Il popolo italiano è giunto a un grado di subcultura spaventoso. Qualche intellettuale di mia conoscenza direbbe che l'Italia sta attraversando una delle fasi più volgari della sua storia. Come sapete, la parola volgare possiede varie accezioni, tra queste ve ne sono di positive, ma qui è intesa come una predisposizione alla trivialità e all'ignoranza, (le eccezioni confermano la regola). Potrei portare vari esempi a suffragio, ma qui devo scrivere un post e non un saggio socio-antropologico. Queste parole introduttive servono soltanto a predisporvi emotivamente al post.
Siamo un popolo intellettualmente poco virtuoso, disabituati alla riflessione e all'introspezione, non curiamo il nostro sapere, ma cerchiamo di sapere gli affari degli altri. Amiamo il pettegolezzo e la battuta da osteria e perciò rifuggiamo la nobiltà di pensiero e di linguaggio. Abbiamo una concezione strana di morale, della quale sappiamo poco e quel poco somiglia troppo a una dottrina imposta e ripetuta a memoria. Una morale ormai svuotata del suo significato. Tra un reality e un film di Pasolini preferiamo il primo, anche perché Pasolini in tv non passa mai.
Insomma, siamo un popolo di mediocri e di superficiali, simili ad una ciurma di mozzi avvinazzati, pronti ad ubbidire quell'altro mozzo che sta sul ponte più alto, senza manco pensare a come ci sia arrivato lassù. Anzi, vedendolo lassù, noi italiani siamo tanto imbecilli da credere che un giorno saremo anche noi trasportati in cima. E mentre lo pensiamo, affoghiamo già nella melma e non ce ne accorgiamo.
A pensarci, siamo esattamente come il popolo dell'antica Roma che si accontentava del 'panem et circenses' e che, ripudiando il valore del teatro tragico e della poesia colta, prediligeva la commedia e il circo.
Vi erano due grandi commediografi romani, circa 2200 anni fa, Plauto e Terenzio, i quali venivano regolarmente rappresentati. Ma c'era una differenza stilistica notevole tra i due. Plauto scriveva commedie improntate su un linguaggio basso, rozzo, ricco di parolacce, oscenità e di battute da osteria. Terenzio (che era uno schiavo africano: Publio Terenzio Afro) raccontava storie altrettanto comiche, ma con gusto e raffinatezza; la parolaccia non era necessaria e l'intento finale era quello di far sorridere insegnando una morale. Presso i romani, Terenzio ebbe meno successo di Plauto, anche per colpa di una schiera di incolti conservatori.
Noi somigliamo troppo al pubblico di Plauto. Me ne dispiaccio.
Siamo un popolo intellettualmente poco virtuoso, disabituati alla riflessione e all'introspezione, non curiamo il nostro sapere, ma cerchiamo di sapere gli affari degli altri. Amiamo il pettegolezzo e la battuta da osteria e perciò rifuggiamo la nobiltà di pensiero e di linguaggio. Abbiamo una concezione strana di morale, della quale sappiamo poco e quel poco somiglia troppo a una dottrina imposta e ripetuta a memoria. Una morale ormai svuotata del suo significato. Tra un reality e un film di Pasolini preferiamo il primo, anche perché Pasolini in tv non passa mai.
Insomma, siamo un popolo di mediocri e di superficiali, simili ad una ciurma di mozzi avvinazzati, pronti ad ubbidire quell'altro mozzo che sta sul ponte più alto, senza manco pensare a come ci sia arrivato lassù. Anzi, vedendolo lassù, noi italiani siamo tanto imbecilli da credere che un giorno saremo anche noi trasportati in cima. E mentre lo pensiamo, affoghiamo già nella melma e non ce ne accorgiamo.
A pensarci, siamo esattamente come il popolo dell'antica Roma che si accontentava del 'panem et circenses' e che, ripudiando il valore del teatro tragico e della poesia colta, prediligeva la commedia e il circo.
