Avevamo già scritto un articolo sul significato distorto di democrazia nei regimi ove esiste un governo. Torniamo sull'argomento e lo facciamo attraverso le parole di Errico Malatesta pubblicate su 'Umanità Nova' l'11 agosto 1927, in pieno regime fascista. Sulla questione maggioranza e minoranza (base ed espressione della democrazia), gli anarchici hanno da sempre individuato tutte le contraddizioni, i punti deboli, le assurdità, i pericoli. Le persone che non si avvedono di tali contraddizioni e inneggiano con orgoglio alla democrazia, cioè alla contrapposizione maggioranza-minoranza, non sanno (o fanno finta di non sapere) che anelano ad una condizione di forte ingiustizia sociale, paragonabile alla dittatura. D'altra parte, come si spiega il fatto che qualsiasi partito, sia esso di destra, di centro o di sinistra, dichiari sempre di operare in nome della democrazia? Ecco cosa dice Malatesta:
Maggioranze e minoranze
Noi non riconosciamo il diritto della maggioranza di far la legge alla minoranza, anche se la volontà della maggioranza fosse, in questioni un po' complesse, realmente accertabile. Il fatto di avere la maggioranza non dimostra niente affatto che uno ha ragione, che anzi l'Umanità è stata sempre sospinta in avanti dall'iniziativa e dall'opera di individui e di minoranze, mentre la maggioranza è di sua natura lenta, conservatrice, ubbidiente a chi è più forte, a chi si trova in posizioni vantaggiose precedentemente acquisite.
Ma se non ammettiamo affatto il diritto delle maggioranze a dominare le minoranze, respingiamo anche più il diritto delle minoranze a dominare le maggioranze. Sarebbe assurdo il sostenere che si ha ragione perché si è in minoranza. Se vi è in tutte le epoche delle minoranze avanzate e progressiste v'è anche delle minoranze arretrate e reazionarie; se vi sono degli uomini geniali che precedono i tempi, vi sono anche dei pazzi, degl'imbecilli e specialmente degl'inerti che si lasciano trascinare inconsciamente dalla corrente in cui si trovano. Del resto non è questione di aver ragione o torto: è questione di libertà, libertà per tutti, libertà per ciascuno purché non violi l'eguale libertà degli altri. Nessuno può giudicare in modo sicuro chi ha ragione o torto, chi è più vicino alla verità e quale via conduce meglio al maggior bene per ciascuno e per tutti. La libertà è il solo mezzo per arrivare, mediante l'esperienza, al vero ed al meglio; e non vi è libertà se non vi è libertà dell'errore.
Per noi dunque bisogna arrivare alla pacifica e proficua convivenza tra maggioranza e minoranza mediante il libero accordo, la mutua condiscendenza, il riconoscimento intelligente delle necessità pratiche della vita collettiva e delle utilità delle transizioni che le circostanze rendono necessarie.
Maggioranze e minoranze
Noi non riconosciamo il diritto della maggioranza di far la legge alla minoranza, anche se la volontà della maggioranza fosse, in questioni un po' complesse, realmente accertabile. Il fatto di avere la maggioranza non dimostra niente affatto che uno ha ragione, che anzi l'Umanità è stata sempre sospinta in avanti dall'iniziativa e dall'opera di individui e di minoranze, mentre la maggioranza è di sua natura lenta, conservatrice, ubbidiente a chi è più forte, a chi si trova in posizioni vantaggiose precedentemente acquisite.
Ma se non ammettiamo affatto il diritto delle maggioranze a dominare le minoranze, respingiamo anche più il diritto delle minoranze a dominare le maggioranze. Sarebbe assurdo il sostenere che si ha ragione perché si è in minoranza. Se vi è in tutte le epoche delle minoranze avanzate e progressiste v'è anche delle minoranze arretrate e reazionarie; se vi sono degli uomini geniali che precedono i tempi, vi sono anche dei pazzi, degl'imbecilli e specialmente degl'inerti che si lasciano trascinare inconsciamente dalla corrente in cui si trovano. Del resto non è questione di aver ragione o torto: è questione di libertà, libertà per tutti, libertà per ciascuno purché non violi l'eguale libertà degli altri. Nessuno può giudicare in modo sicuro chi ha ragione o torto, chi è più vicino alla verità e quale via conduce meglio al maggior bene per ciascuno e per tutti. La libertà è il solo mezzo per arrivare, mediante l'esperienza, al vero ed al meglio; e non vi è libertà se non vi è libertà dell'errore.
