Parla un laureato in filosofia.
Da una lettera pubblicata su Arivista (n. 369 - marzo 2012).
'Qualche anno fa, in una piccola libreria sorprendentemente ben fornita di libri sulla storia dell'anarchismo, ho trovato 'La grande rivoluzione (1785-1793)' di Peter Kropotkin.
Mi ero già imbattuto nel nome di Kropotkin leggendo qualche saggio di Chomsky e più recentemente nei libri di Carlo Formenti dedicati alla Rete e alle utopie post-democratiche. Mi ricordavo che era un anarchico di fine Ottocento, anzi un rivoluzionario e filosofo anarco-comunista; ma altro non conoscevo.
Mi infastidiva il fatto che da laureato in filosofia non mi ricordassi quasi nulla di questo teorico, dalle posizioni perlomeno singolari. Mi sentivo un po' come don Abbondio de 'I promessi sposi': Kropotkin, chi era costui?
E' vero che al tempo dell'Università non ero particolarmente interessato al pensiero anarchico, ma proprio non ricordarmi nulla di questo discendente di principi russi, rivoluzionario, populista, anarchico e comunista, vegetariano antispecista, mi sembrava proprio strano. Cercando nei miei manuali di storia della filosofia (il noto 'Abbagnano'), di Kropotkin, in effetti, non vi ho trovato traccia alcuna; nemmeno scorrendo i due più recenti tomi delle 'Filosofie del Novecento' di Giovanni Fornero e Salvatore Tassinari. Quindi non ero stato soltanto io a scordarmi di Kropotkin, ma i miei stessi manuali! [...]
Giusto per soffermarmi su un dettaglio macroscopico, la mia edizione dell'Abbagnano non cita nemmeno una volta Michail Bakunin, né William Godwin! [...] Inoltre, anche se ho un ottimo e vivo ricordo dei miei professori di liceo, il modo con cui venivano presentati i cosiddetti socialisti utopisti, e quindi anche Proudhon, come antesignani 'utopisti' di Marx (socialista scientifico), non aiutava certo gli studenti a farsi un'idea corretta delle idee anarchiche.
Insomma, un po' per causa mia, un po' per motivi 'oggettivi' che sono facilmente intuibili (quanti sono, paradossalmente, i ministri dell'istruzione, dell'Università e della ricerca 'anarchici' o anarco-comunisti che vi ricordate?), mi sono formato accumulando non pochi pregiudizi nei confronti dell'anarchismo. La curiosità verso Kropotkin è nata così, innanzitutto dal rendermi conto di quanto poco conoscessi e conosco della storia e delle idee del movimento anarchico. [...]'
Luca Cartolari
Da questo blog vorremmo rispondere a Luca.
Caro Luca, a questo punto avrai capito molto meglio di noi il modo in cui vengono scritti e pubblicati i testi scolastici e universitari (e non solo quelli). Il vaglio dello Stato, quindi l'asservimento a quest'ultimo da parte degli storici, rappresentano l'unico binario possibile (e molto stretto) entro cui la cosiddetta 'conoscenza' deve potersi veicolare. Se è vero -come è vero- che si conosce per agire (e si agisce per conoscere), va da sé che gli individui sono stati indotti ad agire secondo una conoscenza limitata e distorta delle cose che, guardacaso, esclude a priori l'idea più alta e vera della libertà, quella che svela gli inganni e il volto acerrimo dello Stato, il quale deve poter continuare ad essere considerato da tutti l'unico sistema possibile di gestione sociale, un dogma, un'entità metafisica da idolatrare. Entro questo tipo di conoscenza limitata si pongono le coscienze degli individui, i quali, ancorché buonissimi studiosi e laureati come te, non potranno mai essere a conoscenza di una parte fondamentale del sapere universale, loro malgrado. Dall'anarchia il potere costituito attinge a piene mani per utilizzarne i concetti umanitari quando deve operare per la propria propaganda demagogica, ma tali principi umanitari e naturali, tali idee di libertà e di giustizia sociale, non vengono mai esposti dallo Stato e dai governi col loro vero nome: anarchia. Lenin è andato al potere anche utilizzando opportunisticamente slogan anarchici. Chi lo sa?
Del resto, anche l'eccellente Colin Ward accusa gli storici del fatto che, della Comune di Parigi e di altri fatti storici in cui l'anarchia si espresse in modo chiaro ed esemplare, non abbiano ancora scritto abbastanza, e abbiano invece mistificato molto, se non tutto, come la gestione anarchica di Barcellona del 1936-'37).
