martedì 12 ottobre 2010

André Breton, surrealista anarchico

Non ci è dato di conoscere, attraverso i canali ufficiali di divulgazione culturale, il grandissimo numero di personalità che hanno abbracciato l'ideale anarchico, intellettuali che hanno capito il senso vero e profondo di libertà e fratellanza che vive nell'anarchia. Di fatto, tutto ciò che conosciamo e che ci è stato insegnato non è che una parte, quella parte che non deve nuocere allo status quo, che non deve scuoterlo dalle sue fondamenta, che non deve turbare il percorso di insegnamento che gli Stati hanno deciso per gli individui-schiavi.
E non potremmo noi elencare tutti gli anarchici del mondo della cultura, poiché davvero servirebbe un'enciclopedia. Oggi si direbbe 'personaggi insospettabili', come se -parlando solo di Arte- si coprisse che Pablo Picasso, Lucio Fontana o Edvard Munch furono degli assassini, solo per fare tre esempi. Invece no, erano intelligentemente anarchici. E come loro moltissimi altri, magari a noi completamente sconosciuti, volutamente cancellati, ma grandissimi (vi dice niente, ad esempio, Jossot?).
André Breton, poeta e scrittore, padre del Surrealismo, era anarchico. Lo avete mai visto scritto sui vostri libri di scuola? Qualcuno ha mai sentito parlare di anarchismo di Breton in tv? Figuriamoci! Non sia mai che i giovani, incuriositi, vadano poi a scoprire che tutto quello che si dice intorno all'anarchia è sbagliato, che l'anarchia invece è qualcosa di veramente 'figo' e giusto. Allora non si dice, si censura, si taglia una parte enorme e fondamentale di cultura mondiale. Criminali!
E' vero, è scritto su tutti i libri che il Surrealismo è un movimento artistico-culturale rivoluzionario, ma i testi ufficiali, scolastici, quelli per la massa, non approfondiscono mai questo aspetto e si limitano a dire che il Surrealismo è rivoluzionario in quanto Avanguardia, perché ha smontato i precedenti linguaggi visivi, introducendo l'elemento onirico (desunto dai contemporanei studi di Freud), svolgendo la sintesi tra realtà percepita e realtà sognata, e via così... eccetera, eccetera. Sarebbe questa tutta la rivoluzione surrealista? Certo, già così non è poco, ma dove sta l'elemento anarchico che viene sistematicamente censurato?
Bisognerebbe imparare a studiare cercando di eliminare il più possibile le interpretazioni, rifacendosi direttamente alle parole dei vari esponenti, allora si capirebbero molte più cose. Una delle frasi più ricorrenti di Breton (ricorrenti negli ambienti anarchici e intellettuali, non sui libri) è la seguente: 'libertà è la sola parola che ancora mi esalta'. E' anche vero che oggi tutti utilizzano la parola 'libertà', a scopo propagandistico, perciò Breton potrebbe essere interpretato come un dozzinale politicante populista. Invece Breton intendeva la libertà come l'unica, nobile e vera mèta di salvezza per l'umanità. La sua è un'affermazione eminentemente anarchica e lo si capisce da altre sue dichiarazioni.
Il 12 ottobre 1952, Breton, rivolgendosi ai surrealisti, scriveva sul giornale anarchico 'Le Libertaire': 'Surrealisti, noi non abbiamo smesso di dedicare alla trinità Stato-lavoro-religione un'esecrazione tale che ci ha spesso portati a conoscere i compagni della Federazione Anarchica. Questo avvicinamento ci conduce oggi a esprimerci in senso libertario'. Il brano continua con un richiamo indispensabile all'etica, alla sua applicazione per liberare l'Uomo, poiché la libertà non deve essere intesa solo sul piano economico-politico, ma deve porre alla base una 'condotta', una educazione (perciò l'anarchia non può essere concepita come assenza di regole, chi pensa ancora ciò dovrebbe slegarsi dai pregiudizi imposti). Qui Breton si richiama ai grandi padri dell'anarchismo che ben hanno spiegato il valore etico dell'ideale anarchico.
Ma Breton prosegue e si inoltra nello specifico artistico del Surrealismo, chiamandolo 'sovversione'. Sì perché lo scopo del Surrealismo è quello di smontare le convenzioni, le false convinzioni sulle quali si fonda lo status quo. Scardinare il conosciuto, il codificato, attraverso l'azione artistica, pone l'osservatore in una condizione attiva che lo rende aperto e libero, capace di intravvedere nuove alternative per sè e per i suoi simili. E' anarchia.
E ci viene in mente proprio la famosa opera 'Ceci n'est pas une pipe' (in foto) di René Magritte. Noi crediamo che quella sia una pipa, in realtà non può mai esserlo, poiché è solo l'immagine di una pipa, non è neppure una sua riproduzione, non ha funzione di pipa. Quest'opera sottende all'esortazione anarchica, vuole far capire, in sostanza, che tutto quello di cui siamo convinti è troppo spesso una bugia. Così lo Stato, la religione, il lavoro (solo per nominare la trinità di cui parlava Breton) sono espressioni di una menzogna colossale, inventata per tenere in catene gli individui. Noi guardiamo oltre, liberiamoci degli stereotipi, non diamo nulla per scontato, sovvertiamo le cose per essere finalmente liberi.

Il brano di Breton

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3 commenti:

Absinto ha detto...

Io Breton l'ho conosciuto in università, un gran bel corso sul surrealismo, tenuto da un anarchico, fantastico prof. Lorandi,

Jinocchio ha detto...

Puoi approfondire meglio il significato della pipa?

coscienza critica ha detto...

@ Absinto
La potenza delle Avanguardie... vanno sapute insegnare. Per fortuna, a quanto pare, tu hai avuto un buon prof.

@ Jinocchio
E' semplice: quella non è una pipa. Ogni oggetto è tale perché ha una sua propria funzione. in questo caso la funzione gliel'abbiamo data noi: una pipa è tale perché serve a fumare un dato tipo di tabacco, in un certo modo (con la pipa, appunto). Se noi togliamo la funzione agli oggetti, questi non hanno più senso, ne avranno forse altri (connubio con il Dada). Se poi addirittura riproduciamo l'oggetto e lo facciamo diventare immagine, non solo non ha più la sua funzione, ma neppure la sua tridimensionalità, la sua qualità materica, ecc. Perciò quella non è una pipa.
Spero di essere stato chiaro.
Ciao

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