Per noi dunque bisogna arrivare alla pacifica e proficua convivenza tra maggioranza e minoranza mediante il libero accordo, la mutua condiscendenza, il riconoscimento intelligente delle necessità pratiche della vita collettiva e delle utilità delle transizioni che le circostanze rendono necessarie.
3 commenti:
Per rendere meglio quest' idea apparentemente utopica di scelta unanime voglio ricordare un' altra citazione di Errico, purtroppo non mi ricordo da che fonte, ma è un esempio che credo sempre mi rimarrà in testa per la sua efficacia, egli scrisse:
"ipotizzate una counità di contadini, che deve scegliere in che stagione coltivare i raccolti.
Se per tale raccolto tutti i contadini sanno che Marzo è la stagione ideale, avrà forse senso votare su quale stagione coltivare? No, perchè tutti sanno che coltivare in marzo è la scelta che tutti condividono perchè è quella a vantaggio di tutti."
Se in una comunità, piccola o grande che sia, non si riesce a raggiungere le grandi scelte all unanimità, è semplicemente perchè vi sono scelte che portano vantaggio ad alcuni e a svantaggio altri e viceversa.
Ma sappiamo che al Mondo siamo venuti tutti uguali, dunque tutti con le stesse necessità.
Dunque una società nella quale è necessario votare per prendere decisioni è una società costruita male.
Mi sembra che la questione, trattata da Malatesta in molti suoi scritti, sia descritta in modo chiaro a proposito del suffragio universale (http://www.liberliber.it/mediateca/libri/m/malatesta/il_suffragio_universale/pdf/malatesta_il_suffragio_universale.pdf dove tra l' altro dice che << la minoranza
può aver ragione quanto e più della maggioranza, ed in
tutti i casi i diritti di ciascun individuo sono egualmente
sacri, sia che esso si trovi nella maggioranza o nella minoranza o anche solo>>).
Aggiungo solo un' altra citazione di malatesta tratta dall' opuscolo di Bonanno : "Astensionismo elettorale anarchico" dove è trattato molto bene il problema di distinguere la lotta di classe, che è anche distruzione dello stato centralista, dalle vie che portano al bene comune nel socialismo autogestionario:
<< Io sostengo che non ci sarebbe vita sociale possibile se davvero non si dovesse mai fare nulla se non quando tutti sono unanimemente d' accordo. Che le idee e le opinioni sono in continua evoluzione e si differenziano per gradazioni insensibili, mentre le realizzazioni pratiche cambiano a salti bruschi; e che se arrivasse un giorno in cui tutti fossero perfettamente d' accordo sui vantaggi di una data cosa, ciò significherebbe che in quella data cosa ogni progresso possibile è esaurito... Dunque in tutte quele cose che non ammettono parecchie soluzioni contemporanee, o nelle quali le differenze di opinione non sono di tale importanza che valga la pena di dividersi ed agire ogni frazione a modo suo, o in cui il dovere di solidarietà impone l' unione, è ragionevole, giusto, necessario che la minoranza ceda alla maggioranza. Ma questo cedere della minoranza deve essere effetto della libera volontà, determinata dalla coscienza della necessità; non deve essere un principio, una legge, che s' applica per conseguenza in tutti i casi, anche quando la necessità realmente non c' è >>.
Bonanno ha ragione solo in parte. Non è vero che quando le decisioni vengono prese all'unanimità il progresso si esaurisce. Se fosse così, l'unanimità dovrebbe essere bandita a priori, vietata, però essa avviene, e se avviene io non ci sputo sopra. Inoltre Bonanno scorda che la decisione presa all'unanimità non significa una decisione assoluta e immutabile nel tempo. Le assemblee servono anche per rivalutare le necessità e le decisioni precedenti, quindi progredire a seconda delle circostanze, e se tutti sono d'accordo ben venga. Detto ciò, è evidente che non sempre si riesce a raggiungere l'unanimità, perciò è necessario un adattamento della minoranza, che è però sempre un adattamento temporaneo, se i risultati di una decisione presa a maggioranza non dànno i frutti sperati, allora vuol dire che forse bisognava fare come dicevano quei pochi in minoranza. L'anarchia è anche questo, ridiscutere e ridecidere, cioè progredire, se avviene all'unanimità è ancora meglio.
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