Ciao e grazie.
Da una lettera pubblicata su Arivista (n. 369 - marzo 2012).
'Qualche anno fa, in una piccola libreria sorprendentemente ben fornita di libri sulla storia dell'anarchismo, ho trovato 'La grande rivoluzione (1785-1793)' di Peter Kropotkin.
Mi ero già imbattuto nel nome di Kropotkin leggendo qualche saggio di Chomsky e più recentemente nei libri di Carlo Formenti dedicati alla Rete e alle utopie post-democratiche. Mi ricordavo che era un anarchico di fine Ottocento, anzi un rivoluzionario e filosofo anarco-comunista; ma altro non conoscevo.
Mi infastidiva il fatto che da laureato in filosofia non mi ricordassi quasi nulla di questo teorico, dalle posizioni perlomeno singolari. Mi sentivo un po' come don Abbondio de 'I promessi sposi': Kropotkin, chi era costui?
E' vero che al tempo dell'Università non ero particolarmente interessato al pensiero anarchico, ma proprio non ricordarmi nulla di questo discendente di principi russi, rivoluzionario, populista, anarchico e comunista, vegetariano antispecista, mi sembrava proprio strano. Cercando nei miei manuali di storia della filosofia (il noto 'Abbagnano'), di Kropotkin, in effetti, non vi ho trovato traccia alcuna; nemmeno scorrendo i due più recenti tomi delle 'Filosofie del Novecento' di Giovanni Fornero e Salvatore Tassinari. Quindi non ero stato soltanto io a scordarmi di Kropotkin, ma i miei stessi manuali! [...]
Giusto per soffermarmi su un dettaglio macroscopico, la mia edizione dell'Abbagnano non cita nemmeno una volta Michail Bakunin, né William Godwin! [...] Inoltre, anche se ho un ottimo e vivo ricordo dei miei professori di liceo, il modo con cui venivano presentati i cosiddetti socialisti utopisti, e quindi anche Proudhon, come antesignani 'utopisti' di Marx (socialista scientifico), non aiutava certo gli studenti a farsi un'idea corretta delle idee anarchiche.
Insomma, un po' per causa mia, un po' per motivi 'oggettivi' che sono facilmente intuibili (quanti sono, paradossalmente, i ministri dell'istruzione, dell'Università e della ricerca 'anarchici' o anarco-comunisti che vi ricordate?), mi sono formato accumulando non pochi pregiudizi nei confronti dell'anarchismo. La curiosità verso Kropotkin è nata così, innanzitutto dal rendermi conto di quanto poco conoscessi e conosco della storia e delle idee del movimento anarchico. [...]'
Luca Cartolari
Da questo blog vorremmo rispondere a Luca.
Caro Luca, a questo punto avrai capito molto meglio di noi il modo in cui vengono scritti e pubblicati i testi scolastici e universitari (e non solo quelli). Il vaglio dello Stato, quindi l'asservimento a quest'ultimo da parte degli storici, rappresentano l'unico binario possibile (e molto stretto) entro cui la cosiddetta 'conoscenza' deve potersi veicolare. Se è vero -come è vero- che si conosce per agire (e si agisce per conoscere), va da sé che gli individui sono stati indotti ad agire secondo una conoscenza limitata e distorta delle cose che, guardacaso, esclude a priori l'idea più alta e vera della libertà, quella che svela gli inganni e il volto acerrimo dello Stato, il quale deve poter continuare ad essere considerato da tutti l'unico sistema possibile di gestione sociale, un dogma, un'entità metafisica da idolatrare. Entro questo tipo di conoscenza limitata si pongono le coscienze degli individui, i quali, ancorché buonissimi studiosi e laureati come te, non potranno mai essere a conoscenza di una parte fondamentale del sapere universale, loro malgrado. Dall'anarchia il potere costituito attinge a piene mani per utilizzarne i concetti umanitari quando deve operare per la propria propaganda demagogica, ma tali principi umanitari e naturali, tali idee di libertà e di giustizia sociale, non vengono mai esposti dallo Stato e dai governi col loro vero nome: anarchia. Lenin è andato al potere anche utilizzando opportunisticamente slogan anarchici. Chi lo sa?
Del resto, anche l'eccellente Colin Ward accusa gli storici del fatto che, della Comune di Parigi e di altri fatti storici in cui l'anarchia si espresse in modo chiaro ed esemplare, non abbiano ancora scritto abbastanza, e abbiano invece mistificato molto, se non tutto, come la gestione anarchica di Barcellona del 1936-'37).
Ciao e grazie.
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