martedì 17 luglio 2012

Un treno carico di idiozie

Essere giornalisti e lavorare nel mainstream significa come minimo predisporsi a mettere sotto i piedi la dignità personale e vendersi all'editore di turno. Che poi, diciamola tutta, l'editore di turno, anche lui, è uno schiavo del sistema ed esegue gli ordini che giungono dai vertici dello stato. Il pesce puzza sempre dalla testa.
Nella fattispecie, la notizia relativa al sabotaggio del treno Milano-Bologna, è proprio una di quelle pseudo informazioni in cui i giornalisti di regime sguazzano, insistendo su una fantomatica 'pista anarchica', salvo poi dire a mezzavoce che è un'ipotesi e senza neanche usare l'aggettivo 'presunta' come fanno invece sui fatti accertati ma che riguardano i loro padroni. I giornalisti di regime, tz! Basano le loro ipotesi su altrettante ipotesi e su indizi, se necessario pescando da un qualsiasi passato che aderisca in molti punti, e intanto veicolano il messaggio demonizzatore. Dicono che il sabotaggio è anarchico perché nel 2004 era stato trovato un volantino a firma anarchica su un'altra linea ferroviaria, Firenze-Bologna, anche quella oggetto di sabotaggio, ma allora il sabotaggio venne sventato (che bravi a sventare quando vogliono, o quando sanno a priori). Quindi per i giornalisti questa sarebbe una notizia, e soprattutto una notizia da far entrare nelle case di milioni di persone. E' come se noi spacciassimo come notizia la seguente:
Trovato su un binario un mattone che avrebbe potuto creare qualche problema al treno, si indaga su zio Mimmo, perché nel 2004 era stato trovato un volantino con sopra scritto 'zio Mimmo' nei pressi di un altro binario dove era stato rinvenuto un mattone di identica fattura.
Quindi state tutti attenti quando trovate foglietti con sopra scritto qualcosa, magari il disegno di un bambino che raffigura la luna, perché in questo caso potreste essere di fronte ad una 'prova' inoppugnabile riguardo a una pista islamica, una 'prova' da tirare fuori al momento più opportuno. E se trovate un foglietto con sopra la scritta 'polizia'?
Un onesto giornalista, prima di infangare l'anarchia, dovrebbe in questo caso porsi molte domande, come ad esempio se nel caso del volantino del 2004 qualcuno fu veramente incolpato e arrestato, ammesso che un arresto comprovi una vera colpevolezza. Ma noi sappiamo che un giornalista di regime non pensa, esegue ordini, è un devoto soldatino.
E' evidente che l'unica cosa certa in questi casi è la disinformazione. L'avrete capito, il punto focale non è la notizia in sé, quanto la parola 'anarchia' che, poiché criminalizzata da secoli, non solo cattura l'attenzione in senso negativo, ma torna sempre comoda a quanti vogliono criminalizzarla ancora di più, in un progetto di martellamento periodico che non deve conoscere soste, soprattutto adesso che molte persone si stanno avvicinando all'ideale anarchico e stanno capendo che anarchia non è caos e violenza, ma amore per la pace, per la giustizia, per la libertà, rispetto per l'umanità e per l'ambiente.
Ma cosa importa ai giornalisti divulgare l'ideale anarchico o invitare un anarchico in una trasmissione? Cosa importa a loro dire la verità? Ai giornalisti interessano solo i soldi. Se il capo ordina loro di gettare fango sull'anarchia, quelli lo fanno, incrociano due ipotesi e costruiscono una 'notizia' tesa a criminalizzare. Infami? Lo fanno da sempre, e non solo i giornalisti. Che se dovessero chiedere scusa per tutte le volte che hanno accusato gli anarchici senza che poi questi fossero responsabili, non basterebbero i tg di un anno intero.

Quindi un consiglio ai giornalisti per la prossima notizia:


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