnasse le gambe, ma finiva per bagnarsi lo stesso, sempre. Poi tornava al posto singhiozzando, ma avrebbe dovuto smettere in fretta di piangere perché il maestro autoritario non le consentiva di disturbare le lezioni con i singhiozzi di una stupida e sporca bambina. E se non stava zitta in fretta, la triste liturgia si ripeteva.
Anche per questo sono anarchico. Ho sempre voluto bene a Carmela.
Nota: la foto è presa dalla rete e non ha alcun riferimento con i fatti raccontati
Ora, come tutti i despoti, anche il maestro era forte con i deboli e debole con i forti (ammesso che i bambini possano essere considerati fisicamente e psicologicamente forti rispetto a lui) ed aveva la sua vittima preferita. Era una bambina, Carmela V. Povera Carmela, quanta pena per lei...
Carmela era poverissima, talmente povera che non poteva permettersi il grembiulino, veniva a scuola con i soliti panni sporchi, una gonna sotto le ginocchia che pareva beige, i sandali rotti, il viso anche lui sporco e abbrutito dall'indigenza familiare, i capelli irti, pieni di nodi, aggrovigliati, quando Carmela tentava di pettinarsi i capelli prendevano la sagoma di una scopa di saggina. Ero andato qualche volta a casa sua, una specie di garage adattato, l'interno buio, in uno dei quartieri più abbandonati della città. Credo che una volta le comprai una gazosa, all'epoca le gazose mi pare costassero 20 lire.
Carmela a scuola non parlava mai e il maestro sembrava lo facesse apposta a istigarla, a spronarla con delle domande alle quali lei, poverina, non sapeva rispondere o rispondeva balbettando. E allora iniziava la triste liturgia quotidiana. Il maestro le ordinava di alzarsi e di andare alla cattedra e noi tutti, zitti e intimoriti, sapevamo perché. Giunta davanti alla cattedra il maestro le ordinava di tendere le braccia e di preparare le mani. 'Le braccia ben tese'! esclamava il maestro. Carmela tremava e obbediva. Quando il maestro prendeva la bacchetta dalla cattedra, Carmela a stento riusciva a tenere tese le braccia. 'Ben tese ho detto'! urlava il maestro. E pam! Pam! Pam! Pam! Pam!... 'Apri bene quella mano che non ho fnito'! E pam! Pam! Pam!... Carmela in lacrime, noi tutti terrorizzati, io... una pena infinita e una rabbia addosso che dovevo riuscire a controllare. Durante il supplizio Carmela allargava sempre le gambe, perché la pipì non le bagnasse le gambe, ma finiva per bagnarsi lo stesso, sempre. Poi tornava al posto singhiozzando, ma avrebbe dovuto smettere in fretta di piangere perché il maestro autoritario non le consentiva di disturbare le lezioni con i singhiozzi di una stupida e sporca bambina. E se non stava zitta in fretta, la triste liturgia si ripeteva.
Anche per questo sono anarchico. Ho sempre voluto bene a Carmela.
Nota: la foto è presa dalla rete e non ha alcun riferimento con i fatti raccontati
5 commenti:
Quà da noi "usavano" inginocchiare i bambini sulla ghiaia sparsa sul pavimento vicino alla lavagna e bene in vista dal corridoio...anch'io per questo sono anarchica,anche per questo.
se uno comincia da bambino a sentire queste ingiustizie e a solidarizzare con gli oppressi non può crescere che anarchico!!
Mi piacerebbe rivedere Carmela. Ma chissà dov'è. E chissà dove sono anche io rispetto a lei.
vorrei azzardare, ma neanche più di tanto....visto i processi fatti agli ex nazisti fino ai giorni nostri, si potrebbe portare in tribunale per atti di ferocia verso i bambini anche questi violenti uomini del passato? si vergognino se sono ancora vivi e non si azzardino a dire che era educazione....che schifezze facevano ai bambini, mi fermo quà sè nò la rabbia mi porta oltre.....saluti
Anonimo, queste persone sono malate, hanno delle turbe psichiche dovute a fattori culturali (sarebbe troppo lungo spiegare qui). Il carcere non farebbe altro che aggravare la salute mentale di queste persone, col risultato pessimo di abbrutire ulteriormente i loro comportamenti.
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