La scuola così com'è -cioè com'è sempre stata- non fa altro che perpetuare l'esistente, lungi dal volersi occupare di vera pedagogia, di creatività, di libertà, di cooperazione... anzi, tutto è basato sulla competizione e la divisione. Sicché, a detta di molti pedagogisti, la scuola andrebbe riformata in senso libertario. Ma le riforme marchiate dallo Stato vanno in un senso fortemente autoritario, quindi opposto al senso libertario (ovvio). Con la temuta legge Aprea (una signora di cui non si capisce il ruolo istituzionale, una tizia di cui non si capisce neanche perché lavori con tutti i governi e a nome di chi), arriva il colpo decisivo tenuto in serbo guardacaso in agosto. Non basterebbe già questo per capire che è tutt'un inghippo? Non si mira alla distruzione della scuola, questo sarebbe impossibile dal momento che proprio la scuola è il luogo più grande e idoneo per imparare ad obbedire senza fiatare e a distruggere la propria autostima, si mira invece alla destrutturazione degli organi decisionali interni e a imporre il modello competitivo anche ai docenti (per gli alunni c'è sempre stato). Non è tanto una questione di cultura o di conoscenza, ma di militarismo, di caserma, di corruzione, di nepotismo, di asservimento coatto e ricattatorio... tutte cose che verranno impacchettate e infiocchettate con la solita parolina magica, il merito, per cui ogni docente sarà ben disposto a fare le cose più infime per prendersi una medaglietta dall'autorità. Salute al duce e onori militari. Come volevasi dimostrare (sono anni che in questo blog lo denunciamo), a farla da padrone sarà anche il presidente dell'Invalsi, oltre che direttamente il ministro (quindi scuola di governo, non di Stato, sempre peggio). Ah... naturalmente la vostra 'democrazia' non prende minimamente in considerazione le opinioni di chi lavora nella scuola. Leggete almeno Ivan Illich per capire come vanno le cose e come invece dovrebbero andare.
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