giovedì 7 febbraio 2013

L'anarchia è una meravigliosa orchestra senza direttore

Un popolo governato è come un'orchestra diretta da una bacchetta autoritaria. Da una parte c'è il direttore, dall'altra i musicisti. L'ordine regna incontrastato, ma di quale tipo di ordine si tratta?
E' l'ordine della coercizione, della legge calata dall'alto che non si deve discutere, l'ordine del 'fai così perché lo dico io'. Ma questa coercizione, questa legge, cosa producono oltre a un'ordine apparente? Anzitutto producono, o meglio riproducono, quello che vuole esclusivamente il direttore, non certo quello che vogliono i musicisti. Vorrebbero forse il caos, i musicisti? Certo che no, ma anche loro hanno un personale modo di 'sentire' la musica, perché negargliela? Ma di un'orchestra senza direttori ne parliamo fra un po', per ora occupiamoci dell'ordine legale -e solo formale- imposto dal direttore. 
Il fatto si è che la musica prodotta dal volere dittatoriale di una bacchetta non genera affatto ordine, se non, appunto, apparente, formale. In verità c'è molto caos, e per caos si intende una condizione psicologica forzata presso i musicisti che eseguono solamente, non suonano, non interpretano come vorrebbero. Questa condizione psicologica di forzatura del proprio sentimento crea dissidio interno, frustrazione, ma dura 'fortunatamente' poco, il tempo di una sinfonia, perciò è generalmente tollerata dai musicisti, e di solito non si registrano -in pubblico- episodi di dissidenza o di protesta. In verità non sono rare le liti che avvengono durante le prove tra il direttore e qualche musicista/cantante, liti che fanno capo ad un unico motivo: fare quello che vuole il direttore, e queste liti non rappresentano forse il caos quale effetto del conflitto gerarchico?.
In un'orchestra tenuta a bacchetta, governata dal podio, nessun musicista, quand'anche lo volesse, pottrebbe suonare il suo strumento con il proprio pathos. Se ad esempio un violinista sente l'esigenza emotiva di un glissato e il direttore glielo nega, il direttore sta compiendo una violenza sul violinista, il quale, durante tutti i concerti, su quella nota specifica dovrà ricordarsi del rimprovero del direttore ed eseguire qualcosa che egli non sente, non ama. Pensate a quante note ci sono in una sinfonia, quante esclusive e autoritarie esigenze ha il direttore da soddisfare, e quante esigenze artistiche non soddisfatte ci sono nei musicisti. Cosicché, tutti i musicisti soffocano la loro personalità, sacrificano il loro essere, la loro arte (arte è libera creazione, non copia sotto dettatura), il loro sentimento, in funzione della velleitaria personalità di uno solo che li comanda persino nei gesti.
Guardiamoli questi musicisti, facciamo un esempio. La sezione dei violini è composta da 6 persone. Fatta eccezione del primo violino (comunque anche lui sottoposto ai diktat del direttore), gli altri cinque non esprimono la loro individualità artistica e umana, tutti eseguono quello che è stato dettato, tutti allo stesso modo, tutti appiattiti nella stessa intensità, nella stessa dinamica, nello stesso ritmo. E' la legge. Dov'è la creatività e l'emozione personale? Non ci sono. Non inalberarti, tu che leggi e che sicuramente ti starai dicendo che quel che conta è il risultato, di quale risultato si tratta? Quello voluto da un singolo uomo o quello dato da una vera armonia di emozioni che si incontrano e generano qualcosa di meraviglioso e autentico? Certamente il primo. Ma a noi cosa importa? L'importante è ascoltare una musica, chi se ne frega di chi la esegue, della sua opinione, della sua emozione, delle sue esigenze, vero? E' ciò che accade anche nel sistema-stato, chi se ne frega del popolo che vive sotto dettatura e sotto costante ricatto punitivo? L'esempio dei violini vale anche per tutti gli altri strumenti, non c'è un solo musicista che possa permettersi di eseguire per come egli davvero sente la musica, salvo nei casi in cui il suo sentire coincide casualmente con quello del direttore, allora quel musicista difenderà il direttore e contesterà i suoi compagni di leggìo, creerà astio e dissidio, e gli altri musicisti odieranno quel collega 'ruffiano leccaculo'. Quante analogie stai trovando con la tua vita statalizzata?
Ma cosa succede quando un'orchestra viene lasciata senza direttore? Tu penserai forse che non suoni lo stesso? Diceva John Cage che un'orchestra suona lo stesso anche senza direttore. E tu dirai: 'eehh, ma John Cage era anarchico, per forza diceva così'. Senonché John Cage era anche uno dei massimi musicisti del Novecento. Ma andiamo al sodo della questione. Come si comporta un'orchestra anarchica? E qui vi invito a fare l'analogia con una società anarchica (il modello societario anarchico esiste, è roba concreta, non è utopia). Sapete, quando le persone si mettono d'accordo e si auto organizzano, non soltanto riescono a risolvere tutti i loro problemi, ma nel risolverli ci mettono anche amore, onestà, molto più impegno, e i risultati sono i migliori che ci si possa attendere. Immaginiamo questa orchestra anarchica, osserviamo questi musicisti, tutti hanno lo spartito davanti, altri no perché conoscono a memoria la parte, decidono di provare insieme per la prima volta, senza direttore (guardate, è roba che è successa a me personalmente). Cosa succede? Il caos più totale. 'Aahhh..., visto?' starete dicendo con soddisfazione, che poi è la soddisfazione dei servi che vogliono difendere il padrone e perciò cercano tutte le scuse per far fuori i sostenitori della libertà (brutta parola, eh?). Un momento, un momento! 
