Le strategie degli Stati per governare i sudditi sono molteplici e diaboliche. Di queste strategie fanno parte i riti collettivi, di massa, come il gioco del calcio. Non è cambiato nulla dal 'panem et circenses', la forza del popolo viene divisa, indebolita attraverso l'istituzione di squadre nelle quali ognuno può identificarsi o dalle quali schernirsi. La massa perde così quel suo potenziale pericoloso di unità che in un sol minuto potrebbe mettere KO qualsiasi Stato e i suoi apparati oppressivi. Lo stadio di calcio diventa anche luogo dove (far) svuotare il cervello, cancellare momentaneamente le frustrazioni, i pensieri e le rabbie represse dovute a condizioni di vita al limite dell'umana sopportazione, vessate dall'azione quotidiana dello Stato. I sudditi vengono perciò lasciati sfogare liberamente e, perché no, massacrare tra di loro. Tutto è lecito, l'importante è evitare accuratamente l'insurrezione del popolo unito contro lo Stato.
Perciò lo stadio serve almeno per questi due scopi: dividere il popolo e farlo sfogare. E' assolutamente fisiologico che negli stadi vengano compiuti atti di violenza, ma è meglio una microrivoluzione allo stadio che una grande sommossa popolare contro lo Stato: questo è quello che pensano da sempre gli strateghi del potere centrale.
Viene in mente Errico Malatesta quando definiva gli scioperi 'sfogatoi'. Aveva ragione: forse con gli scioperi si vincono delle battaglie, ma non servono a dare ai cittadini TUTTI i loro diritti, non servono per liberare un popolo oppresso.
L'episodio avvenuto allo stadio di Genova è stato deplorevole, ma potrebbe benissimo essere stato ideato a tavolino, al fine di inasprire le tensioni, creare nuovi odii, nuove divisioni (tra popoli di diversa nazionalità), introdurre nuovi divieti e sanzioni, quindi far percepire la presenza di uno Stato forte, di polizia, propagandato come strumento di sicurezza per i sudditi. Ci aspettiamo, in questo senso, le prossime dichiarazioni di Maroni o di qualche ministro del terrore, volte a rassicurare il popolo: 'verrà assicurato un maggior controllo negli stadi, al fine di offrire ad ogni cittadino la tutela che gli spetta e affinché non si ripetano fatti come quello di Genova'. Parole del genere, insomma, che vogliono soltanto dire 'non vi preoccupate che lo Stato veglia sempre su di voi (SU di voi), come una mamma'. Già, una mamma con il manganello che ha paura dei propri figli e perciò li divide e li fa scannare tra di loro, per farli sfogare. Una mamma matrigna, crudele e ipocrita, che tanto pretende e toglie, rendendo i figli suoi schiavi, spesso inconsapevoli di esserlo.
Occorre prendere coscienza del fatto che lo Stato è, da sempre, un oppressore. Gli strateghi della propaganda hanno creato la formuletta magica 'lo Stato siamo noi', ma questo è totalmente falso: lo Stato sono invece loro! Lo Stato ha tutto l'interesse di mantenere l'assetto gerarchico della società, altrimenti non avrebbe modo e senso di esistere, è gioco forza. E più le gerarchie vengono esasperate, con gravi ripercussioni sui sudditi, più lo Stato fa percepire la sua 'amorevole' presenza. Perciò chi inneggia allo Stato, chi lo loda, spesso non sa che sta esaltando la propria schiavitù e l'azione oppressiva.
Lo stadio di calcio ha inoltre garantito la nascita dei nuovi prìncipi (con l'accento sulla prima 'i'): una marea di soldi (nostri) foraggia abbondantemente altre gerarchie e altri gerarchi. Presidenti, allenatori, dirigenti e calciatori superpagati alimentano miraggi e illusioni, sono modelli sbagliati per giovani e adulti. A 10 anni un fanciullo è già educato all'odio verso chi tifa un'altra squadra e sogna di diventare un Maradona quando invece potrebbe avere una testa per coltivare interessi più utili alla società e per capire che gli uomini dovrebbero avere tutti gli stessi diritti. Invece no, il fanciullo impara anche dallo stadio che esistono fasce di merito e di demerito, posti riservati alle personalità, ai vip, ai 'poveracci' obbligati a vedere lo spettacolo da molto lontano. Si imparano le divisioni sociali, tanto che finiscono per sembrare una normalità, ma sono proprio queste divisioni che rendono lo Stato forte (e contemporaneamente molto debole il popolo).