Vi erano due grandi commediografi romani, circa 2200 anni fa, Plauto e Terenzio, i quali venivano regolarmente rappresentati. Ma c'era una differenza stilistica notevole tra i due. Plauto scriveva commedie improntate su un linguaggio basso, rozzo, ricco di parolacce, oscenità e di battute da osteria. Terenzio (che era uno schiavo africano: Publio Terenzio Afro) raccontava storie altrettanto comiche, ma con gusto e raffinatezza; la parolaccia non era necessaria e l'intento finale era quello di far sorridere insegnando una morale. Presso i romani, Terenzio ebbe meno successo di Plauto, anche per colpa di una schiera di incolti conservatori.
Noi somigliamo troppo al pubblico di Plauto. Me ne dispiaccio.
9 commenti:
Amara riflessione, ma veritiera.
Uno dei problemi principali, è che non c'è cultura ne' creatività di questi tempi. Dov'è Terenzio oggi? Chi potrebbe tentare di emularlo? I pochi personaggi italiani che avrebbero qualcosa da dire, sono stati epurati dal regime. Trent'anni di TV commerciale hanno addormentato le coscienze e sopito le intelligenze. Abbiamo tutti creduto che il "benessere" occidentale potesse durare per sempre, e non abbiamo lavorato per il futuro, ne' con nuove idee, nè con i fatti.
La cosa tragica è che, come il popolo dell'antica Roma, siamo diventati sempre più corrotti e immorali, e che, nonostante l'evidenza del prossimo disastro, perseveriamo negli stessi errori.
Tristemente condivido.
Non so se con il "plurale maiestatis" o no?
Buona domenica
Mi pare che ci sia stato un qualche attor "comico", forse del Bagaglino, che ha recitato l'Aulularia durante le campagme teatrali estive popolari. Come vedi "de gustibus non est disputandum". Chi gestisce la cultura teatrale, stabilisce una certa dose e un livello di cultura per classi. Il Bagaglino ai superpopolani, Ronconi ai superintellettuali. Certo se vivessimo dentro una democrazia ateniese pagante il biglietto, saremmo più acculturati, anche se molto più catartizzati. Ci vorrebbe una terza via: Terenzio, Plauto e Popolo, laddove il popolo abbia già abbattuto la 4 parete. Buona domenica.
@ holamotohd
La tua analisi è perfetta. I vari 'Terenzio' italiani sono latitanti, censurati o rifugiati politici.
@ novalis
Qui non si usa il plurale maiestatis, ma solo il plurale popolare, a volte il singolare ;-)
@ Riverinflood
Il riferimento al Bagaglino è pertinente, me ne compiaccio. Infatti, il modello della compagnia romana ricalca esattamente quello plautino (e anche il pubblico è rimasto uguale, ovvio).
Preferirei un teatro antico e catartico, ma didattico-educativo (anche senza abbattimento della 4 parete), piuttosto che continuare a vivere questo torpore culturale, imbarbarito dalla tv!
BUONA DOMENICA A TUTTI
Il parallellismo non fa una piega, bello.
@ Aleph
Grazie, Aleph
Io non ci avrei nemmeno pensato a paragonare l'italia di oggi al popolo romano.
Sia perchè l'impero romano viene usato come simbolo di una deriva politica, sia perchè alla fine non ho mai amato particolarmente il periodo romano nella storia. Preferivo quello greco :P
De gustibus.
Comunque è tutto vero.
@ Le Favà
Anche io preferisco la storia greca e la sua cultura (ci vuol poco). La trivialità e il successo di Plauto, dimostrano e riassumono proprio la rozzezza di un popolo, quello romano antico, costretto a farsi insegnare a leggere e a scrivere dagli schiavi africani, greci e orientali.
Berlusconi è un grande statista.
Andate su questo indirizzo e scegliete, nei "VIDEO CORRELATI", a sinistra, quello che si chiama "FILMATO INEDITO BERLUSCONI".
http://video.google.com/videoplay?docid=-9003995234721807718
Se non è un sosia siamo proprio rappresentati a meraviglia da questo grande statista.
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