Certo che c'è il caos, è naturale che sia così, ma quanto pensate che possa durare questo caos fisiologico? Pensate forse che occorra un direttore con la sua legge per fare ordine? Pensate forse che i musicisti siano talmente idioti da non capire che stanno suonando male? Sono persone, mica robot programmati o animali senza ragione o lavoratori sotto padrone. Lasciate che vi racconti cosa succede. I casi possono essere diversi, io vi racconto il caso più apparentemente 'impossibile' da realizzarsi, quello dove nessuno addirittura si mette d'accordo verbalmente, ma 'solo' musicalmente, d'altro canto si parla di musicisti, io vi sono compreso. Abbiamo suonato e risuonato, forse neanche 10 volte, tutti insieme l'intero pezzo. Ognuno di noi era libero di esprimere le proprie emozioni, ma al contempo ognuno percepiva l'emozione del compagno vicino e tra tutti noi si era stabilita un'empatia. L'empatia, che bella parola che l'autoritarismo competitivo di stato ci ha soffocato nei fatti. A poco a poco, prova dopo prova, abbiamo suonato in una comunione di emozioni da far accapponare la pelle, in una sintonia giammai formale e burocratica, ma emozionale. Non si suonava in qualità di singoli automi, ma come gruppo davvero unito, sospinto da un'unità indissolubile fatta di singole emozioni divenute magicamente una sola forza, grande, potente. Ognuno di noi era soddisfatto al 100% e quando il brano è stato metabolizzato collettivamente, ormai sapevamo in quale modo eseguire i glissati, quando ottenere una precisa dinamica, dove fare un'acciaccatura e tutto il resto. Chi ci ha dettato tutto? Solo la legge della libertà, della spontaneità, dell'autonomia, della passione liberamente espressa, della comunione emotiva e di intenti. Questo è ordine! E' super ordine! L'anarchia, infatti, è l'ordine senza il potere. Ogni musicista non si è sentito frustrato, al contrario era pieno d'orgoglio, e il nostro animo era molto più propenso al buon umore e alla convivialità, nessuna idea di far del male agli altri. Era vera gioia condivisa. Come possono nascere crimini da questa condizione di piena e totale soddisfazione e di eguaglianza?
Ora so bene che starete cercando qualche altra scusa per difendere l'indifendibile, ve la dò io perché con l'esperienza conosco quel che potreste tirar fuori dal misero cappello. Direste: 'eehh, ma un popolo è fatto di milioni di persone, non è mica un'orchestra'. E di solito chi dice questa frase non ha assolutamente chiaro il fatto che un torinese che scende per strada non si trova esattamente a Canicattì. Nel senso che la vita di una persona che vive in una città non condiziona direttamente la vita di un'altra persona che vive in un'altra città. La gente vive in comuni, quartieri, circoscrizioni. Non è forse lo stato stesso che, per necessità di controllo militare, ha dovuto organizzare il suo territorio in regioni, province, comuni, circoscrizioni, quartieri? Vedete, le strutture organizzative ci sono, è il loro funzionamento che è sbagliato, perché va in direzione opposta al senso che dovrebbe essere, il senso libertario. Se anziché procedere sulla strada dell'autoritarismo e della centralizzazione, dove tutti i danari convergono ai burocrati della macchina statale centrale, le strutture sociali venissero impiegate per procedere sulla strada del federalismo anarchico, non si porrebbero problemi anche dal punto di vista organizzativo (un esempio concreto). L'anarchia procede infatti per reti solidali, per confederazioni, per mutuo appoggio. Ogni punto nodale della rete è autonomo e autogestito, ma in sintonia solidale e armonica con gli altri punti, come i musicisti di prima liberi dalla bacchetta. Le orchestre possono anche essere tante, chi lo ha mai detto che ce ne debba essere solo una e composta da milioni di musicisti? Quando i comuni liberati stabiliscono tra loro una rete di solidarietà e di mutuo appoggio, allora si crea una società anarchicamente armonica, ordinata, pacifica, giusta, e anche soddisfatta in ogni senso. Il caos, l'utopia, il disordine, la violenza, appartengono solo allo Stato, alle gerarchie. D'altra parte lo vedi ogni giorno, sempre che tu lo voglia vedere.

PS. La storiella del 'non siamo ancora pronti' (se è quest'altra scusa che hai tirato fuori dalla tua mente servile) non regge, non ha mai retto. Ma questo te lo spiegherò un'altra volta.

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