Lo sport in generale, concepito come gara e agonismo, persegue gli stessi scopi enunciati fin ora. Una gara che pone alla base l'esaltazione della forza fisica non contempla certo la filantropia come primo obiettivo sociale, nè il valore della cooperazione. Tutt'altro. Lo sport così come è concepito, lontano dalla falsa retorica piena di valori etici sbandierati come vessilli di umanità, non integra il cittadino agli altri cittadini, ma lo allontana. Certo, non tutto il nostro male sociale viene dallo sport, dal calcio, dalle squadre, dagli eroi in mutande, ma anch'esso contribuisce e, come sappiamo, tutto fa brodo e torna utile quando si tratta di salvaguardare lo status quo. Nel migliore dei casi (rari), lo sport viene concepito come crescita armoniosa del corpo relazionato ad una bella mente, ma troppo spesso la parte relativa alla bella crescita della mente soccombe di fronte alle scelte individuali che antepongono anzitutto il bel corpo; tali scelte sono ovviamente condizionate dalle mode. Anche le mode sono il frutto di mirate strategie statali. Ma questo è un altro discorso.
Perciò lo stadio serve almeno per questi due scopi: dividere il popolo e farlo sfogare. E' assolutamente fisiologico che negli stadi vengano compiuti atti di violenza, ma è meglio una microrivoluzione allo stadio che una grande sommossa popolare contro lo Stato: questo è quello che pensano da sempre gli strateghi del potere centrale.
Viene in mente Errico Malatesta quando definiva gli scioperi 'sfogatoi'. Aveva ragione: forse con gli scioperi si vincono delle battaglie, ma non servono a dare ai cittadini TUTTI i loro diritti, non servono per liberare un popolo oppresso.
L'episodio avvenuto allo stadio di Genova è stato deplorevole, ma potrebbe benissimo essere stato ideato a tavolino, al fine di inasprire le tensioni, creare nuovi odii, nuove divisioni (tra popoli di diversa nazionalità), introdurre nuovi divieti e sanzioni, quindi far percepire la presenza di uno Stato forte, di polizia, propagandato come strumento di sicurezza per i sudditi. Ci aspettiamo, in questo senso, le prossime dichiarazioni di Maroni o di qualche ministro del terrore, volte a rassicurare il popolo: 'verrà assicurato un maggior controllo negli stadi, al fine di offrire ad ogni cittadino la tutela che gli spetta e affinché non si ripetano fatti come quello di Genova'. Parole del genere, insomma, che vogliono soltanto dire 'non vi preoccupate che lo Stato veglia sempre su di voi (SU di voi), come una mamma'. Già, una mamma con il manganello che ha paura dei propri figli e perciò li divide e li fa scannare tra di loro, per farli sfogare. Una mamma matrigna, crudele e ipocrita, che tanto pretende e toglie, rendendo i figli suoi schiavi, spesso inconsapevoli di esserlo.
Occorre prendere coscienza del fatto che lo Stato è, da sempre, un oppressore. Gli strateghi della propaganda hanno creato la formuletta magica 'lo Stato siamo noi', ma questo è totalmente falso: lo Stato sono invece loro! Lo Stato ha tutto l'interesse di mantenere l'assetto gerarchico della società, altrimenti non avrebbe modo e senso di esistere, è gioco forza. E più le gerarchie vengono esasperate, con gravi ripercussioni sui sudditi, più lo Stato fa percepire la sua 'amorevole' presenza. Perciò chi inneggia allo Stato, chi lo loda, spesso non sa che sta esaltando la propria schiavitù e l'azione oppressiva.
Lo stadio di calcio ha inoltre garantito la nascita dei nuovi prìncipi (con l'accento sulla prima 'i'): una marea di soldi (nostri) foraggia abbondantemente altre gerarchie e altri gerarchi. Presidenti, allenatori, dirigenti e calciatori superpagati alimentano miraggi e illusioni, sono modelli sbagliati per giovani e adulti. A 10 anni un fanciullo è già educato all'odio verso chi tifa un'altra squadra e sogna di diventare un Maradona quando invece potrebbe avere una testa per coltivare interessi più utili alla società e per capire che gli uomini dovrebbero avere tutti gli stessi diritti. Invece no, il fanciullo impara anche dallo stadio che esistono fasce di merito e di demerito, posti riservati alle personalità, ai vip, ai 'poveracci' obbligati a vedere lo spettacolo da molto lontano. Si imparano le divisioni sociali, tanto che finiscono per sembrare una normalità, ma sono proprio queste divisioni che rendono lo Stato forte (e contemporaneamente molto debole il popolo).
Lo sport in generale, concepito come gara e agonismo, persegue gli stessi scopi enunciati fin ora. Una gara che pone alla base l'esaltazione della forza fisica non contempla certo la filantropia come primo obiettivo sociale, nè il valore della cooperazione. Tutt'altro. Lo sport così come è concepito, lontano dalla falsa retorica piena di valori etici sbandierati come vessilli di umanità, non integra il cittadino agli altri cittadini, ma lo allontana. Certo, non tutto il nostro male sociale viene dallo sport, dal calcio, dalle squadre, dagli eroi in mutande, ma anch'esso contribuisce e, come sappiamo, tutto fa brodo e torna utile quando si tratta di salvaguardare lo status quo. Nel migliore dei casi (rari), lo sport viene concepito come crescita armoniosa del corpo relazionato ad una bella mente, ma troppo spesso la parte relativa alla bella crescita della mente soccombe di fronte alle scelte individuali che antepongono anzitutto il bel corpo; tali scelte sono ovviamente condizionate dalle mode. Anche le mode sono il frutto di mirate strategie statali. Ma questo è un altro discorso.
13 commenti:
Sono perfettamente d'accordo su quanto scrivi a proposito del calcio: forse per questo io odio le partite e non sopporto i tifosi. Ciao.
Ciao Paola, speriamo che in molti prendano coscienza.
ahahaha eroi in mutande mi fa ridere! Tutti i post di CC (chissà chi si cela dietro questo pseudonimo) vorrei stamparli e divulgarli ma qui non si può fare il copia-incolla perché?
Ciao
Dani
Guardate il video riportato da La Repubblica Web: la Polizia avrebbe avuto tutto il tempo di fermare il vandalo appeso alle barriere intento a sfasciare la rete e più tardi a lanciare lacrimogeni e bombe. Ma chi glie le ha date le bombe e i lacrimogeni? se si poteva darli quegli strumenti allora si poteva anche "dargli un fracco di botte" o una siringata di valium e tirarlo giù.
Ma la polizia non lo ha fermato, lo ha lasciato fare.
Strana storia, grazie Coscienza Critica per l'articolo, che condivido in pieno.
Ciao
Dario
Dario, i fasci serbi potevano benissimo essere fermati anche prima dell'ingresso allo stadio. Potevano (anzi dovevano) essere perquisiti. Ma pare che i fasci italiani vestiti in divisa ricevano ordini criminali solo per quelli di sinistra. Chissà cosa avrebbe fatto la polizia se quelle bestie fossero state dei centri sociali?
Ricordiamoci di Genova e dei Black blok (scritto bene, boh!), la polizia sapeva tutto ma non li bloccò perchè gli "servivano".
Ma dahi,un energumeno come quello che entra con le tronchesine nascoste nelle parti intime ahahah e nessuno se ne accorge e lo ferma? I fatti li fanno apparire come vogliono loro, ma dietro c'è una strategia, altrimenti non si spiega. E poi ne abbiamo piene le sc......di questi spettacoli bestiali, pensiamo ai bambini che vi hanno assistito...si va allo stadio per contrapporsi agli altri come ai tempi dei guelfi e ghibellini e per sfogare senza inibizioni gli istinti repressi.E lo stato manganella ma solo chi pensa con la sua testa, non queste greggi di pecore senza un neurone inta ' capa!
Ciao CC inconnù...
Mietta
Infatti da sempre i cosiddetti facinorosi e sovversivi non sono altro che elementi dello Stato infiltrati, cavalli di Troia, pretesti. La gente non capisce queste strategie.
eh sì, la gente non ne capisce troppe di strategie,ma quando si tratta di killeraggio su una giornalista come Concita, brava e serena, lì capiscono eccome! Dirle di abortire onde non far altri figli cretini...la finiremo mai di doverci indignare?
Potessi cancellarli con la gomma, poichè la violenza non è nelle mie corde anche se in certi casi sarebbe necessaria,comincerei da chi ci s-governa ma senza dimenticare quei suoi servi che ci danno il voltastomaco.
Mietta
Un blog serve anche a tener memoria di certi nomi, di certe facce, di certi fatti. Pagheranno tutto.
Il teorema è dimostrato, ora quella specie di ministro leghista propala l'allarme per la maifestazione della FIOM, "potrebbero sserci infiltrati anche stranieri", ma guarda te un po' che caso! E i beoti di nuovo abboccheranno ...saranno mica i soliti infiltrati mandati dal padrone per poter dimostrare che oggi manifestare è pericoloso e quindi non è più possibile autorizzare le manifestazioni di in piazza? Debbonos star attenti sabato ed emarginare da subito gente sospetta...questi non aspettano altro e questo è uno dei punti che dovrebbe far capre che siamo in regime!
Poi di indizi ce ne sono n altri, vedi ad es. la sospensione per due settimane della trasmissione di Santoro, mai successo neanche con i democristiani.
Ciao CC
Mietta
Che semmai scrivo un post su queste strategie di regime, anche se credo che il popolo della rete conosca già i metodi kossighiani.
Il Fatto consiglia di agire così domani:filmate eventuali disordini e caricate online i video.A me sembra un OTTIMO consiglio, voglio vedere poi come fanno a provare il contrario!
Mietta
E' sempre un ottimo consiglio, anche se ormai niente sembra fermare la dittatura, neanche le prove più schiaccianti. Ma... vai con i filmati, documentare tutto, anche per i posteri.
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